Tango, Samba e Beat: pagine scelte

DREAM STATION di Simone Galeotti

dream stationUn’opportunità di aprire una finestra su un mondo dove il nostro gioco è stato ed è tuttora vissuto in un modo così diverso da qui, non dovrebbe mai andare persa.

Un mondo che per lo più attraverso i racconti di episodi della leggendaria F.A. Cup, ci parla del calcio delle origini, delle pari opportunità, delle piccole società di provincia che hanno il loro momento di gloria nelle sfide con i giganti, nelle quali escono spesso superate con tutti gli onori, ma a volte vincitrici.

La manifestazione, nata nel 1872 e riservata alle società dilettantistiche, vide, dopo le prime dieci edizioni, la partecipazione anche delle società professionistiche: nella culla della democrazia, un torneo democratico a tal punto da vedere iscritte fino a 762 squadre: il meccanismo a eliminazione diretta, con ripetizione della partita in caso di pareggio, prevede una serie di ben 14 turni, dal turno extra-preliminare, a quello preliminare, quattro turni di qualificazione e 6 turni di competizione vera e propria, seguiti dalle semifinali e dalla finale.

Semifinali e finale solitamente si giocano a Wembley.

Probabilmente non riusciamo nemmeno a immaginare le nostre società dilettantistiche, iscritte alla stessa manifestazione delle multinazionali miliardarie, con solo il risultato del campo a separarle dalla gloria del trofeo.

Probabilmente non riusciamo ad immaginare nemmeno i nostri giocatori, tornare da una trasferta, battuti da un gigante, ma festeggiati per la sola partecipazione e per aver onorato la partita al meglio delle loro potenzialità.

Magari, leggendo Dream Station, non vivremo a pieno quelle emozioni, non proveremo proprio quei brividi, ma sapremo che tutto questo esiste e se anche il calcio nazionale professionistico è troppo ammalato - contagiato da mercenari ed affaristi - almeno nel nostro mondo di dilettanti possiamo lavorare con la nostra professionalità, la nostra passione e la nostra cultura sportiva per vivere e far vivere lo spirito del gioco.

Tutto questo è Dream Station di Simone Galeotti, del quale in libreria potete trovare anche Tea Time e British Corner, che prima o poi non mancherò di proporvi. 

Per chi avesse bisogno dell’ufficialità, il libro è Beat! Un concentrato di Beat dalla prima all’ultima riga.

“Sotto di un goal e con veramente poco da giocare scatta una reazione: tipica negli underdogs: il biblico spirito di Davide contro Golia. L’Hereford eseguì un cambio: dentro il centrocampista offensivo Ricky George falegname part-time, e fuori il veterano difensore Roger Griffiths, che giocò ottanta minuti con una gamba fratturata.”

“Ci sono nel calcio momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti in cui i piccolo battono i grandi. Ogni volta è sempre un’emozione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal del più debole è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la poesia. E forse non c’è teatro migliore per queste rappresentazioni che quello della celebre FA Cup. La coppa che parte dai piccoli stadi periferici delle grandi città, da quelli sperduti nella campagna inglese, piano piano, senza fretta scalando la piramide, fino alle luci abbaglianti di Wembley.”

“I tifosi non dimenticano. I tifosi non lo dimenticheranno. E’ il 9 novembre 1982: il giorno dei funerali di Jimmiy Dickinson morto a soli cinquantasette anni. Con molta probabilità ilò più grande giocatore della storia del Portsmouth Football Club.

Nato ad Alton nel 1925, detiene 845 presenze tra il 1946 ed il 1965 in maglia blues e 48 apparizioni in nazionale. Per due volte consecutive conquista il titolo di campione d’Inghilterra, con la celebre squadra allenata da Bob Jackson. Mai ammonito, mai espulso. “Gentleman Jim”. Sì, se lo merita.”

 


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