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RIFLESSIONI SUL RUOLO ARBITRALE

Gentilissimo Presidente Antonio Martino,
Le scrivo perché da dirigente Responsabile del Settore Giovanile dell'AC ASOLA ASD,
desidero che i rapporti tra affiliati (giocatori, dirigenti e arbitri) siano sempre improntati alla verità, alla lealtà ed al rispetto reciproco.
Devo purtroppo constatare che nonostante tutti i miei sforzi di dirigente e, soprattutto di educatore,
ciò non sempre avviene, e non solo per colpa dei ragazzi e degli adulti che li accompagnano.

Come ben sa, sono colui che ha fornito le immagini di un nostro giocatore della Juniores, (Visar Mehmedi) che colpiva da tergo l'arbitro dell'incontro in cui era stato precedentemente espulso, giocatore da noi messo per ciò immediatamente fuori rosa e da voi squalificato pesantemente (due anni e mezzo).

Tale mio comportamento non certo consueto nel mondo in generale e dello sport in particolare,
sta a dimostrare quanto tenga alla verità, alla sincerità ed alla trasparenza nell'agire di ogni giorno,
anche quando questo vada a discapito mio o della mia società, l'Asola, appunto.

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Detto questo, sono desolato nel riscontrare che l'arbitro del match dei Giovanisismi B Castiglione-Asola, Massimo Cappelletto, abbia dato seguito alle sue minacce nel dopo match, facendo comminare alla mia società una sanzione (50 euro)
assolutamente ingiusta, soprattutto sul piano morale, che è quello che più mi interessa.

Il suo comportamento è stato a dir poco discutibile al di fuori del campo, poco interessa la sua prestazione tecnica (l'Asola ha perso a 5' dal termine per un rigore visto solo dal direttore di gara e negato perfino dagli ospiti). I miei giocatori (ragazzi "educati" di 13 anni) in quel frangente non hanno neppure protestato, quanto piuttosto sono rimasti sorpresi, come tutti, della decisione.Noi dirigenti in panchina eravamo contrariati, ma non ci siamo lasciati andare in escandescenze.
 
Alla fine del match, l'arbitro rientra negli spogliatoi, ed io andando a firmare il referto gli chiedo semplicemente le motivazioni del rigore che non avevamo compreso; dopo avermele date ("il giocatore è stato stretto tra due difensori e poi c'è stata una trattenuta") aggiungeva che comunque le decisioni sono a discrezione dell'arbitro.Prendo atto e me ne torno nello spogliatoio dai miei.
 
Dopo pochi minuti l'arbitro bussa ed entra nello spogliatoio nostro chiedendoci se eravamo noi a picchiare sul muro. Ho risposto, sorpreso, che nessuno dei ragazzi, seduti sulle panchine intenti a cambiarsi per la doccia, aveva fatto rumori di sorta. Forse si trattava degli avversari che esultavano, ho replicato.
 
Uscito l'arbitro, sono uscito anche io, restando davanti al mio spogliatoio, e mi sono fermato con i dirigenti ospitanti, che si complimentavano con noi ed i nostri ragazzi per il comportamento in campo, soprattutto sul piano dell'educazione e della correttezza.
Il dirigente castiglionese Alessandro Testa diceva infatti "siete la squadra migliore per educazione e correttezza che abbiamo incontrato". Ed io replicavo che sarei stato infatti orgoglioso di loro se avessero vinto non il campionato, ma la Coppa Disciplina.
 
Durante questo scambio di cortesie tra le squadre, un vero terzo tempo, come sarebbe opportuno ogni volta, vedo passare l'arbitro che entra nel mio spogliatoio, senza bussare, spogliatoio dove in quel momento non è presente nessun dirigente, nessun adulto a tutela dei minori;
io lo seguo immediatamente ed egli dice direttamente ai miei giocatori
"Ho sentito tutto! Arbitro stronzo, arbitro di merda (sic) voi a me non lo dite!
Scriverò tutto nel referto e ve la faccio pagare!"
I miei giocatori erano basiti ed io pacatamente gli ho fatto presente che ero davanti allo spogliatoio
e non avevo sentito nessuno urlare insulti e parolacce verso chicchessia, cosa che forse avrebbe consentito pure a lui di sentire, che conosco i miei ragazzi e so che sono educati, come infatti hanno dimostrato in campo, come sempre.
Uscendo dallo spogliatoio, alle sue rimostranze gli faccio comunque le mie scuse, anche se sono convinto che il fatto da lui addebitato non sia vero, ma gli faccio presente che non è certo un bel modo di cominciare la sua carriera. Infatti, pensare di ascoltare ogni singola parola fin all'interno degli spogliatoi per comminare sanzioniin modo apparentemente vendicativo (?!), non pare certo un buon inizio per un giovane arbitro.
Sono consapevole delle difficoltà che ogni direttore di gara deve affrontare, in particolare sul piano psicologico, per governare l'andamento dei match,ma ciò non toglie che essi debbano dimostrare soprattutto equilibrio e buon senso. Non penso che il comportamento tenuto dal giovane arbitro sia indice di ciò.
Pur escludendo il fatto, mi domando altresì se sia legittimo, proficuo e di buon senso
per un arbitro "origliare" quello che viene detto nel privato di uno spogliatoio.
 
Ho fatto presente alla FIGC gli accadimenti occorsi e sono stato invitato ad informarLa, contattando anche la squadra avversa, in modo da avvalorare maggiormente questa mia. Per questo motivo, prima di inviarglieLa, ho informato il Presidente del Castiglione, Ernesto Valerio, già edotto dal suo dirigente, perché potesse condividere ed eventualmente sottoscrivere la lettera che testé Le invio.
 
Concludendo, lungi da me la richiesta di sanzioni verso il giovane direttore di gara, considerato che non è infrequente che alcuni arbitri si lascino andare a comportamenti poco equilibrati sui nostri campi,
desidero invitare tutti ad un maggior rispetto reciproco e ad una maggiore serenità nello svolgimento di un incarico tanto delicato e importante.
Cordialmente
Paolo Salvi
Dirigente Responsabile Settore Giovanile
AC ASOLA ASD

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