Tango, Samba e Beat: pagine scelte

LE MIE REGOLE DEL GIOCO di Pierluigi Collina

Italiano

Bolognese, laureato in Economia e Commercio, di professione consulente finanziario.
Né Tango, né Samba, né Beat: suona solo il fischietto, ma dirige tutte e tre.

Un passato di calcio dilettantistico e il corso per arbitri ai tempi del liceo, poi brucia le tappe: serie A, abilitazione internazionale, la direzione di finali di Olimpiadi, Coppa UEFA, Champions League, Campionato del Mondo e una serie significativa di riconoscimenti, miglior arbitro esordiente in serie A, per sette anni miglior arbitro italiano, miglior arbitro internazionale, Oscar del Calcio e miglior arbitro del mondo dal 1998 al 2003.
Cessa la sua attività sul campo nel 2005 a 46 anni, dopo 28 anni di carriera.

Discusso, contestato, sempre presente nelle cronache sportive, spesso accusato di protagonismo, ha comunque riscosso la stima trasversale di sportivi, giornalisti e pubblico e rimane un esempio di indipendenza di pensiero e di comunicazione spinta all’estremo limite, per quel che è concesso dalle regole dell’Associazione Italiana Arbitri.
Le regole, le sue e quelle del gioco: non le ha mai sentite come una limitazione, ne ha anzi fatto uno strumento, da utilizzare conGiapponese personalità e consapevolezza.
Quasi alla fine della carriera pubblica “Le mie Regole del Gioco”, il titolo non va interpretato, se non come testimonianza dell’autodisciplina e della formazione che hanno consentito all’autore di raggiungere i massimi risultati professionali.

Il testo è stato tradotto in più di dieci lingue e pubblicato in venti paesi: si tratta di un libro decisamente di confine per gli appassionati del gioco, ma offre un punto di vista che per ignoranza e superficialità spesso trascuriamo, nonostante sia quello di una figura essenziale nella nostra attività.
C’è chi vede nell’arbitro il giustiziere, io preferisco considerarlo il garante sul campo e forse è proprio per questo suo ruolo istituzionale che da molti, quelli allergici alle regole del gioco, viene a mala pena tollerato e trattato con diffidenza.

"…Preparazione non è solo cura del fisico e dell’organismo. Preparazione è sapere quello che si va a fare. E dal momento che un arbitro opera nell’ambito calcistico, la conoscenza specifica del calcio è essenziale. Conoscere il calcio significa in primo luogo saperne le regole. Il ruolo dell’arbitro è quello di controllare il rispetto delle regole da parte di chi gioca, ed è fin troppo evidente che lui deve essere il primo a conoscerle…”

“…C’è una domanda ricorrente che mi viene posta da tutte le persone con cui mi capita di parlare ed è questa: “Ma che cosa ti ha spinto a fare l’arbitro di calcio? Che cosa porta un ragazzo a diventare un arbitro?” Non è una domanda semplice, anzi per quanto mi riguarda trovare una risposta soddisfacente è piuttosto impegnativo.
D’istinto mi verrebbe da rispondere “la casualità”…”


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