Volta la carta

IL SETTORE GIOVANILE, PILASTRO DELLA COSTRUZIONE

PILASTRO

PILASTRO

 

 

Provereste per un attimo a immaginare le nostre prime squadre, a prescindere dalla categoria nella quale militano, senza un settore giovanile alle spalle?

 

Fatto?

 

Bene; ora due considerazioni terra a terra, senza alcun riferimento alla “mia” società o ad altre in particolare e senza alcuna pretesa di puntare il dito o suggerire soluzioni:

 

le famiglie sostengono un costo perché i ragazzi, dai pulcini, agli allievi, possano praticare uno sport – nel nostro caso completo, perché è un gioco di squadra e di contatto – seguiti da istruttori qualificati, in un ambiente sicuro e sano sotto tutti i punti di vista, dove i dirigenti operano per offrire il meglio con le risorse disponibili.  

 

i giocatori delle nostre prime squadre godono di un “rimborso”, che assomiglia tanto a una retribuzione, commisurato non alla reale distanza casa-campo ma – proprio come per i professionisti - all’auspicato rendimento-partita: questo è un meccanismo non sempre facile da mettere in relazione con lo sport dilettantistico.

 

 

 

 

Per questo ci sono gli sponsor, obietterà qualcuno, ma quale sponsor si aspetta realisticamente un ritorno economico in termini di diffusione del suo prodotto o del suo servizio, dal suo logo su borse e tute dei giocatori o dai cartelloni pubblicitari collocati ai bordi di un campo sportivo della provincia – mediamente quanti spettatori potete contare in tribuna durante le partite delle vostre squadre?

 

Siamo schietti, noi non vendiamo pubblicità e anche se provassimo a farlo, non ne saremmo capaci, anche in quel settore esistono i professionisti.

Le sponsorizzazioni nel nostro mondo sono solo atti di mecenatismo, unilaterali, una volontà degli imprenditori locali di essere socialmente presenti sul territorio e spesso un premio alla società, dove i loro figli e nipoti possono trascorrere o hanno trascorso una rilevante frazione dell’infanzia e dell’adolescenza, traendone benefici che vanno molto al di là delle coppe vinte ed evitando alternative indesiderate.

 

Inutile nascondersi dietro ad un dito; va da sé che per il nostro sponsor non sia determinante la categoria di appartenenza della nostra prima squadra: la sua liberalità ha infatti come scopo quello di sostenere la società del suo comune, la società della quale egli stesso ha vestito la maglia, la società dove i suoi amici sono istruttori o dirigenti, la società per la quale giocano o hanno giocato i loro figli, trovandosi bene. 

Queste cose sì che sono determinanti.

Essendo le sponsorizzazioni per lo più appannaggio delle prime squadre (un paio di decine di tesserati), ed essendo le vicende delle prime squadre ininfluenti sulle entrate della società, ma non sulle uscite, risulta che possa capitare che il settore giovanile (spesso centinaia di tesserati) non solo si autofinanzi, ma, costituendo un’indubbia attrazione di sponsorizzazioni, sostenga anche in parte l’attività della prima squadra o, quando va bene, di una juniores.

Le risorse disponibili vengono distribuite a pioggia, a seconda del bisogno e dell’urgenza, ma nel mondo intero ci sono zone molto piovose e zone aride.

 

Ovviamente la scelta vincente sta nel trovare l’equilibrio tra gli eccessi e sono il primo ad essere orgoglioso dei risultati della “mia” prima squadra, ad apprezzarne per competenza lo staff tecnico e per impegno i giocatori ma, se non il primo, sono tra i tanti, di tante società, che vorrebbe veder riconosciuto con serenità il ruolo secondario del settore giovanile di pilastro per tutta una bella costruzione.

 

Ringrazio fin da questo momento tutti i tecnici e i dirigenti delle nostre prime squadre che hanno voluto o vorranno far propri questi semplici, ma logici, concetti: tutti saremo certamente ancora più solidali con loro e troveremo tutti un motivo per stimarli ancora di più.

 


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