Volta la carta

ITALIANI

Medaglie

Barcola (TS), 15 giugno - Sulla mia brandina, a tre metri da un mare che è di un azzurro-blu da favola, sole e una piacevole brezza, davanti al mio chiosco preferito, La Pineta delle Scimmie.
Chiacchiere con un vecchio amico a fianco, sigaretta e caffè appena bevuto; tra le mani l’ultimo numero di Sportweek: cosa può andare male?
Leggo la rubrica “Posta al dente”, curata da Luigi Garlando, una delle mie penne preferite (si intona al titolo della rubrica) e mi imbatto subito in una lettera che riporto integralmente:

“Egregia Posta al Dente,
all’Europeo di atletica leggera, ho visto vincere tanti bravi atleti di colore vestiti d’azzurro e li ho applauditi, ma da sportivo, non da italiano.
Gli italiani sono fatti in modo diverso.
(Roberto V. – La Spezia)

La dichiarazione rompe l’incanto di un quadretto di serenità e mi disturba.
Rileggo la firma del lettore, che al momento era passata inosservata, e mi viene in mente che a tale Roberto V. di La Spezia 538.000 miei connazionali hanno da pochi giorni tributato la propria preferenza in occasione delle elezioni del Parlamento Europeo; non so se abbia applaudito gli atleti azzurri vincitori, ma di certo anche lui crede che gli Italiani siano fatti in modo diverso.
Fortunatamente né il lettore, né l’omonimo (ammesso che non siano la stessa persona) che mio malgrado mi dovrebbe rappresentare in Europa, possono per il momento decidere chi sia italiano e chi no, ma in democrazia possono non abbracciare i nostri principi costituzionali e quelli dello sport.
Sottoscrivo la risposta di Garlando:

“…ragazzi che hanno vissuto nelle nostre città, studiato nelle nostre scuole, condiviso il nostro orgoglio di appartenenza, accettato di gareggiare per il nostro Paese… È il suo pensiero che sentiamo straniero, signor Roberto V., estraneo alla nostra cultura di accoglienza”.  

Forse l’unico sport che hanno vissuto i due (?) Roberto V. da La Spezia è limitato alla reazione fisica delle caserme e alle esercitazioni di una guerra, vera o finta che sia, da caporali (o generali) più che da uomini, certamente non hanno vissuto belle realtà come quella della società sportiva alla quale appartengo, l’A.C. Asola, dove da dirigente ho avuto nelle squadre ragazzi originari di una quindicina di Paesi diversi, di almeno quattro continenti e con occhi, pelle e capelli di svariati colori…

Gentili Signori Roberto V. da La Spezia (ma siete poi in due?), mi auguro che presto possiate curare e risolvere il vostro doloroso dramma interiore, che vi sta consumando come una tenia: nuoce alla vostra salute e a quella del vostro prossimo.

Con preoccupazione, vostro
Paolo Balbi


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