Studio e Sport Insieme
Cambia l’età dei giocatori e cambiano i carichi di lavoro sul campo e a scuola: come ogni anno, ad accompagnare questi cambiamenti, le solite incognite.
“Solite incognite” sembra una contraddizione in termini; in fin dei conti tutti i nostri piccoli atleti non stanno facendo altro che ripercorre strade sicure che avevamo segnato noi e che più di recente hanno seguito anche i nostri figli, ma l’esperienza altrui è niente in confronto ad esserci.
Ogni bambino che passa dalla scuola elementare alla scuola media, ogni bambino che inizia a giocare a 9 o a 11, ogni ragazzo che si iscrive alla prima superiore o che sperimenta per la prima volta un pallone numero 5, non è uno dei tanti che l’hanno fatto e che lo faranno: è il primo, l’unico.
Abbiamo un bel da fare noi a rassicurarlo, ricordandogli ciò che abbiamo fatto anche noi genitori, noi dirigenti e noi allenatori.
Nella sua testa esiste solo l’attesa per ciò che accadrà a lui ed è giusto che la sua attenzione sia per quel momento nel quale ogni cosa dipenderà da lui, dalla sua forza di reazione, dalle sue decisioni e dal suo senso ancora grezzo di come e quando agire.
Noi sappiamo che si tratta di situazioni e ostacoli che supererà, perché inconsapevolmente avrà già acquisito la capacità per farlo, ma lui no.
Certamente non faremo nulla per rendergli le cose più difficili, ma nemmeno lo manovreremo con un telecomando e dovremo riuscire a diventare noi talmente bambini, da attribuire la dignità di prove della vita a cose che altrimenti ci sembrerebbero banalità.
Uno dei problemi di gestione della quotidianità al crescere di quei carichi di lavoro scolastico e sportivo è il tempo a disposizione.
Per fortuna nostra e del nostro bambino, almeno questo è un falso problema, nel senso che spetterà a noi fare in maniera che egli stesso realizzi che c’è un tempo per studiare e c’è un tempo per giocare a pallone, entrambi nella stessa giornata.
A noi ormai sembra normale chiamare scherzosamente “dottore” il bambino che avevamo seguito nella scuola calcio, ma nel frattempo “dottore” lo è diventato veramente, si è laureato giocando a pallone.
C’è chi al falso problema è in grado di dare una vera soluzione: in questa rubrica pubblicheremo le testimonianze di chi, prima dei nostri ragazzi, ha saputo conciliare studio e sport con i migliori risultati.
Buona lettura.
Paolo Balbi