Europeo 2020 visto da Francesco Ratti
Fa piacere che i nostri appuntamenti con Francesco Ratti per i grandi tornei internazionali siano già diventati tradizione: dopo le sue rubriche di approfondimento dedicate a due campionati mondiali e un europeo, adesso è la volta di EURO 2020.
La denominazione ufficiale è quanto mai appropriata, trattandosi di un campionato diffuso, che si giocherà nella sua fase finale nelle città di ben 12 nazioni: Azerbaigian, Danimarca, Germania, Inghilterra, Irlanda, Italia, Olanda, Romania, Russia, Scozia, Spagna e Ungheria.
Precisamente, tra fase a gironi, quarti e ottavi, nell’arco di un mese ognuna tra Baku, Copenaghen, Monaco, Dublino, Roma, Amsterdam, Bucarest, San Pietroburgo, Glasgow, Bilbao e Budapest ospiterà quattro partite; l’esclusione di Bruxelles, privilegerà Londra, dove, oltre alle quattro partite iniziali, si giocheranno anche le due semifinali e la finale.
Ad aprire e a chiudere la manifestazione saranno il vecchio e il nuovo: il 12 giugno la partita inaugurale si giocherà all’Olimpico di Roma, Opera del Regime inaugurata nel 1927 e più volte ristrutturata, mentre la finale si giocherà il 12 luglio a Londra, al Wembley Stadium, quello nuovo, inaugurato nel 2007 e che non potrà mai sostituire nella fantasia e nella memoria di tutti gli appassionati il vecchio Wembley, demolito nel 2003.
Secondo i punti di vista questo campionato può essere considerato in contro tendenza, nel proprio spirito di inclusione e superamento dei confini, a dispetto di una stagione di divisioni, muri e reticolati, o conforme invece a una lenta tendenza, che potrebbe portare a rendere i confini solo concetti storici, strettamente collegati alle guerre continentali dei due secoli scorsi.
Sarà la sedicesima volta che verrà messa in palio la Coppa Delaunay, per il mio gusto estetico la più bella tra tutte, nei suoi otto chili di puro argento, capolavoro del maestro orafo Igino Iacovacci, di Avellino.
Per chi non disdegna di ascoltare qualche storia, perdendo per un attimo di vista il pallone, Henry Delaunay è stato un dirigente sportivo francese, primo dirigente generale dell’UEFA, cofondatore della Coppa Rimet e fautore del Campionato per Nazioni, in sostituzione della Coppa Internazionale, una manifestazione della quale si è parlato poco, a cadenza pluriennale, della quale si disputarono 5 edizioni, due delle quali vinte dall’Italia di Vittorio Pozzo.
Delaunay non fece in tempo a vedere realizzato il suo progetto, con la Coppa Europa del 1960, e a lui fu dedicato il trofeo, realizzato dal figlio Pierre, in un primo tempo di dimensioni più ridotte, rinnovato dal 2008.
La Spagna detiene le due coppe in entrambe le versioni.
Nell’albo d’oro troviamo Spagna e Germania (Ovest e Unita) con tre vittorie, Francia con due e Cecoslovacchia, Danimarca, Grecia, Italia, Jugoslavia, Olanda, Portogallo e Unione Sovietica con una.
Per quest’edizione venti squadre si qualificano con il vecchio sistema, mentre le ultime quattro vengono decretate dai play off stilati in base alla classifica complessiva della UEFA Nations League 2018-2019: una novità forse non indispensabile.
La prossima edizione del 2024 si svolgerà per la seconda volta in Germania, in dieci città: Berlino, Amburgo, Colonia, Dortmund, Düsseldorf, Francoforte, Gelsenkirchen, Lipsia, Monaco e Stoccarda.
Per intanto, BUON EURO 2020, in viaggio per il vecchio continente, e buona lettura con Francesco Ratti, che certamente vi offrirà una rubrica per niente banale.
Paolo Balbi