Volta la carta

SORPRESE CHE LA FORMAZIONE CI RISERVA - UNA SCELTA DI DIREZIONE

Bussola

Coloro che, scegliendo la formazione continua, si sono trovati a frequentare il corso per Dirigenti Sportivi di II livello offerto dal CONI a Cremona, hanno avuto a disposizione un quadro dell’andamento generale riguardante tutti gli sport praticati nella provincia: si tratta di una statistica che analizza un campione di più di 12.000 soggetti, attinto intervistando tutti gli iscritti alle scuole secondarie di secondo grado (ex scuola media superiore): un campione altamente significativo, considerando che comprende più dei tre quarti della popolazione compresa nella fascia di età considerata.

Il dato dell’abbandono, inteso sia in termini assoluti, sia nel caso di passaggio ad altro sport, è sorprendente: per il calcio più del 33 % dei praticanti abbandona la disciplina, ed è un dato che mi coglie assolutamente impreparato e mi spinge ad alcune considerazioni: all’A.C. Asola ci siamo sempre sentiti penalizzati dalla “concorrenza” di altri sport, che le società sportive comunali propongono e praticati per lo più all’interno del centro sportivo, a poche decine di metri dai nostri campi di gara e di allenamento.

I ragazzi possono scegliere tra nuoto, atletica nelle varie specialità, ginnastica artistica, pallavolo, pallacanestro, rugby, tennis, tennis tavolo, arti marziali varie, ciclismo, sci, triathlon, canoa – forse non è nemmeno tutto – e per questo motivo abbiamo sempre pensato che il fenomeno dell’abbandono potesse riguardare noi più di altre società.

Formarsi, informarsi ed essere aperti alle varie realtà del mondo dello sport porta sempre dei vantaggi e conoscere l’ambiente esterno permette di fare confronti e avere una più obiettiva considerazione di quello interno.

Naturalmente anche noi abbiamo le nostre statistiche: non più di qualche anno fa avevamo avuto la soddisfazione di poter vantare più di 150 tesserati, mentre ora superiamo la quota di 250.

Il fenomeno dell’abbandono non ci ha ridotti e contemporaneamente, se per anni abbiamo avuto una costante emorragia di tesserati in uscita, soprattutto verso altre società, ora la tendenza si è addirittura invertita e ci troviamo a volte nella situazione di non poter accogliere giocatori provenienti da quelle stesse società, nell’interesse dei nostri tesserati, per salvaguardare la qualità del lavoro dei nostri istruttori e per non sovraffollare gli impianti disponibili, che in certi orari e in certi giorni sono già al limite di un razionale utilizzo di campi e spogliatoi.

Penso che non sia nemmeno il caso di mettere in dubbio i risultati del grande lavoro compiuto in collaborazione da CONI, Provincia di Cremona, Ministero dell’Istruzione e Panathlon International e quindi considero i dati della statistica affidabili e rapportabili al nostro territorio.

Per questa ragione non posso che avere il piacere di prendere atto del felice andamento della nostra attività sociale e cerco di spiegarmene le ragioni.

Le società intorno a noi sono le stesse di anni fa, non abbiamo fatto offerte speciali con le quote che le famiglie pagano per far allenare i nostri ragazzi, gli impianti non sono stati ampliati, non abbiamo incrementato il servizio di trasporto, anzi, per gli alti costi del servizio e per la difficoltà di reperire un autista, siamo stati costretti a ridurlo all’indispensabile, pur mantenendo un importante bacino di utenza a cavallo tra le provincie di Mantova e Brescia. 

Deve esserci allora qualche altro fattore che ha determinato la crescita numerica dei nostri tesserati e ci fa apparire attraenti: la ricerca va fatta al nostro interno.

Cos’è cambiato?

Progressivamente è aumentato il numero degli istruttori, che mediamente sono più selezionati e qualificati rispetto a prima, anche i loro collaboratori tecnici sono più numerosi e la società si sta impegnando con convinzione per indirizzare tutto il settore tecnico verso il lavoro di gruppo. 

Sul fronte dirigenti la società non è stata da meno, nel periodo quelli con maggiore anzianità di servizio sono cresciuti in esperienza e seguendo la loro attitudine all’iniziativa – qualità imprescindibile per il dirigente – hanno scelto la via della ricerca di formazione, sperimentando adesso le modalità di un’organizzazione per mettere le loro competenze a disposizione dei colleghi di più recente nomina, in maniera programmata, senza attendere di dover affrontare l’emergenza.

Proprio le nuove leve di dirigenti, scelti tutti tra i genitori dei tesserati e precettati anche con i più bassi ricatti, perché fortemente voluti, sono una buona premessa di continuità e crescita: non sono i soliti volonterosi ex allenatori, riciclati e venuti buoni per necessità, ma persone selezionate sulla base delle loro potenzialità e delle loro conoscenze, che naturalmente non sono tecniche.

Tanto per gli istruttori, quanto per i dirigenti, che seguono percorsi formativi ben distinti e indipendenti tra loro, vale la regola che all’A.C. Asola non è sufficiente svolgere il proprio compitino, dentro o fuori dal campo, pur con diligenza, ma è richiesta iniziativa, personalità, esigenza di migliorare e di migliorarsi: il frutto della formazione e dell’esperienza va a beneficio della società, ma rimane un prezioso bagaglio personale del soggetto.

A differenza delle realtà dove tutte le teste devono omologarsi ad una e tutto risulta uniformato, senza la possibilità di confronti, la difficoltà iniziale di amalgamare in un gruppo tante persone con esigenze e idee differenti è ampiamente ripagata dal vantaggio di poter condividere le esperienze personali, arricchendo i singoli e quindi il gruppo stesso; ognuno deve lasciare qualcosa di proprio, per la società, per i colleghi e per i ragazzi.

Parallelamente a questa crescita, sono arrivati i migliori risultati sportivi della storia della società, e tante “prime volte”: la prima squadra per due campionati consecutivi in Eccellenza e vincitrice della Coppa Lombardia; la juniores, da anni ai vertici di ogni manifestazione, che ha conquistato la Coppa Faveri; pulcini ed esordienti che hanno entrambi vinto il prestigioso trofeo del Memorial Leso e tanti altri importanti risultati per l’intero settore giovanile.

Fondamentalmente credo però che il fenomeno dell’abbandono non colpisca l’A.C. Asola perché i genitori dei tesserati sono soddisfatti, bambini e ragazzi si trovano bene, provano attaccamento alla maglia, si divertono, imparano a giocare a calcio, imparano a rapportarsi con coetanei e adulti nel rispetto delle regole del codice etico della società, trovano un ambiente accogliente, istruttori attenti e qualificati, che lavorano con un occhio ai giochi o al campionato e l’altro alle esigenze del collega che alla fine dell’annata rileverà la loro squadra.

Genitori, bambini, ragazzi e istruttori trovano infine dirigenti che hanno sposato il concetto di formazione interna continua, pianificata e supportata da esperti esterni, resisi disponibili grazie ai buoni rapporti personali e alla credibilità della società.

Costruire tutto questo è costato tempo, energie e passione, ma i risultati concreti sono sotto gli occhi di tutti e quelli sono il compenso che desideriamo.  

 

Si tratta di un circolo virtuoso: più formazione c’è, più stimoli ci sono, meglio si lavora, più si impara, più si vince, più giocatori bussano alla porta, ma non bisogna abbassare la guardia e ci dobbiamo sempre porre degli obiettivi impegnativi per pungolare il nostro lavoro; il resto lo fanno la nostra professionalità e il nostro senso di appartenenza.

 


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