Tango, Samba e Beat: pagine scelte

ADESSO ABBRACCIAMI, BRASILE di Darwin Pastorin

Adesso abbracciami Darwin Pastorin Elliot

“Per essere devoto delle belle lettere e del bel calcio, leggo le cronache di Darwin Pastorin come chi ascolta la messa”.

Se così ebbe modo di esprimersi il grande Eduardo Galeano, recentemente mancato, peccheremmo di presunzione se non cercassimo di conoscerne i motivi, attraverso la lettura di questo libro, che risulta accattivante anche solo da lontano, a colpo d’occhio: con la bella immagine di copertina, che sembra la penna di un pavone, ma che si scopre essere formata da oggetti che ci sono molto più familiari.
Darwin Pastorin è già comparso in questa rubrica per un’altra sua opera, ma con “Adesso abbracciami, Brasile” è egli stesso a raccontarsi, inquadrandoci storicamente la sua stirpe: arrivi e partenze, sempre un oceano da superare, sempre una terra di speranza da raggiungere o una di disperazione da fuggire.
Il pallone naturalmente è protagonista: è via via un pallone di un piccolo tifoso, di una giovane promessa del calcio, di un giornalista che non ha avuto il tempo di formarsi gradualmente, dovendo dimostrare in fretta quanto valesse e di quanta professionalità fosse capace; è il pallone di uno scrittore che non scade nello scrivere sterilmente di calcio, ma ha qualcosa da raccontare con passione, a volte con rabbia, sempre con competenza e stile.

Naturalmente è sempre Samba.

“…Secondo tradizione e abitudine, l’allenamento dei verdeoro era uno spettacolo nello spettacolo. Anche durante gli esercizi fisici: roba da far invidia ai ballerini dell’Armata Rossa! Cominciai a conoscere da vicino quel Sócrates di cui molti favoleggiavano. Un intellettuale che citava a memoria i classici greci, che amava John Lennon e studiava gli scritti politici di Marx, Lenin, Engels, che poteva discutere per ore e ore di filosofia, mentre le interviste sul calcio, escluse quelle a sfondo “sociale”, lo annoiavano…”


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