Tango, Samba e Beat: pagine scelte
Non si crea mai niente che non esista già.
La creazione, in senso poetico come in chimica, è trasformazione.
(Vinicio Capossela)
Riabilitando il vocabolo COPIARE e rendendolo del tutto positivo, perfettamente in sintonia con il concetto espresso da Vinicio Capossela, credo che “copiare”, nel significato lato delle sue fasi di “riprodurre”, “raccogliere”, “riassumere”, “elaborare” ed “esporre”, consapevolmente o no, sia la sola attività che possiamo esercitare e non solo in poesia o in chimica: quando la esercitiamo consapevolmente, possiamo scegliere se avere il merito - minimo - di riconoscere la precedente paternità di ciò che facciamo o diciamo, oppure la colpa - grave - di spacciarlo per una nostra creazione.
Il più delle volte “copiamo” inconsapevolmente, captando qualcosa come un’eco che rimbalza da chissà quanto tempo, senza nemmeno mettere a fuoco i segni percepiti dalle persone incontrate o le sensazioni lasciate dalle situazioni capitate: in questo caso è comunque opportuno dare per sottinteso che la nostra idea sia sempre “riciclata”, nel senso che la nostra unica capacità può consistere nel notare qualcosa, nel cogliere un senso in una persona, in un discorso, in un’immagine o in una pagina, più raramente nell’abbinare più elementi.
Posto che inconsapevolmente “copiamo” in continuazione, comunque ci sfiorano appena o ci attraversano proprio persone, situazioni, progetti, dai quali invece consapevolmente attingiamo “il meglio” o, nel peggiore dei casi, solo “l’utile”: come dire che, mentre ad una persona possiamo ispirarci, di un’altra possiamo servirci; nulla di scorretto in tutto ciò, anzi, generosamente valorizziamo anche chi non potrebbe mai ispirarci, riconoscendogli in fondo un suo perché.
Viene da sé che più vediamo, ascoltiamo, leggiamo, più confronti abbiamo e meglio possiamo scegliere da chi e cosa copiare o a chi e a cosa ispirarci.
Molto tempo fa avevo notato con piacere una sezione-biblioteca, con tanto di servizio prestiti, nel sito internet dell’A.D.C. Mario Rigamonti, società alla quale è inevitabile ispirarsi e che per molti aspetti mi piacerebbe vedere “copiata” nel nostro piccolo ad Asola.
Chi non lo vorrebbe, anche tra quelli che non lo ammetterebbero nemmeno sotto tortura?
Copiando e ispirandomi, cerco comunque di alzare i miei obiettivi e per questo motivo rilancio, aprendo nel sito internet dell’A.C. Asola questa rubrica, a beneficio di dirigenti, istruttori, giocatori, genitori, tifosi, dedicata alla letteratura sportiva, nella quale verranno proposte opere di autori che scrivono o hanno scritto di sport e di calcio, inteso a 360°, ma veramente, non solo perché fa tendenza dirlo.
Vado contro corrente e affermo con convinzione che in fin dei conti chi segue il calcio è sempre stato un lettore per definizione e per fare l’esperimento sarà sufficiente sostituire di quando in quando il supporto cartaceo, il luogo e l’ora: al posto della Gazzetta dello Sport, o Tuttosport, al bar, con il caffè, proviamo a sfogliare un libro di racconti di Jorge Valdano - sì, proprio il campione del Real Madrid - o di Osvaldo Soriano - il meglio che possa offrire la letteratura sportiva - di Eduardo Galeano - maestro nel costruire atmosfere - o del più grande narratore sportivo italiano, Federico Buffa, e proviamoci in qualche ritaglio di tempo libero, la sera, a letto o nella poltrona preferita.
Proviamo solamente, senza preconcetti!
Assaporiamo la filosofia del pallone sudamericana e accostiamoci alla grande tradizione sportiva anglosassone, apriamo l’angolo della nostra visuale e se non sarà il primo libro che prenderemo in mano a piacerci, sarà quello successivo, o quello dopo ancora: ne troveremo comunque per ogni gusto.
L’incontro con l’autore, perché proprio di incontro con la persona si tratta, oltre a gratificarci al momento con la lettura e con l’informazione sugli argomenti più vari, ci lascerà dei segni che rimarranno latenti, sempre pronti, nel momento opportuno; sono certo che ognuno possa trovare tra le pagine il richiamo adatto per idee e sensazioni, altrimenti difficili da evocare: segni che portiamo con noi, ma che spesso rimangono nascosti.
Buona lettura!
Paolo Balbi