Volta la carta

ANCORA SUI DIRIGENTI: DEMANSIONAMENTO E PROFESSIONALITA'

bussolaTroppe volte ho visto “dirigenti” limitarsi a guidare il pullmino nelle trasferte, caricarsi l’automobile di borse, sedere in panchina durante le gare, pronti magari con l’acqua o la bomboletta di ghiaccio spray, o ricoprire il ruolo di guardalinee salvo, quando va bene, compilare incerti la distinta con nomi e estremi di documenti, spesso digiuni delle regole più elementari e quindi impreparati ad affrontare qualsiasi situazione che implichi una scelta e un intervento, con il rischio anzi, di adottare atteggiamenti fuori luogo, dovuti ad errate interpretazioni prima, durante e dopo la partita.

 

L’unica bussola che possiamo dare al nostro dirigente per sapersi muovere correttamente è la formazione.

I dirigenti non formati sono per lo più genitori di buona volontà, che si mettono d’abitudine o occasionalmente a disposizione per “dare una mano”, ai quali perciò siamo tutti grati, che però non godono delle dovute attenzioni da parte delle società, che tamponano così alla meno peggio le esigenze del momento.

Ogni “dirigente” demansionato è affiancato solitamente a un istruttore oberato di compiti, estranei per natura alla sua competenza, dall’organizzazione delle trasferte, al tesseramento, al controllo delle scadenze delle visite mediche, alla riscossione delle quote, ai contatti con i genitori e chi più ne ha, più ne metta: la mole di tutte queste operazioni non fa che distrarre il tempo e l’attenzione dell’istruttore dai compiti tecnici, ostacolando la sua crescita professionale e svilendone la figura a tutto danno dei giocatori e della società.

L’attenzione per i particolari e l’attività di programmazione in una società dilettantistica possono fare la differenza tra una buona organizzazione e un perenne stato di improvvisazione: il termine “professionista” nei nostri ambienti spesso ed inopportunamente sa quasi di impuro e viene pronunciato con intento denigratorio, ma la professionalità è proprio la caratteristica da ricercare nelle persone alle quali vengono affidate funzioni di dirigente nelle nostre società dilettantistiche.Mentre il divertimento deve essere il primo ingrediente che serviamo ai nostri più o meno piccoli atleti, per il dirigente il filo conduttore deve essere proprio la professionalità, intesa come impegno, competenza ed esigenza di aggiornamento: da tutto ciò il dirigente trarrà soddisfazione in misura proporzionale alla qualità del suo lavoro.

L’effetto della buona scelta dei dirigenti e dell’attenzione riservata a loro da parte della società deve essere valutato nei tempi adeguati; a seconda delle mansioni l’efficienza del dirigente può essere stimata in tempi brevissimi o medio-lunghi.
Chi è responsabile delle scadenze delle visite mediche degli atleti deve garantire dall’oggi al domani l’assoluto rispetto delle date o l’addetto agli acquisti di attrezzature tecniche e abbigliamento deve essere in grado di provvedere che squadre e atleti siano dotati del necessario prima che se ne evidenzi la carenza.
Per un responsabile di un settore giovanile il lavoro andrà valutato in tempi lunghi, sarà forse possibile apprezzarne presto l’impostazione, ma i risultati significativi appariranno in qualche anno; anche il lavoro del responsabile di una squadra dovrà essere valutato considerando i segni di maturazione di un gruppo alla fine di una stagione o da una stagione all’altra.

In ogni caso l’utilità della formazione continua appare scontata: il dirigente principiante verrà affiancato a una persona esperta e in grado di trasferirgli competenza, ma ciò non è sufficiente, a contribuire a formare una figura di dirigente saranno i rapporti con colleghi di altre società e la frequenza ai corsi offerti a tale scopo dalla Federazione o dal CONI e a corsi interni presso altre società più organizzate.
Nonostante le molteplici possibilità di aggiornamento resteranno comunque fondamentali il grado di indipendenza, la capacità di prendere decisioni e la motivazione che la persona avrà nell’offrire la migliore prestazione “professionale” alla propria società e naturalmente agli atleti.


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