Tango, Samba e Beat: pagine scelte

PERLE SOTTO LA NEVE di Dušan Jelinčič

Perle

Perle

Mai come in questi giorni mi torna in mente il libro dello scrittore triestino, che tempo fa avevo inserito nella nostra rubrica Punti Brescia, ma che penso debba avere qui la sua miglior collocazione.
Naturalmente niente musica, ma solo il silenzio e l'oscurità che introducono le sensazioni.

“L’oscurità della sera avvolge silenziosamente i declivi della valle di Kathmandu. Nelle strette e polverose strade che si snodano sotto di me, i negozianti hanno già acceso le lampade a petrolio e le luci a gas, dando così al paesaggio un’atmosfera che ha un qualcosa di magico, di indicibile, di malinconico. Sotto di me, nella vallata, lo scorrere fugace del tempo, in lontananza, proprio là dove la luce del giorno trapassa in quella della notte, come se avesse salutato per l’ultima volta il mondo.

E là lontano, l’Himalaya. Là, dove c’è ancora luce…”

E’ l’incipit di Perle sotto la neve di Dušan Jelinčič, che narra della sua spedizione sull’Everest del 1990.
E questo è il momento di chi si domanda “…ma che cavolo c’entra con il calcio?...”.
Provate a leggere il libro, la risposta la troverete e forse potrete darne una in più anche a me, che l’ho letto e ho concluso che con il calcio c’entra, c’entra parecchio.
Ero in una nota libreria del centro della mia città, purtroppo ora chiusa, per comperare un romanzo di Jelinčič e ho portato a casa anche questo libro, quasi impostomi dal libraio, persona di fiducia.
Da animale cittadino e marittimo quale sono, ne ho rimandato la lettura, finché la curiosità non è stata più forte del mio scetticismo: Perle sotto la neve ha aperto una piccola breccia nella mia consolidata ignoranza circa la montagna e l’alpinismo.
Non è questione di avversione, apprezzo la purezza di un paesaggio innevato e i colori delle rocce dolomitiche al tramonto, ma anche in una bella fotografia, senza dovermi per forza calare sulla scena.
Nelle pagine di questo libro ho scoperto cose, piccole cose, da profano, cose che stanno dietro ad un’impresa sportiva di quella portata e che possono essere delle risorse per chi pratica una qualsiasi altra disciplina, ma generalizzando, anche nei momenti di difficoltà della vita di tutti i giorni.
Tutto ciò che passa tra la decisione di un’impresa del genere e l’ebbrezza della vetta dà l’idea di quale debba essere la determinazione di un atleta, la misura del tempo e dell’energia, la consapevolezza dei propri mezzi e la fiducia nei propri compagni di avventura.
Nulla è lasciato all’improvvisazione: la composizione della squadra, la preparazione prima del trasferimento, il primo acclimatamento in quota, la scelta dell’abbigliamento, dei materiali e dell’attrezzatura, l’alimentazione, la ricerca della concentrazione, tutto per mettere ognuno nelle migliori condizioni oggettive.
Nonostante l’attenzione per i dettagli, l’imponderabile complica il programma: il vento o qualche nuvola di troppo a 8.000 metri possono fare la differenza tra un successo e un esito letale; lo stato di salute richiede la massima attenzione, sono indispensabili condizioni fisiche ottimali; la giusta fiducia nei propri mezzi è un’altra arma vincente, che fa superare difficoltà altrimenti insormontabili, ma una fiducia eccessiva, genera troppa confidenza in un ambiente ostile ed espone a grandi pericoli.
L’alpinista compie il capolavoro, più che quando e se raggiunge una cima, quando prova a farlo a più riprese, tornando anche fino al campo base se necessario, o addirittura quando rinvia l’attacco finale nel momento in cui la vetta la vede lì, vicinissima, e gli sembra di toccarla, ma sceglie di sfruttare un momento successivo, migliore.
Conoscenza di sé, dei compagni, dell’ambiente, più che i muscoli, sono gli ingredienti che fanno un alpinista, ma anche un calciatore.Dušan Jelinčič

Dušan Jelinčič

Dušan Jelinčič, scrittore, giornalista e alpinista sloveno, nato a Trieste nel 1953, laureato alla facoltà di Lettere, filosofia e storia dell'Università di Trieste in letteratura contemporanea e lingue moderne.
Ha lavorato presso il quotidiano Primorski Dnevnik, è giornalista caposervizio presso la redazione giornalistica della RAI regionale - Radio Trst A.
Nel 1986 è stato il primo alpinista della regione Friuli Venezia Giulia a scalare un 8000 himalayano, il Broad Peak, nel 1990 ha scalato l'Everest (8848 m), nel 2003 la vetta himalayana del Gasherbrum II.
Ha scritto delle proprie esperienze in montagna nel libro Le notti stellate (Premio Bancarella Sport), che vanta quattro ristampe e quattro premi letterari nazionali.
E' autore di romanzi, saggi, testi teatrali, critica letteraria e di teatro. Con ilo romanzo Scacco al buio è stato insignito del premio Scritture di frontiera. I suoi romanzi trattano diversi temi: alpinistico (oltre alle già citate Le Notti stellate, 1990, anche Perle sotto la neve, 1992), fantasy-mistico (L'occhio di Buddha, 1998), giallo psicologico (Assassinio sul K2, 2000), di viaggio sentimentale (L'amore ai tempi della solitudine, 2000), esistenziale (Scacco al buio, 1996), storico (La Dama Bianca di Duino, 2010), fiabesco. Per il teatro ha scritto un testo sulla resistenza nel Litorale, il monologo Alessandro delle lucciole e ora Caporetto '28-Cronaca di un attentato.
Le sue opere letterarie sono state tradotte in italiano, tedesco, inglese e serbo.


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