Volta la carta

UNA QUESTIONE D'IMMAGINE: quando il messaggio è scorretto o inopportuno

Haka Milan

L’immagine che si dà di sé nel pubblico è fondamentale, salvo che non si abbia la vocazione di stare ai margini, una collocazione controproducente per una società sportiva, ma altrettanto fondamentale è la scelta del messaggio utilizzato per trasmettere la propria immagine; ne vediamo un esempio.

I fatti: prima della partita Milan-Carpi i pochi spettatori presenti a San Siro, infreddoliti e bagnati, hanno assistito perplessi all’ingresso in campo di ventidue comparse con indosso le divise sociali dell’A.C.Milan, che si sono esibite in una molle e goffa imitazione della Haka, all’interno del set di uno spot commerciale di uno sponsor, mentre sui tabelloni pubblicitari scorrevano gli slogan composti nei colori dell’azienda “Uomini, questo è il vostro rituale”, “Unisciti a noi” e “Nivea Men”.

L’iniziativa ha sortito l’effetto di indignare milioni di persone nel mondo: in Nuova Zelanda e Australia, ma anche in Europa e America, appassionati di rugby, ma anche di calcio, milanisti e non.

Giusto indignarsi? Sbagliato? 

Non ha importanza: la reazione è assolutamente personale, ma facilmente prevedibile, anche senza essere dei bacchettoni.

Va detto che la Haka non è solo folklore, non è solo lo spettacolo che abitualmente offrono i giocatori della nazionale di rugby della Nuova Zelanda, gli All Blacks sempre ai vertici dello sport mondiale: si tratta piuttosto di una manifestazione di orgoglio nazionale, culturale ed etnico che può piacere o no – io, benché ne abbia il massimo rispetto e ne senta la forza, la trovo emozionante, ma troppo rustica e aggressiva.

Va da sé che utilizzare a scopo commerciale un simbolo di tale portata, oltretutto al di fuori della terra, della cultura e dell’etnia dalle quali trae origine, non può che svilirne la natura, suscitando reazioni scontate.

Il quotidiano New Zealand Herald ha tempestivamente definito l’iniziativa come “uno degli spot più orribili e disgustosi nella storia dello sport”, aggiungendo che “l'AC Milan, uno dei più grandi club calcistici d'Europa, ha appena commesso il proprio suicidio“: alle reazioni sono seguite imbarazzate scuse da parte dello sponsor, che si è dichiarato, ma solo nel sito web dedicato al mercato dell’Oceania, sorpreso da una scelta pubblicitaria, della quale si dichiara comunque estraneo.

Iniziativa quindi bocciata per tanti motivi: le prestigiose divise dell’A.C. Milan indossate dai ballerini di terza fila reclutati per l’occasione, il contenuto dissacrante del messaggio, le scuse di una grande azienda in balia di qualche agenzia pubblicitaria e da ultimo l’effetto collaterale, non trascurabile, negativo su milioni di potenziali clienti.

La propria immagine pubblica è fondamentale, la sua scelta fa la differenza tra un successo e un fiasco.

haka milan1

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