Volta la carta

119': SIGNORI, SI CAMBIA!

Cambio Van Gaal
Cambio Van Gaal


Mettere in discussione principi assimilati da decenni, desiderio di approfondire la conoscenza delle variegate personalità dei tecnici, ecco cosa mi spinge a chiedermi i motivi e l’opportunità di una scelta durante una partita; certamente non le sterili diatribe su fallo o non fallo, rigore o non rigore, fuori gioco o non fuori gioco, che invece sono argomenti che dovrebbero rimanere confinati al Bar Sport.

Salvador, 5 luglio, in palio l’ultimo posto per le semifinali di una Coppa del Mondo particolarmente equilibrata, 119° minuto di un incontro che Golia non riesce a risolvere, neanche contro un Davide privo di un’arma adeguata al duello: dopo una fase di riscaldamento a bordo campo, che lo impegna nei riflessi e con esercitazioni a carico percettivo, il portiere “di riserva” dell’Olanda va a sostituire il “titolare”.

Prima reazione: per decenni ho sentito stimati tecnici affermare che non si manda in campo un portiere per parare un rigore, o un giocatore per calciarlo.

Seconda reazione: se Van Gaal ha deciso così, certamente è la decisione migliore, che al momento non capisco, ma accetto, contrariamente ai miei principi; un piccolo “atto di fede”.

Per Van Gaal faccio un’eccezione, ma non contate su altre occasioni: per un dirigente non è professionale.

I fatti danno ragione al tecnico che ha scelto una soluzione tanto rischiosa, quanto, immagino, da tempo programmata nei minimi particolari: le istruzioni per l'uso dei portieri dell'Olanda segnalavano i calci di rigore tra le indicazioni per Krul e tra le controindicazioni per Cillessen, a insaputa di quest'ultimo, per scelta dello stesso van Gaal.
Alla prossima eventuale occasione mancherebbe l'effetto sorpresa, o Van Gaal ha altre frecce al proprio arco?

L’esito della partita non influenza la mia posizione sulla sostituzione (per la statistica, fino ad ora l’unica in campo internazionale, si dice).

Non mi sembra il caso di liquidare l’accaduto banalmente, con frettolose e superficiali conclusioni e ho avuto la possibilità di approfondire l'argomento con tre persone che ho la fortuna di conoscere e con le quali sono in contatto: persone esperte di calcio e dalla mente aperta che, oltre ad avere molto da dare, hanno la capacità e la predisposizione a farlo.

Con piacere condivido il loro apporto anche con i miei colleghi di corso del Progetto Punti Brescia, che nel caso questa possibilità non ce l'hanno.

Secondo Mauro Franzini (ricordo solo le ultime tre stagioni con due campionati vinti, una Coppa Lombardia e una permanenza in eccellenza, che valgono quattro scudetti), la cui professionalità gli permette di dare sempre il massimo ai giocatori, pretendendo da essi nulla di meno, l’episodio rientra nelle possibilità che offre una Coppa del Mondo: il portiere specialista, selezionato per un’importante rosa nella massima competizione, deve essere pronto in qualunque momento e a maggior ragione in “quel” momento, quando viene chiamato a dare il suo apporto, programmato, in una fase per la quale è stato giudicato il migliore, senza subirne la pressione psicologica.   

L’opinione di Giancarlo Iacovino (tecnico di grande esperienza in ogni categoria del calcio dilettantistico) è che difficilmente un altro tecnico avrebbe avuto il coraggio di decidere quella sostituzione, che si tratta di situazioni estreme, che quasi mai c’è il gradito problema di avere a disposizione due portieri che si equivalgono, o si compensano, e che in genere uno è comunque considerato superiore all’altro.

Alla fine una scelta che per cultura e organizzazione risulterebbe poco praticabile in Italia e per l’Italia.

Più articolata l’analisi di Giuseppe Morbio (già portiere della primavera del Milan e che in allenamento parava palloni calciati da Amarildo o Rivera, sotto lo sguardo di un certo Nereo Rocco), che sembra non conoscere l’aggettivo “impossibile”, purché si operi in regime di programmazione, competenza e apertura: alla base della soluzione, solo apparentemente rivoluzionaria per il calcio, c’è una lunga preparazione dei soggetti, selezionati oltre che per le scontate doti di un portiere, anche per la risposta a stimoli del genere, un lavoro minuzioso per costruire un processo di reazione uguale e contraria ad una situazione negativa in assoluto.

Tutto ciò implica un lavoro compiuto da figure professionali qualificate, con specifiche competenze, inserite in un’organizzazione di alto livello, diretta da persone che si pongono obiettivi importanti, per i quali è sempre il momento giusto, e che non si accontentano di inseguire immediati, facili successi.

Tutto bene e molto interessante: non cestinerò i principi assimilati per decenni, ma li integrerò con i punti di vista che solo la scelta (che tutto è, fuorché una trovata istintiva) del signor Van Gaal mi ha dato l’opportunità di conoscere.  




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