Nonostante il progressivo allontanamento del mio interesse dal calcio professionistico - se lo conosci, lo eviti - non ho rinunciato a guardare la diretta della consegna del Pallone d’Oro: il Pallone d’Oro è come Sanremo, come le cerimonie di apertura di Olimpiadi e Coppa del Mondo: si guarda, poco e naturalmente con spirito critico, ma con curiosità si guarda; è una nota di costume, è per sapere cosa viene somministrato al pubblico.
Non che pretendessi dei gran discorsi da Cristiano Ronaldo o Lionel Messi, nulla può essere da loro preteso al di fuori del campo di gioco, ma due frasi che fossero due e che non fossero proprio un estratto di banalità, forse avrebbero potuto anche prepararsele, o farsele preparare da qualche “mental coach” - leggi: tutore.
Non mi ha sorpreso l’intervento del tecnico tedesco Joachim Löw: con sobrietà, ma ha dimostrato di essere il degno frutto dei genitori, i “ribelli dell’energia elettrica di Schönau”, che negli anni ‘80 avevano vinto la loro lotta contro la lobby del nucleare.
Per il resto, la solita pappina: che si tratti dello spettacolo della FIFA, o delle ballerine di Mediaset - o della RAI - sempre la solita pappina è, compreso il cantante svizzero sconosciuto, che è riuscito a rovinare con la sua voce una canzone già di per sé mediocre.
Meno male che per tenere alta l’attenzione ci ha pensato subito Lui, sua maestà Joseph Blatter, nomen omen - nel nome il destino.
Prima delle ballerine, prima del cantante svizzero sconosciuto, prima dei “giocatori” con ingaggi da decine di milioni di euro l’anno, prima degli interventi nel suo pessimo inglese, Blatter ha recitato il suo copione, esprimendo, questa volta nel suo pessimo francese - è svizzero, quindi non ha una sua lingua, non per parlare - il cordoglio per la strage alla redazione del giornale Charlie Hebdo.
«Questa sera siamo tutti francesi. Dobbiamo portare un messaggio di pace» ha recitato il presidentissimo della FIFA: presidentissimo proprio di quell’associazione che, dopo aver assegnato l’organizzazione della Coppa del Mondo di calcio del 2022 al Qatar, ha rifiutato di ammettere all’inchiesta interna i milioni di dati e documenti messi a disposizione dai quotidiani inglesi, che dimostrano la corruzione che regola i rapporti tra rappresentanti federali, imprenditori e autorità locali, nonché lo stato di semi-schiavitù dei lavoratori dell’estremo oriente, deportati dal 2011 nei cantieri dei nuovi stadi dell’emirato, tra i quali si potrebbero contare, a lavori terminati circa 4.000 - quattromila - morti.
Senza i documenti raccolti dai giornalisti inglesi, tutto è stato giudicato “regolare” dalla commissione etica della FIFA, anche i 2.000 - duemila - decessi nei cantieri dal 2011 ad oggi sono stati “regolarizzati”.
Non credo che si debba portare un messaggio di pace, so che non è da persone “di mondo”, credo invece che si possa cedere ad una sana indignazione.
Personalmente credo anche che, potendo contare sul 34 % dei delegati all’interno della FIGC - esattamente quanto le società professionistiche - le nostre società dilettantistiche potrebbero chiedere di non iscrivere al torneo del 2022 la nazionale e altrettanto si potrebbe fare nel resto dell’Europa e del mondo civile - ammesso che lo sia - boicottando la manifestazione e anche i prodotti commercializzati dagli sponsor, per non macchiarsi di complicità in questa strage continuata, che da programma porterà al luttuoso dato di un lavoratore sacrificato ogni tre minuti di ciascuna delle 64 (sessantaquattro) partite del torneo: vedrei anche adatto un rintocco di campana a morto ogni tre minuti durante le telecronache, così, tanto per non tacere.
Reagire potrebbe risultare faticoso una volta soltanto, perfino per la maggioranza silenziosa; unirsi in coro al “messaggio di pace” di Blatter peserebbe almeno per i prossimi otto anni, salvo non tirare mai la testa fuori dalla sabbia.
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L'ORO DELLE LACRIME DI COCCODRILLO
- Paolo Balbi
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