Roberto Degrassi, capo servizio della redazione sportiva del quotidiano Il Piccolo di Trieste, mi ha dato il suo consenso per riportare su www.asolacalcio.it la sua recente intervista a Bogdan Tanjevic.
Per chi “sa solo di calcio” Tanjevc è un nome che dice poco o nulla, ma si tratta di un tecnico di basket con un curriculum da far impallidire: una dozzina di titoli con squadre di club, compresa la Coppa dei Campioni, e tra i più prestigiosi titoli con tre nazionali diverse, compreso l’oro europeo del 1999 con l’Italia.
Ha ricoperto tutti i ruoli tecnici nell’Alma Pallacanestro Trieste, società di serie A2, collaborando anche con Eugenio Dalmasson, attuale allenatore dei biancorossi dell’Alma, la cui prima panchina fu proprio quella dell’Asola, in B2, a metà degli anni ’80.
Attualmente Tanjevic è direttore generale tecnico delle nazionali azzurre.
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TRIESTE. Un coro unanime di sdegno. La consapevolezza che non si è trattato di episodi sporadici ma segnali di un fenomeno che, senza i giusti argini, rischia di diffondersi. Ha fatto discutere la denuncia di tre distinte vicende che hanno visto genitori spettatori a partite di basket prendere di mira due giovani arbitri e un’atleta Under 16. Un dibattito arricchito anche dalla proposta provocatoria del presidente dell’Alma Gianluca Mauro che ieri sul suo profilo Facebook ha scritto: «Ci vorrebbe un Daspo anche per quei genitori».
Quando il fallo antisportivo lo commette il genitore, ironia su una ragazzina formosa, contestazioni a baby-arbitri. Tre episodi triestini che fanno discutere.
Bogdan Tanjevic è il responsabile del settore tecnico delle Squadre Nazionali, sta seguendo da vicino l’attività delle rappresentative azzurre giovanili e con la sua grande esperienza è il giudice più qualificato su questi episodi.
«Li trovo inauditi. Sono gravi esempi di maleducazione».
Cosa si può fare per educare il genitore tifoso che trascende e offende avversari o arbitri?
Dovrebbero comprendere le loro responsabilità e rendersi conto delle conseguenze che provocano certi comportamenti. I bambini vanno educati alla vita, devono entrare in sintonia con il mondo, devono apprezzare la bellezza del gioco. A questo processo di educazione concorrono la scuola e i genitori. Devono imparare a casa gli esempi positivi. Faccio un esempio.
Prego.
Il genitore che contesta le decisioni dell’arbitro insinua nel figlio il sospetto che il gioco sia truccato, che nel mondo si vada avanti truffando. Niente di più sbagliato. Insegniamo ai ragazzi, invece, a riconoscere negli altri l’onestà, i buoni valori. Penso anche a chi critica il lavoro degli allenatori: non bisogna sovraccaricare delle nostre aspettative i figli. Diamo ai bambini le coccole, piuttosto. Chi riceve educazione e amore si confronta meglio con la vita. Ha serenità, non un animo astioso.
Qualcuno sostiene: tocca alle società tenere a bada i genitori-tifosi più sfegatati. Come?
Escludendoli. Lasciando lavorare in pace la gente. Rubo un esempio al nuoto, sport che pratica mio nipote. L’allenatore consente ai genitori dei bambini di assistere agli allenamenti una sola volta al mese.
Che cosa direbbe a un genitore che insulta un avversario o un baby-arbitro?
Comportati da uomo e non da scemo. Cosa penserà di te tuo figlio?
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Premetto, senza timore di poter essere smentito, che la cultura sportiva sulle tribune e sui campi di basket o altri giochi di squadra è molto più radicata rispetto al calcio.
L’autocritica è indispensabile e gli episodi come quelli riportati sono purtroppo di ogni settimana, anche solo a voler considerare i campionati giovanili di una piccola realtà come la provincia di Mantova: forse per il calcio in queste occasioni sono pochi i cori di sdegno e molti di noi assistono ai peggiori comportamenti di spettatori e addetti ai lavori, in tribuna come in campo, accettando a malincuore o subendo e allargando le braccia.
Il fatto che non succeda solo qui non consola e non risolve il problema, l’apertura e il dialogo tra società sportive, anche di federazioni e regioni diverse, non può che venirci in aiuto: tanto abbiamo da imparare e tanti sono gli spunti e le soluzioni che ci possono offrire i nostri colleghi dirigenti e tecnici.
Ringrazio Roberto Degrassi per averci offerto questo contributo, che mi fa sentire assolutamente in linea con le conclusioni di Tanjevic e Mauro.