Volta la carta

LIFELONG HEALTH LONGEVITA': LIMITI E ABITUDINI

Il Dott. Andrea Ghisleri, che abbiamo la fortuna di avere tra i nostri tecnici, ci dà il privilegio di poter pubblicare nel nostro sito la sua tesi di laurea magistrale in Scienze Motorie da 110 e lode.
Alla lettura ognuno di noi troverà argomenti e spunti per uno stile di vita migliore, con motivazioni più forti.

Grazie dai lettori e dalla redazione e congratulazioni, Dottore!

SommarioGhisleri

INTRODUZIONE

1. ALIMENTAZIONE 

1.1 Principi nutritivi 

1.2 Stili alimentari e consumo dei cibi 

1.2.1 Indagini relative all'acquisto dei prodotti 

1.2.2. Indagini riguardanti gli stili alimentari 

1.3 I nuovi alimenti 

1.4 Abitudini ed effetti sulla salute 

2. ATTIVITA' FISICA 

2.1 Il modo di fare sport sta cambiando 

2.2 Accessibilità, impegno adeguato all'individuo 

2.3 Effetti sulla salute 

3. ALTRI FATTORI 

3.1 Stress 

3.2 Shock termico 

3.3 Digiuno 

3.4 Memoria 

CONCLUSIONI 

 

INTRODUZIONE

Durante il primo periodo del lockdown siamo stati tutti costretti a prendere una pausa dalla frenesia delle nostre vite; sicuramente non è stato un momento facile e trovare una fonte di distrazione per non farsi coinvolgere più del dovuto dalle notizie non certo incoraggianti dei primi momenti è stato d'aiuto per molte persone.

Personalmente ho incontrato difficoltà nel capire come riempire al meglio una giornata. Senza il ritmo degli impegni scanditi dettagliatamente tra i vari giorni della settimana, mi sentivo spaesato e non mi entusiasmava l'idea di sprecare inutilmente il mio tempo.

Abitando in un piccolo paese di una piccola provincia e avendo poco potere di movimento, visto che a meno di gravi motivi era vietato lasciare il proprio comune di appartenenza, l'unica soluzione per mantenermi attivo, sia in ambito motorio che mentale, è stata quella di ricorrere alla tecnologia.

Cognitivamente mi sono dedicato molto per approfondire e svolgere al meglio l'università telematica cui ero già iscritto, munendomi giusto in tempo di una buona webcam divenuta strumento fondamentale per svolgere in modo efficiente il mio impiego.

Per continuare a mantenere un impegno fisico costante invece ho dovuto perlustrare fra i vari siti web dedicati alla vendita di articoli sportivi, intenzionato ad acquistare qualche attrezzo utile a svolgere un'attività motoria comodamente da casa.

Se per l'università si è rivelato tutto più piacevole, avendo più ore da dedicargli e potendo apprendere a pieno concetti che normalmente avrebbero richiesto più tempo, così non è stato per la parte ginnica dove ho riscontrato molte più complicazioni. Diversi degli articoli sportivi più comuni (manubri, materassini, cyclette, ...), che normalmente si trovavano in abbondanza tra gli scaffali dei negozi dedicati, non erano più disponibili all'acquisto on-line in quanto esauriti. Questo boom di vendite (ad esempio in Italia in quel periodo su Aliexpress si è registrato un aumento del +464% su anno nella domanda di fasce elastiche)1, che ha rivoluzionato salotti e camere da letto di molti appartamenti, ha sì in sé la richiesta di materiale da parte di chi come me era abituato a svolgere un'attività motoria ma non ci si può limitare a pensare questo. Molte persone che per mancanza di tempo, stimoli, buone abitudini si erano disabituate negli anni a fare del movimento, trovatesi a casa con dei momenti liberi hanno deciso di ricominciare ad intraprendere un percorso motorio. Anche le realtà sportive hanno dovuto reinventarsi per sopravvivere, diversi enti hanno iniziato a dare lezioni online attraverso i canali social o le varie piattaforme digitali. Oggi esistono anche numerosissime app che aiutano ad intraprendere un nuovo percorso sportivo.

In conclusione, questa situazione di difficoltà ha portato ad un cambiamento delle abitudini, più persone si sono adattate alla situazione investendo del tempo su se stessi e la propria condizione fisica. Io, con buona pace, non ho potuto fare altro che adottare qualche situazione fai da te in attesa che tornasse il materiale disponibile all'acquisto nei vari canali telematici.

Sempre in quel periodo, ligio a tutte le restrizioni del caso, ho dovuto adeguare altre cose alla mia quotidianità.

Tra queste, una delle più particolari, è stata quella di sostituire l'ormai irraggiungibile grande supermercato dove ero uso a reperire i miei prodotti perché posto nel comune limitrofe, rimpiazzandolo con delle piccole botteghe di paese.

Questo nel lungo termine mi ha comportato ad avere dei vantaggi e degli svantaggi.

Partendo dai vantaggi mi sono accorto che gli ortaggi, la frutta, i legumi che trovavo al mercato settimanale erano molto più gustosi e freschi di quelli che ero avvezzo a consumare. Ma anche la carne e il pesce delle botteghe locali era di una qualità superiore. Per comodità ero abituato a reperire tutti i prodotti nello stesso posto, ma la differenza di tempo e costo in realtà si è rivelata molto più esigua di quello che pensassi.

Di riflesso però ho avuto come svantaggio una scelta estremamente limitata nei prodotti rispetto a quello cui ero abituato. Convivendo come molti, con delle persone affette da intolleranze alimentari non sapevo se quello che stessi comprando fosse corretto o meno. Insomma mi trovavo in difficoltà nello scegliere gli articoli, nella decifratura delle etichette. Spinto a risolvere questo problema decido di interrogare il mio smartphone e quasi subito intravedo una possibile soluzione attraverso una nuova applicazione. Questa, scannerizzando il codice a barre del prodotto, non solo mi avverte se esso contiene o meno uno degli allergeni pre-selezionati ma mi aiuta anche a capire se questo sia effettivamente idoneo dal punto di vista nutrizionale e nel caso non lo sia mi spiega il perché.

L'applicazione mi entusiasma, scannerizzo ogni prodotto che ho nel carrello prima e che ho a casa poi. Mi interesso a quello che contiene l'impasto dei miei nuovi acquisti, dai biscotti della mattina alla pizza della sera. L'app si rivela veloce e intuitiva, differenzia se il prodotto ha degli additivi e, nel caso, quali sono gli effetti che questi hanno sulla salute. Spiega se l'articolo ha dei valori nutritivi adeguati (indicando la concentrazione di sale, grassi saturi, fibre, ecc.) e infine se gli ingredienti che ne fanno parte sono di origine biologica.

Per quanto il contenuto fosse di mio gradimento rifletto sul fatto che il tutto in realtà resti una cosa di nicchia; interessante sì per la cittadinanza, ma quanti in effetti andrebbero a fare la spesa muniti di smartphone a caccia di codici a barre da scannerizzare?

Approfondendo l'argomento però vedo con grande stupore che l'applicazione è già una grande realtà. Nata e consolidata in Francia, viene utilizzata da svariati utenti ogni giorno, è attiva in diversi paesi europei e i suoi numeri di utilizzo sono in costante aumento ogni anno (oggi arriva a 40 milioni di utenti!).

Mi rendo conto che deve essermi sfuggito qualcosa, avevo ovviamente sentito negli anni precedenti delle battaglie all'olio di palma (prodotto fantasma oggi se si pensa a qualche anno fa dove era presente praticamente ovunque), ma non mi ero reso conto di quanto l'attenzione verso una corretta alimentazione, il nostro aspetto, l'importanza di svolgere un'attività fisica adeguata avesse preso piede nel modo di ragionare comune.

Facendo la spesa, parlando con i colleghi, guardando la televisione; oggi c'è sempre più interesse ai fattori che tendono a favorire una buona salute e a ritardare i segni dell'avanzamento del tempo.

Da qui vuole partire la mia ricerca statistica, analizzando il modo di fare e le abitudini in tendenza negli ultimi anni che mettono in risalto il benessere e una ricerca scrupolosa per favorire i fattori della longevità.

Attraverso i dati e le statistiche, scattando una sorta di fotografia dei nostri tempi, intendo ripercorrere i cambiamenti in ambito alimentare (capitolo 1), motorio (capitolo 2) e degli altri fattori come lo stress, la memoria, lo shock termico (capitolo 3) per comprendere meglio a cosa ci stanno portando e se effettivamente questi fan si che i segni dell'avanzamento dell'età vengano rimandati sempre un passo più in là.

Infine nelle conclusioni vorrei pormi qualche quesito.

E' veramente in atto un cambiamento? In che fase dovrebbe iniziare il lavoro per garantirsi un futuro in salute?

L'invecchiamento bisognerebbe accettarlo come parte della vita o si dovrebbe combattere con tutte le nostre forze?

Ripercorrendo quanto analizzato nei precedenti capitoli vorrei giungere a delle considerazioni con l'aiuto delle conoscenze in possesso a noi oggi.

 

1. ALIMENTAZIONE

1.1 Principi nutritivi

Per condurre uno stile di vita sano ed equilibrato è necessario seguire alcuni accorgimenti, partiamo dalla base.

Come diceva Ippocrate, padre della medicina moderna, il cibo è il primo e il più potente farmaco di cui disponiamo. Al giorno d'oggi numerose patologie, quali diabete (secondo i recenti dati del Global Dietary Database2 una cattiva alimentazione sarebbe responsabile di circa 7 casi su 10 di diabete di tipo 2), tumori, ipertensione, disturbi cardiovascolari, malattie autoimmuni, obesità e tante altre sono imputabili ad una dieta scorretta. Va da sé sottolineare quanto sia effettivamente importante seguire un regime alimentare corretto e che siamo noi, attraverso le nostre scelte, a disporre di un fondamentale strumento per prenderci cura del nostro benessere.

Conoscere i diversi principi nutritivi è un buon punto di partenza se vogliamo effettivamente mangiare meglio, sapere cosa contengono i diversi alimenti e quali sono gli effetti che si ripercuotono sul nostro organismo facilita quelle che dovrebbero essere le nostre scelte quotidiane, essi si dividono in più elementi.

Glucidi: comunemente chiamati zuccheri, il loro ruolo principale è portare energia alle cellule del nostro organismo. Essi si dividono in semplici (nella norma hanno un sapore dolce e sono composti da poche e piccole molecole) e complessi (non dolci e formati da molecole più grandi e complesse), si distinguono anche per un differente indice glicemico. Questo risulta essere molto importante perché ci permette di conoscere quanto velocemente il glucosio, presente in un alimento, entra in contatto diretto con il nostro sangue. Il corpo attraverso il pancreas, quando deve gestire una quantità elevata di glucosio, produce un ormone chiamato insulina utile a regolare i livelli di zucchero nel sangue.

Più l'IG di un alimento è elevato più il nostro organismo produce insulina che trasforma parte del glucosio in energia e una parte (quando non è più necessaria) in grasso che si accumula nei tessuti adiposi.

Fattori che influenzano l'indice glicemico sono: la cottura (un ortaggio cotto al vapore mantiene un IG più basso dello stesso cotto per esempio al forno), il grado di trasformazione (più un alimento è lavorato più il suo IG aumenta), la presenza di fibre (un frutto intero ha un IG più basso rispetto ad un succo) e l'associazione con altri alimenti (un pasto con composto da glucidi e lipidi viene assorbito in modo più lento rispetto a soli glucidi).

Ecco alcuni esempi di alimenti:

▪ IG basso: Ortaggi, noci, piselli, cioccolato fondente, riso integrale, pera, mela, banana, arancia, ecc.

▪ IG medio: Riso bianco, cioccolato al latte, salsa di pomodoro, melone, pasta integrale, ananas, uvetta, ecc.

▪ IG alto: Biscotti, pane, pasta, caramelle, datteri, patate, gallette di riso, ecc.

Proteine: Servono principalmente per il mantenimento, la crescita e il rinnovamento delle nostre cellule in particolare del tessuto muscolare, della pelle e osseo. Inoltre svolgono un ruolo fondamentale nel funzionamento del sistema immunitario. Sono composte da catene di amminoacidi, dei quali ne esistono 22 diversi tipi. In parte vengono sintetizzati direttamente dal nostro organismo, in parte (8 negli adulti, 9 nei bambini) vengono forniti solo tramite l'alimentazione; questi ultimi vengono definiti "essenziali". Le uova contengono in proporzioni ideali tutti e 8 gli amminoacidi essenziali e sono l'alimento di riferimento. Le proteine si dividono in due categorie: quelle di origine vegetale (in particolar modo da legumi, frutta oleosa, cereali integrali e tofu) e quelle di origine animale (da carne, pesce, uova, crostacei, latticini).

Lipidi: Chiamati anche grassi sono indispensabili per il buon funzionamento del nostro organismo.

 

Essi si dividono in:

▪ Acidi grassi saturi: fondamentali per il corpo poiché forniscono energia, vitamine e partecipano alla formazione della membrana cellulare. In quantità elevate e associati ad una dieta ricca di glucidi possono portare a scompensi cardiovascolari e all'aumento del colesterolo LDL. Si trovano soprattutto nella carne grassa, burro, panna, formaggi, olio di palma e olio di cocco.

▪ Omega-3: essi devono giungere dall'alimentazione in quanto "essenziali", svolgono un ruolo importante nello sviluppo di muscoli, cervello e ossa. Riducono il rischio di patologie cardiovascolari e contribuiscono a proteggere il sistema immunitario. Si trovano nei pesci grassi (ad esempio salmone, tonno e sgombro) in qualche olio (lino, noci, colza) e in diverse verdure (come cavolo, songino, crescione).

▪ Omega-6: anche questa categoria fa parte dei grassi definiti essenziali. Risultano utili in numerose funzioni come la riproduzione e il rafforzamento delle difese immunitarie. Si trovano soprattutto nelle uova, nella carne, nel formaggio e nelle noci.

▪ Omega-9: possono essere sia ricavati dagli alimenti che essere prodotti direttamente dal nostro corpo attraverso un processo di trasformazione di altri acidi grassi che ingeriamo. Svolgono un ruolo importante nella prevenzione delle malattie

cardiovascolari e del diabete, li troviamo soprattutto negli oli (oliva, avocado, nocciole) e nei grassi animali (carne, latticini).

Il problema principale riguardante l'assunzione di lipidi è che nelle nostre diete c'è un rapporto squilibrato fra l'apporto di omega-6 rispetto a quello di omega-3. Si dovrebbe al massimo ingerire fino a 5 porzioni in più di omega-6 al giorno ma nella maggior parte delle diete occidentali il consumo è superiore di 10/15 volte. Questo mancato equilibrio a lungo termine contribuirebbe allo sviluppo di diverse malattie cardiovascolari.

Vitamine: Elementi privi di valore energetico, devono essere assunte tramite l'alimentazione perché il nostro corpo non è in grado di produrle. Fondamentali per diverse funzioni nell'organismo sono presenti negli alimenti in diverse dosi. Attualmente ne sono note 13.

▪ Vitamina A: Utile per la vista, la salute di pelle e capelli, il sistema immunitario e ha un potere antiossidante. Si trova in: olio di fegato di merluzzo, fegato, latte suoi derivati, tuorlo, prezzemolo, carote, peperoncino, pomodori, uova, mango, melone, albicocca, ecc.

▪ Vitamina B1: contribuisce alla produzione di energia per l'organismo partendo dal glucosio. Aiuta il funzionamento dei muscoli e lo smaltimento degli alcolici. La troviamo in: cereali integrali, frutta secca, legumi e carne di maiale.

▪ Vitamina B2: favorisce la produzione di energia, il buon funzionamento visivo e la regolazione di cheratina (utile per pelle, capelli e mucose). Si trova in: avocado, noci, cereali integrali, verdure a foglia verde, calamari, ecc.

▪ Vitamina B3: Interviene nella produzione di energia, favorisce il buon funzionamento del fegato e del sistema nervoso. Si trova in: pesce, carne, legumi, cereali integrali, anacardi, mandorle, ecc.

▪ Vitamina B5: Onnipresente nei comuni alimenti partecipa al metabolismo dei nutrienti, al corretto funzionamento del cervello e al rinnovamento cellulare della pelle. Stimola inoltre il processo della memoria e dell'apprendimento.

▪ Vitamina B6: Aiuta nella sintesi delle proteine, fissa il magnesio e stimola la fabbricazione di diversi neurotrasmettitori. Si trova in: carne e frattaglie, pesci, porri, broccoli, legumi, patate, banane, ecc.

▪ Vitamina B8: Partecipa soprattutto al metabolismo dei nutrienti e al buon funzionamento del sistema immunitario. La troviamo nelle frattaglie, uova, funghi, legumi, fagioli, ecc.

▪ Vitamina B9: Particolarmente importante nello sviluppo del feto all'inizio della gravidanza svolge una funzione di rinnovamento cellulare, di espressione genica e prevenzione cardiovascolare. Si trova soprattutto negli ortaggi, fegato, soia, formaggi fermentati, avocado, noci, ecc.

▪ Vitamina B12: Utile nell'espressione genica, nella sintesi del DNA e nel trasporto dell'ossigeno al sangue. La si trova in gran parte negli alimenti di origine animale. Chi segue una dieta vegana o vegetariana spesso necessita di integratori per poter soddisfare il fabbisogno giornaliero ideale.

▪ Vitamina C: Ricordata soprattutto per l'aiuto dato alle difese immunitarie (dove attiva i globuli bianchi) è anche un potente antiossidante e partecipa alla fabbricazione di collagene. Si trova soprattutto in: peperoni, kiwi, rucola, clementine, fragole, arance, broccoli, ribes, ecc.

▪ Vitamina D: Fondamentale per la salute delle ossa è utile anche per il buon funzionamento del sistema immunitario e nella prevenzione di diverse patologie. Si trova in diversi alimenti quali: aringhe, salmone, spigola, sgombro, alici, ecc.

Non va dimenticato che è soprattutto l'esposizione ai raggi del sole a contribuire alla sua produzione. Normalmente bastano 15 minuti di esposizione al giorno per raggiungerne il suo fabbisogno.

▪ Vitamina E: Esercita in gran parte una funzione antiossidante che protegge il nostro organismo dall'azione dei radicali liberi. La troviamo soprattutto nei semi di girasole, mandorle, nocciole, avocado, oli vegetali, ecc.

▪ Vitamina K: Si distingue in K1, utile nella coagulazione del sangue e nella crescita cellulare; ed in K2, importante per il tessuto osseo dove ne fissa il calcio. La K1 la si trova maggiormente negli alimenti di origine vegetale quali cavoli, broccoli, spinaci. La K2 è maggiormente presente nei cibi di origine animale come latticini, olio di fegato di merluzzo e fegato di pollo.

Antiossidanti: Si tratta di molecole indispensabili per proteggere le cellule dall'azione dei radicali liberi. Questi ultimi sono elementi prodotti dal nostro organismo in piccole dosi che danneggiano le cellule attaccandovi e intaccando il loro codice genetico. Questo può portare in alcuni casi allo sviluppo di tumori o a diverse patologie degenerative . I fattori di rischio legati allo sviluppo dei radicali liberi possono aumentare anche a causa di diversi fattori esterni quali stress, inquinamento, fumo, alcol, raggi solari UV, ecc.

Per fortuna il corpo umano attraverso l'azione degli antiossidanti, contrasta l'azione dei radicali liberi, evitando il deterioramento delle nostre cellule bloccandone l'ossidazione.

Essi si trovano in frutta e verdura, da consumare il più possibile fresca e preferibilmente biologica. Alcuni elementi ricchi di antiossidanti sono: Bacche e frutti di bosco, altri frutti (come melagrane, uva, mele, ecc.), ortaggi, erbe aromatiche, spezie, cacao, tè e caffè, cipolla, aglio e scalogno.

Minerali: Si tratta di elementi che vengono trasmessi agli alimenti attraverso il contatto con il terreno. Vengono divisi in due categorie a seconda della quantità che troviamo nel nostro organismo:

 

Macroelementi:

▪ Magnesio: utile alla salute ossea, al funzionamento di cuore e sistema immunitario, alla riduzione di stress e glicemia. Si trova in particolar modo in cacao, frutta secca oleosa, legumi e cereali integrali. Si stima che circa il 70% della popolazione Europea ne sia carente.

▪ Potassio: Aiuta nella contrazione dei muscoli, la trasmissione nervosa ed il mantenimento dell'equilibrio acido-base. Lo si trova in legumi, avocado, frutta essiccata e secca, banane, ortaggi, ecc.

▪ Calcio: Indispensabile per la salute ossea, aiuta in diverse reazioni vitali. Lo troviamo nei latticini, crucifere, semi di sesamo, alici, salvia, alghe, ecc.

▪ Sodio: Fondamentale per il buon funzionamento del sistema nervoso, la contrazione muscolare e la regolazione della pressione sanguigna. Oggi sicuramente viene consumato in eccesso, si stima un utilizzo 4/5 volte superiore a quanto raccomandato. E' il componente principale del sale ma lo troviamo anche nel pane, negli affettati, nei formaggi e in tanti prodotti preconfezionati.

Oligoelementi: Ne esistono oltre 80, alcuni sono ritenuti indispensabili mentre altri partecipano a migliorare in parte il funzionamento dell'organismo. I più importanti sono:

▪ Silicio: Fondamentale per il sistema immunitario, contribuisce alla fabbricazione degli anticorpi e a mantenere sane ossa e tessuti connettivi. Si trova in molti vegetali, il deficit di questo elemento risulta piuttosto raro.

▪ Selenio: Esercita una forte azione antiossidante, aiuta la tiroide e partecipa all'eliminazione da parte del nostro corpo di metalli pesanti come il mercurio. Si trova soprattutto nel pesce, nelle noci, uova e alcuni ortaggi.

▪ Ferro: Viene impiegato nel trasporto dell'ossigeno, nella formazione dei globuli rossi e nella sintesi del DNA. A seconda della sua origine si distingue in ferro emico (animale: carni rosse, bianche, frattaglie, ecc.) e non emico (vegetale e uova: lenticchie, tuorlo, spinaci, ceci, spirulina, tofu, ecc.). Al giorno d'oggi troviamo sia casi di carenza, in particolar modo tra le donne dove il ciclo mestruale prova una perdita dello stesso, che di eccesso, dovuto all'eccessivo consumo di carne rossa.

▪ Zinco: Dà un contributo nello sviluppo dell'organismo, aiuta a rafforzare il sistema immunitario, stabilizza gli ormoni e interviene nell'attività di un enzima cruciale per prevenire l'invecchiamento. Lo troviamo in diversi alimenti di origine animale (come frutti di mare, frattaglie e formaggio) e vegetale (in lenticchie, noci, semi di chia e sesamo)3.

1.2 Stili alimentari e consumo dei cibi

Una volta analizzate quelle che sono le basi dell'alimentazione, i diversi principi nutritivi e le loro principali caratteristiche, la ricerca ora vuole comprendere con l'aiuto di diverse recenti indagini se negli ultimi anni c'è stato un effettivo cambiamento da parte dei consumatori negli stili alimentari.

Nell'introduzione abbiamo constatato come al giorno d'oggi si senta parlare sempre più spesso dei diversi fattori che favoriscono la longevità ed una vita sana, questo dovrebbe condurre a delle differenze nella scelta dei prodotti da parte dei consumatori.

Analizzando il periodo appena precedente, riguardante il mercato degli ultimi decenni, si può notare come la crescente globalizzazione e il raggruppamento nelle grandi città abbiano condotto a diversi cambiamenti nel modo di fare la spesa rispetto a quello a cui erano abituate le generazioni passate. I supermercati iperforniti, la mancanza di tempo da dedicare alla preparazione del cibo, la grande abbondanza (almeno nel mondo occidentale) ha portato ad un boom nelle vendite di prodotti molto industrializzati (pronti all'uso, surgelati, ricchi di zuccheri o sale) con gravi conseguenze sulla salute pubblica. 

Anche il mercato di frutta e verdura si è globalizzato. Nei centri commerciali non si trovano più solamente i prodotti locali e di stagione. Nei reparti dedicati si trova di tutto e tutto l'anno e questo avviene per mezzo di una grande importazione proveniente da ogni parte del mondo.

1.2.1 Indagini relative all'acquisto dei prodotti

Partendo da una recentissima indagine svolta in Italia (figura A1) riguardante i principali cambiamenti nel carrello dei consumatori4, si nota come nei primi due mesi del 2023 rispetto all'anno precedente il prodotto maggiormente in calo nelle vendite sia quello relativo alla carne rossa (rispettivamente -17,5% per quella ovicaprina e -9,8% per quella bovina). Inoltre hanno registrato una diminuzione significativa anche i prodotti preconfezionati e precotti (surgelati e preparati), ma anche i formaggi ed il riso.

In netta crescita invece, nonostante un'inflazione molto alta, troviamo le specialità etniche indice di un segnale di apertura e cambiamento verso quelle che sono le abitudini tradizionali. Rimangono alte le vendite di piatti pronti, sintomo di una mancanza di tempo, seppur la categoria si riferisce a prodotti freschi e quindi meno lavorati (indicativamente più sani). L'unica carne in aumento è quella bianca, considerata meno invasiva rispetto a quella grassa. Sono in rialzo anche i prodotti dietetici salutistici e le uova fresche.

Risultano in aumento i prodotti di gastronomia vegetale sostitutiva, settore recente di cui si sente parlare sempre più spesso. Questa categoria di prodotti andrebbe a sostituire, in parte per i crescenti acquirenti, l'approdo di proteine passando da un principale consumo di quelle animali a quelle di origine vegetale, dando un occhio non solo alla salute ma anche alla sostenibilità del pianeta.

Il settore della gastronomia vegetale sostitutiva risulta essere in costante crescita (figura A2) e diventa ogni anno più solido, arricchendo costantemente la gamma di prodotti, sembra andare incontro alle aspettative del consumatore moderno.

Troviamo ulteriore riscontro di una maggiore attenzione alla salute anche da una recente indagine condotta ad Aprile 2023 da AstraRicerche5, dove sono state intervistate più di 1.000 persone. Il tema della ricerca riguarda l'acquisto dei prodotti in store e dai dati constatiamo quanto il consumatore medio sia maggiormente scrupoloso nello scegliere gli alimenti. Il 79,4 % degli intervistati afferma di leggere sempre o spesso le etichette alimentari prima di acquistare un prodotto. Si evince una certa curiosità nel sapere quali sono le origini del prodotto e se questo porta benefici alla salute ed al benessere (immagine A3). Inoltre il 53,9% dichiara di passare più tempo negli scomparti dove si possono acquistare alimenti freschi rispetto al 27,9% di quelli confezionati.

1.2.2. Indagini riguardanti gli stili alimentari

Negli ultimi anni stanno avendo grande rilevanza negli stili alimentari i comportamenti che si avvicinano ad un orientamento green. Questi possono avere anche atteggiamenti piuttosto rigidi, come nella dieta vegetariana o vegana. Secondo il rapporto FEDERALIMENTARE CENSIS6, in Italia nel 2023 il 7,1% degli intervistati si dichiara vegetariano, mentre il 4,3% vegano (immagine A4). Non si parla ancora di diffusione a grande scala, anche perché queste condotte spesso sono difficili da mantenere. Secondo uno studio dello Human Research Council nell'84% dei casi chi prova a diventare vegetariano torna sui propri passi.

Una nuova inclinazione, che appare sempre più frequente tra i consumatori non solo italiani ma anche europei, riguarda quello della dieta flexitariana. Termine che deriva dall'unione delle parole flexible e vegetarian indica quelle persone che hanno deciso di ridurre in modo significativo il consumo di proteine animali (sia per ragioni di salute che ambientali) a favore di cibi di origine vegetale, senza però rinunciarvi del tutto.

Proseguendo nell'indagine condotta dal CENSIS è importante sottolineare che, per gli intervistati, oggi il primo aspetto da tenere in considerazione per l'acquisto di un nuovo prodotto è se questo incida o meno su quello che riteniamo possa essere dannoso sulla nostra salute (immagine A5).

Rifacendosi ad uno studio, condotto su base Europea di Veganz7 risalente al 2020, il numero di vegani nei quattro anni precedenti sarebbe raddoppiato. Si è passati da 1,3 a 2,6 milioni di persone, che in tutto rappresentano il 2,3% della popolazione. Se a questi dati si aggiungono i vegetariani, i pescetariani (coloro che oltre ai vegetali includono il pesce nelle loro diete) e i flexitariani il dato sale al 30,9% dei cittadini che non si rivede in un vero e proprio consumatore di carne.

I mangiatori flessibili sono il trend con più crescita attestandosi al 22,9% degli europei. Le nazioni con la percentuale più alta risultano: Austria (31,8%), Germania (30%) e Portogallo (28,6%). Queste danno come motivazione principale al nuovo stile alimentare la ricerca della salute.

Sempre secondo il sondaggio il 27,2% degli intervistati che si dichiara onnivoro pensa di essere più aperto al confronto con i vegetali ed è disposto a consumare alternative proteiche senza carne.

Infine per il 73% degli utenti l'alternativa a base di proteine derivante dagli insetti non rappresenta una valida alternativa alla carne sostenibile, anche per motivi etici visto che prevedrebbe la macellazione degli stessi.

Un altro report interessante sul tema è stato svolto dall'Università di Copenaghen in collaborazione con l'Università di Gent e Innova Market Insights8 concerne inclinazioni, consuetudini e pensieri riguardanti i vari aspetti della dieta. Questo studio è stato realizzato nella primavera del 2021 ed ha coinvolto più di 7.500 persone di 10 diversi paesi europei, tra cui l'Italia. Tra i risultati più interessanti troviamo la conferma ad una tendenza rivolta al mondo green attestando al 30% degli intervistati una dieta flexitariana mentre quella di vegetariani e vegani si ferma al 7%.

Interessante notare un dato relativo al cambiamento in atto, il 50% degli intervistati di questo sondaggio afferma di aver ridotto il consumo di carne mentre solo un anno prima nello stesso questionario solo 4 persone su 10 dichiaravano di non avere intenzione di sostituire i prodotti di origine animale.

Si registra inoltre che circa 1 partecipante su 3 sostiene di voler aumentare in buona misura i sostituti vegetali ai prodotti contenenti latte o carne.

Significativo il dato sulla Germania dove la vendita di carne relativa all'anno 2022 ha segnato il minimo storico di risultati secondo il Ministro dell'agricoltura tedesco. Di conseguenza, facendo riferimento all'ufficio generale di statistica di Berlino (Destatis)9, le aziende teutoniche hanno registrato un +17% nella vendita degli alimenti vegani rispetto all'anno precedente (+62% rispetto al 2019). Il 55% dei tedeschi inoltre si riconoscerebbe in una dieta flexitariana, mentre il 10% vegetariana e il 3,8% vegana.

Guardando alla nostra nazione le tendenze relative ad una dieta flexitariana sembrano essere in linea con la spesa compiuta dagli italiani. Secondo un'analisi realizzata da Unione Italiana Food10 nel 2021 il 42% degli italiani afferma che nell'ultimo anno ha aumentato i consumi di frutta, verdura e cereali integrali. Sempre in riferimento allo studio il 37,9% delle famiglie dichiara di aver fatto entrare nelle proprie scelte alimentari i prodotti a base vegetale. A conferma del trend si stimano a 5 milioni gli italiani fra i vegani e vegetariani mentre sarebbero 22 i milioni di persone che negli ultimi anni hanno aumentato il consumo di frutta e verdura. Secondo uno studio effettuato da Ipsos i motivi che hanno influito maggiormente verso questo cambiamento sono in primis la salute (76%) seguito dall'etica (63%).

Interessante da questo punto di vista un'ampia indagine svolta dall'osservatorio CIRFOOD DISTRICT11 riguardante la nuova pausa pranzo degli italiani, mutatasi in parte dopo il periodo COVID più intenso, effettuata su più di 1.000 lavoratori in tutto il territorio nazionale.

Il questionario propone diversi quesiti ad ampio spettro. Inizialmente tra i più rilevanti troviamo un sondaggio relativo all'importanza dei valori da inseguire per prendersi cura di sé nel futuro a breve termine. Al primo posto la maggior parte degli intervistati ha messo la salute, ormai al centro dei nostri pensieri.

Molto interessanti le slide relative agli stili alimentari, il 50% degli intervistati dice di aver cambiato abitudini dopo la pandemia. Il 42% afferma di mangiare in modo più sano ed equilibrato, il 26% di aver ridotto o eliminato la carne. Anche a tavola ci si rivede in più stili: al primo posto resta la dieta mediterranea ma è costantemente in crescita l'attenzione verso il biologico, l'impatto ambientale e la riduzione di carne animale (figura A7).

Proseguendo nella ricerca viene chiesto nello specifico quali sono le caratteristiche che deve possedere un prodotto per essere scelto dal consumatore. La risposta più frequente in assoluto riguarda il rapporto qualità/prezzo (24%) ma guardando con più attenzione al sondaggio si evince come tutta una serie di alternative riguardanti la genuinità dell'alimento (per la maggioranza), e quelle che sono le caratteristiche nutrizionali dello stesso sono prese in grande considerazione (figura A8).

Infine viene analizzato il settore della ristorazione aziendale dove per la grande maggioranza dei lavoratori (8 su 10) il servizio mensa viene ritenuto come molto importante. Tra le caratteristiche che deve possedere gli italiani mettono al primo posto la condizione di mangiare pasti sani ed equilibrati, inseguito a breve raggio dalla possibilità di mangiare pasti con materie prime di qualità (figura A9).

1.3 I nuovi alimenti

Assodato che almeno nei pensieri degli Italiani e degli europei ci sia un'intenzione al cambiamento verso una dieta più sana, orientata al benessere e con una propensione al mondo vegetale, come cambiano effettivamente le dispense delle nostre cucine? Si tratta di una moda momentanea o è un mercato destinato ad incrementare nei prossimi anni?

La parola chiave degli ultimi anni è senza dubbio sostenibilità, sia per quanto riguarda la produzione del cibo che il consumo e la riduzione degli sprechi. Analizziamo ora quelli che potrebbero essere gli alimenti del prossimo futuro aventi tutte le caratteristiche richiedenti i nuovi stili alimentari.

Un nuovo trend è quello riguardante la pasta senza carboidrati. Ottenuta da ingredienti vegetali, si presenta come un cibo ipocalorico (ad esempio 100 gr di pasta di zucca gialla contengono 18 calorie) e può essere consumata sia cotta che cruda. Ad inizio capitolo abbiamo osservato come i tempi di cottura prolungati possono far perdere diverse proprietà benefiche agli alimenti. Per questo un utilizzo ideale sarebbe quello di consumarla non cotta o comunque bollita per breve tempo in poca acqua.

Ad oggi ne esistono diverse varianti, tra queste troviamo gli spaghetti di zucchina (facilitano l'apporto di potassio, vitamina A e fibre), zucca (vitamina A, C e potere antiossidante), barbabietola (antiossidante e vitamine del gruppo B), daikon (vitamine A, C, oltre che a diversi minerali), broccoli (fibre e vitamine del gruppo B) e carote (vitamina C ed E).

Un alimento consolidato negli anni e costantemente più presente nei servizi commerciali è l'avocado. La novità sta nel fatto che il prodotto si sta affermando nel mercato locale con produzione propria del nostro paese. Da anni viene infatti coltivato in diverse località della Sicilia ma oggi lo si trova anche in Campania, Basilicata e Puglia. Un alimento esotico che possiamo ricavare dal nostro territorio risulta più sano e nutriente, tenendo anche conto di un minore impatto ambientale. Meno conosciuto ma sempre più diffuso è il suo olio, dapprima utilizzato esclusivamente come cosmetico, oggi trova spazio come condimento. Ha una composizione molto simile all'olio d'oliva ed inoltre è ricco di vitamine e fitosteroli (utili ad abbassare i livelli di colesterolo).

Un alimento dal potenziale enorme per il mercato dei prossimi anni è senza dubbio quello delle alghe. Nell'ultimo anno in Italia si è registrata una crescita del 14,4%12 nelle vendite e l'Europa già dal 2023 punta ad avere una filiera strutturata di alghicultura per gestirsi direttamente il commercio oggi dominato dall'Asia.

Con un lungo trattato della Commissione europea13 rivolto, tra gli altri, al Parlamento europeo si parla delle alghe come una grande risorsa non ancora sfruttata adeguatamente per il mercato. Dapprima viene ricordato come i mari e gli oceani forniscono solo il 2% dell'alimentazione umana pur coprendone il 70% della superficie.

Le alghe rappresenterebbero una fonte di proteine alternative da immettere in commercio su grande scala avendo come vantaggi una bassa impronta di carbonio, la sostenibilità (attuando una politica dal consumatore al produttore), la conservazione e il ripristino della biodiversità. Nel comunicato si prevede che l'alghicultura possa potenzialmente essere in grado di soddisfare la domanda per oltre 100 milioni di tonnellate di biomassa aggiuntiva riguardanti l'alimentazione umana nei prossimi 20 anni.

Ricche di fibre, povere di grassi e in alcune specie con un cospicuo apporto di proteine rappresentano un alimento sano ed ipocalorico.

Gli integratori sono considerati dall'EFSA alimenti a tutti gli effetti e sono un prodotto in continua crescita sul mercato, in particolar modo in quello nostrano. Secondo un rapporto del CENSIS14, risalente al 2019, sarebbero all'incirca 22 milioni gli italiani che se ne avvalgono almeno qualche volta al mese. Vengono utilizzati in modo piuttosto trasversale e se ne fa uso soprattutto dopo il consiglio di un medico (per l'82,4% degli intervistati). Per la stragrande maggioranza dei consumatori (74%) questi hanno un effetto positivo sul proprio benessere e il 58,1% di chi li assume afferma di essere in possesso di uno stato di salute ottimo o buono.

L'Italia si assesta al primo posto come quota di mercato europeo (23%) e vista l'importanza nel volume di vendite recentemente per la prima volta gli integratori multivitaminici sono stati inseriti nel paniere dei prezzi al consumo dell'ISTAT.

Un'altra inclinazione decisamente in voga riguarda il consumo di cibi fermentati. La pratica della fermentazione non si scopre oggi, anzi nel mondo orientale questa viene realizzata da secoli per aumentare la conservazione degli alimenti. Il processo di fermentazione controllata agisce tramite l'azione di alcuni microrganismi specifici che col tempo scompongono l'alimento trasformandolo. Questo procedimento forma elementi più piccoli che aiutano l'organismo rafforzando l'apporto di vitamine e nutrendo il nostro microbioma. Recentemente circa 15.000 pubblicazioni sui prebiotici e 50.000 sul microbiota (da Pubmed) ne certificano i benefici sulla salute e questo in parte ha contribuito alla diffusione dei cibi fermentati.

Tra i cibi più consumati troviamo il kefir, dove il mercato è in espansione da anni (ricco di vitamine e minerali,ottimo probiotico, del tutto privo o contenente poco lattosio) e il tè kombucha. Quest'ultimo definito l'elisir di lunga vita, stimola il sistema immunitario, migliorerebbe le condizioni di varie patologie ed è considerato anche un discreto energizzante. Da anni spopola negli Stati Uniti e ultimamente sta avendo successo anche in Europa, in particolar modo in Inghilterra.

In un'ottica di sostenibilità un orientamento che sta riscuotendo maggiore attenzione, anche nella ristorazione, è quello di evitare gli sprechi alimentari reinventando quelli che sono gli avanzi o gli scarti degli alimenti in una nuova pietanza.

Facendo una semplice ricerca sul web appaiono numerosi articoli in cui si danno consigli su come riciclare il cibo inutilizzato. Il primo accorgimento da prendere è quello di prevenire, riducendo gli sprechi, organizzando una spesa efficiente all'effettivo bisogno che si ha.

Alcuni fra gli espedienti più comuni sono il riutilizzo degli avanzi di verdure, che spesso sono tra i più voluminosi per comporre brodi o burger vegetali. Secondo il Food Waste Index Report 2021 dell'UNEP15 il 17% del cibo prodotto nel mondo viene buttato via, per la FAO l'19% si perde durante la filiera alimentare mentre l'11% finisce direttamente nelle pattumiere. La lotta contro lo spreco alimentare rappresenta una battaglia di tutti ed è uno dei principali obiettivi dell'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile stabilita dal parlamento europeo.

Infine un mercato molto discusso e con aspetti ancora contrastanti è quello che riguarda il consumo alimentare di insetti. Diverse popolazioni li comprendono nelle loro diete da sempre (soprattutto in centro America o nel sud-est asiatico) mentre il resto del mondo li considera un alimento molto lontano dalla propria tradizione e vengono visti come un vero e proprio tabù. Se da un lato rappresenterebbe un'alternativa sostenibile per il pianeta, costando meno in termini di consumo di acqua, emissioni di gas a effetto serra e sarebbero più facilmente reperibili rispetto alle alternative di cui siamo in possesso oggi, dall'altro non siamo ancora in possesso di grandi evidenze scientifiche sull'effettivo consumo che comporterebbero su grande scala. I punti più discussi sono quelli riguardanti un'ottica di conservazione dell'alimento e della contaminazione da batteri, parassiti e sostanze chimiche.

Secondo uno studio condotto nel 2023 dall'università di Bergamo16 denominato "Cibi a base di insetti, cosa ne pensano i consumatori?" se 1 italiano su 3 sarebbe disposto a provare, anche per curiosità un cibo che contiene insetti, solo il 9% degli intervistati sarebbe altamente favorevole a cibarsene (percentuale confermata anche da un'analoga ricerca condotta sulla popolazione svizzera). Il 21% sarebbe mediamente propenso mentre un forte 70% resta diffidente al consumo.

Sempre gli abitanti del belpaese (secondo un sondaggio condotto nel 2022 da Fedagripesca-Confcooperative) l'80% degli intervistati preferirebbe piatti alternativi a base vegetale (a partire dalle alghe) rispetto a quelli cucinati con gli insetti.

Per questi motivi quindi risulta ad oggi essere un settore ancora lontano dal diventare un trend del prossimo futuro, in gran parte per ragioni organizzative, tradizionali ma anche di benessere animale.

1.4 Abitudini ed effetti sulla salute

Osservando diverse indagini legate all'alimentazione si è notato come sia maggiormente presente nel pensiero comune, in particolar modo dopo il periodo pandemico, il prendersi cura della propria salute partendo da ciò che si mangia.

Uno dei principali temi rilevati riguarda la crescita del mercato vegetale, dove risultano in aumento i cittadini che ne usufruiscono, a discapito di quello animale.

Le proteine animali sono state oggetto di diversi studi negli ultimi anni. Dal 2015 l'OMS ha classificato la carne rossa come "probabilmente cancerogena per l'uomo" e ne consiglia un consumo limitato massimo ad 1 volta a settimana. La carne processata (per intenderci quella che troviamo negli affettati, salsicce, paté, ecc.) invece è stata classificata come "cancerogena per l'uomo" e viene consigliato di evitarne il più possibile l'utilizzo. Uno dei componenti più discussi addizionati a questi ultimi alimenti sono i nitriti, additivi utili a conservare il prodotto e a dargli un colore più roseo. Questi se combinati con le ammine (composti presenti negli alimenti proteici) possono trasformarsi in nitrosamine, sostanze ritenute cancerogene per il nostro organismo.

Inoltre l'eccessivo apporto di proteine animali rispetto a quelle vegetali porta ad un mancato equilibrio nella presenza di tutti gli amminoacidi essenziali. Basta infatti la carenza di un solo elemento per provocare sintomi di stanchezza, disturbi di concentrazione o difficoltà nel sonno. Infine la carne rossa è molto ricca di grassi omega-6 e come abbiamo visto ad inizio capitolo un eccessivo scompenso fra gli omega-3 e gli omega-6 favorirebbe il rischio di varie patologie cardiovascolari.

Un altro fattore molto considerato è racchiuso nelle ragioni ambientali relative alla sostenibilità e al benessere stesso degli animali, in alcuni casi trattati come veri e propri oggetti.

Un altro aspetto visto attraverso la nostra analisi è la ricerca da parte del consumatore di prodotti sani, locali (provenienti dal mercato nazionale, preferibilmente a km 0) e biologici. Uno dei vantaggi più rappresentativi di un alimento bio è che il prodotto coltivato senza agenti chimici mantiene le sue proprietà benefiche in modo più significativo. Gli alimenti biologici presentano un percentuale di antiossidanti dal 20 al 70% in più rispetto alle coltivazioni convenzionali. Va da sé che migliora l'apporto anche di vitamine, minerali e la possibilità di consumare il prodotto ingerendo in modo sano anche la buccia ricca di fibre. Proprio le fibre rappresentano un rinforzo fondamentale al nostro benessere andando a contrastare dei veri e propri killer dei nostri tempi come diabete, sindrome metabolica, ipertensione e obesità.

Le fibre facenti parte della famiglia dei glucidi non vengono assorbite dal nostro corpo e non hanno alcun valore nutrizionale. Esse però sono fondamentali per il transito intestinale e si dividono in: solubili (si sciolgono in acqua) o insolubili (con la presenza di acqua si gonfiano, assorbendola). In gran parte degli alimenti sono presenti entrambi i tipi, ad esempio in una pesca la polpa è ricca di fibre solubili, mentre la buccia di quelle insolubili. Le fibre offrono altri numerosi benefici, ad esempio, aiutano ad evitare picchi glicemici (visti ad inizio capitolo) formando un gel nell'intestino che rallenta l'assorbimento di glucosio. Questo aiuta mantenere adeguati i livelli di insulina e quindi a prevenire problemi legati al diabete o cardiovascolari.

Le fibre aiutano anche a nutrire correttamente il nostro microbiota, elemento fondamentale per la nostra salute. Favoriscono inoltre il transito alimentare attraverso quelle insolubili che si gonfiano e aumentano il volume del bolo facilitandone l'espulsione tramite le feci. Hanno un importante ruolo di protezione riducendo il contatto tra le tossine che ingeriamo (da additivi, pesticidi, alcolici, ecc.) e la mucosa intestinale favorendone l'eliminazione.

Infine sono utili per la gestione del peso perché gonfiandosi, una volta ingerite, aumentano il senso di sazietà, facendo di conseguenza assumere meno cibo. L'EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ne raccomanda un apporto di 25 grammi al giorno, anche se si stima che ad oggi il consumo sia molto inferiore alle raccomandazioni.

Esse si trovano in tutti i vegetali, tra i più ricchi sottolineiamo: i fagioli bianchi cotti, i carciofi, le lenticchie, i lamponi e i fichi secchi. Per aumentarne l'apporto sono da privilegiare i cereali integrali rispetto a quelli raffinati poiché la lavorazione di quest'ultimi sulla parte esterna del chicco (su germe e crusca) impoverisce di molto la quantità di fibre e vitamine presenti nel chicco integro.

Un ultimo aspetto osservato nella ricerca, utile alla prevenzione della salute, riguarda la scelta di alimenti freschi rispetto a quelli molto elaborati. Quest'ultimi favoriscono la comparsa dei cosiddetti acidi grassi trans, composti formati da l'idrogenazione dei grassi

insaturi attraverso un procedimento industriale (utile per aumentarne la conservazione). Gli alimenti molto industrializzati, anche a fronte di un uso non troppo eccessivo, aumentano in maniera considerevole il rischio di patologie cardiovascolari e sono da evitare. Li troviamo soprattutto in piatti pronti, prodotti di pasticceria, patatine fritte, creme spalmabili, ecc.

Questo tipo di alimenti inoltre presentano spesso un forte effetto acidificante sul nostro organismo. Esso se eccessivamente protratto scompensa l'equilibrio acido-base responsabile del bilanciamento del PH, indispensabile per mantenere un buono stato di salute. Oltre a quelli elencati vanno limitati anche cibi molto salati e bibite a discapito di nutrienti con un effetto alcalinizzante come frutta fresca e verdura.

Alcuni accorgimenti che possiamo prendere per migliorare la nostra salute, inseguendo la via della longevità sono:

▪ Imparare a decifrare le etichette: Gli ingredienti che troviamo sulle confezioni dell'alimento sono elencati in ordine decrescente in base alla loro quantità. Se un prodotto ha una lista troppo lunga (o ha diversi nomi strani, prodotti che non sono reperibili in casa) è evidente che è stato molto trattato e di conseguenza è più probabile che abbia perso diversi dei suoi principi nutritivi. Diamo un occhio anche alla provenienza: meno l'alimento percorre chilometri meno esso viene contaminato. Per evitare sprechi controllare sempre la data di scadenza.

Nella tabella dei valori nutrizionali attenzione ai valori troppo alti di grassi saturi, carboidrati di cui zuccheri (velocemente assimilati nel nostro sangue) e sale. Da preferire gli alimenti etichettati come Bio.

▪ Tracciare gli additivi: Utili alla conservazione dell'alimento ne possiamo trovare di più pericolosi che, secondo diversi studi, favorirebbero forme tumorali, reazioni

allergiche, disturbi digestivi, ecc.

Oggi alcune applicazioni ci aiutano a rintracciarli, in alternativa li possiamo riconoscere osservando l'etichetta. Tra i più controversi troviamo: E133 (blu brillante), E150 c-d (rispettivamente caramello ammoniacale e solfito-ammoniacale) E202 (sorbato di potassio), E250-2 (nitrito di sodio e di potassio), i fosfati, E621 (glutammato di sodio) ed E 951 (aspartame, elemento molto divisivo negli ultimi anni).

▪ Attenzione al metodo di cottura: La preparazione degli alimenti può condurre ad eliminare vitamine e minerali. Diverse vitamine (A, C, alcune del gruppo B) sono sensibili al calore e con la cottura perdono fino al 50% del valore iniziale. Più la cottura presenta una temperatura elevata e un tempo maggiore più il tenore nutritivo si ridimensiona.

Preferire la cottura al vapore, con il wok, in acqua rispetto a frittura, in padella o al forno.

▪ Masticare lentamente: Per meglio assimilare i nutrienti ingeriti occorre che questi siano masticati in modo adeguato, altrimenti l'organismo fatica a produrre tutti gli enzimi necessari a trasformarli. L'ideale sarebbe quello di masticare un boccone 20 volte, anche se almeno 7 morsi garantirebbero già un buon compromesso. Masticare lentamente inoltre aiuta a gestire il peso, alcuni ormoni addetti alla sazietà vengono prodotti solo 15 minuti dopo che abbiamo iniziato il pasto.

Per ultimo favorisce la digestione e aiuta a proteggere gengive e denti.

▪ Scegliere utensili adeguati: Certi materiali che troviamo nelle cucine influenzano il trasferimento di sostanze tossiche negli alimenti e sono da eliminare.

I rivestimenti antiaderenti che hanno sostituito i PFOA (oggi vietati dall'Unione Europea) mancano ancora di studi approfonditi sui potenziali rischi, attenzione quindi ad eventuali scalfitture o portarli a temperature troppo elevate. Anche l'alluminio (specialmente in contenitori parzialmente rovinati) potrebbe favorire la

perdita di frammenti, lo stress ossidativo o l'infiammazione negli alimenti soprattutto a contatto con sostanze acide. Infine il silicone che spesso è sottoposto a temperature elevate in forno se danneggiato può favorire il trasferimento di sostanze tossiche all'interno della nostra preparazione.

Da favorire utensili in legno, acciaio inossidabile, pietra, ceramica e ghisa.

▪ Ridurre gli involucri: Uno dei più grandi problemi ambientali in epoca moderna è senza dubbio lo smaltimento della plastica. Usata in ambito alimentare può portare anche a problemi per la nostra salute. La plastica è suscettibile al calore e gli involucri che contengono gli alimenti se riscaldati o conservati a lungo possono trasferire sostanze nocive al cibo. Evitare quindi di riscaldare nel microonde pietanze contenute nella plastica. Da preferire gli involucri in vetro (in assoluto il più sano), il Bee Wrap (involucro in cera d'api) o meglio ancora acquistare cibi sfusi, utilizzando ad esempio sacchetti di stoffa.

2. ATTIVITA' FISICA

 

2.1 Il modo di fare sport sta cambiando

Il comparto sportivo ha subito un grande cambiamento durante il periodo pandemico. Se fino al 2019 svolgere un'attività significava, nella maggior parte dei casi, recarsi fisicamente in un centro sportivo ora non è più detto che sia così. Se prima l'accesso alle palestre era limitato e allenarsi in casa rappresentava l'unica opzione possibile, oggi che le restrizioni sono finite restano in molti a continuare a preferire l'allenamento in living.

L'home fitness sta avendo sempre più rilievo, secondo una recente ricerca di Samsung18 il 46,6% degli individui che si sono allenati durante lo scorso anno lo ha fatto da casa. Molte persone hanno adattato il loro ambiente domestico, trovando uno spazio all'interno dell'abitazione da dedicare allo svolgimento dell'allenamento. Perfino gli architetti dello studio Primo Atelier di Napoli hanno dichiarato che la realizzazione di un'area dedicata al fitness all'interno di un progetto è tra le richieste più comuni ricevute.

In questi ultimi anni c'è stato un vero e proprio boom nel settore delle vendite degli articoli e abbigliamento sportivo. Secondo i dati di Witailer19 (startup italiana che supporta brand e multinazionali nei principali marketplace) nel 2021 si è arrivati ad incrementare il mercato fino ad un +60% rispetto al periodo precedente. Tendenza confermata anche da una ricerca condotta da Idealo (piattaforma dedita allo shopping e alla comparazione di prezzi) che registra un incremento del 96,3% nelle vendite del settore sport. Tra gli articoli più venduti troviamo pesi, elastici, tappetini, tute per uomo e donna ma anche biciclette e accessori invernali.

In grandissimo aumento sono i numeri registrati sia delle app dedicate al fitness che di dispositivi connessi (tramite smartphone) o indossabili.

Questi hanno aiutato gli utenti a mantenersi attivi elaborando per loro un programma personalizzato. I principali brand hanno tutti un loro servizio dedicato, ad esempio Google possiede Google Fit, Apple presenta Salute, Samsung ha realizzato Samsung Health mentre Technogym punta molto sulla propria Mywellness. Secondo un rapporto di Research Dive20 (ditta specializzata in indagini di mercato) il fitness virtuale è destinato a numeri da capogiro nei prossimi anni, arrivando ad un mercato globale nel 2027 con un fatturato intorno ai 56.500 milioni di euro.

Tra i fattori che possono aver determinato il successo di questi servizi troviamo una maggiore flessibilità (a casa ci si allena ai propri orari), praticità, ridotta competitività ed una diminuzione a lungo termine nei costi.

Analizziamo ora un po' di numeri: le visite a siti web o app dedicati al fitness21 durante il lockdown sono aumentate del 133% in Italia, del 69% in Francia, del 31% in Spagna e del 23% nel Regno Unito. Il download di app dedicate a salute e fitness è aumentato del 47% nel 2° trimestre del 2020. Tra Aprile 2019 e 2020 si è passati dall'8% degli utenti che fruivano di servizi di fitness in streaming all'80%. Secondo i dati registrati da Garmin il ciclismo e il running indoor durante la pandemia in Italia sono cresciuti rispettivamente del 309% e del 130%.

A conferma di tutto ciò anche su Pinterest sono aumentate, dal 2021 ad oggi, di circa 12 volte le ricerche attinenti a "palestra a casa economica fai da te" e dell'80% (solo quest'anno) quelle relative a "routine di stretching quotidiana".

Alla luce di questi dati risulta complesso decifrare quale sia l'effettivo numero di praticanti sport e attività fisica attualmente.

L'Istat con un lungo report22 presentato nel 2022 prova a riassumere quella che è stata la pratica sportiva in Italia negli ultimi vent'anni (dal 2000 al 2021).

Come primo dato constatiamo che le persone con almeno 3 anni di vita che svolgono qualche tipo di attività fisica sono aumentate dal 59,1% al 66,2%. I sedentari nello stesso periodo sono scesi dal 37,5% al 33,7% (figura B2).

Fra i generi rimangono gli uomini (col 39,8%) a svolgere più attività fisica continuativa rispetto alle donne (ferme al 29,6%), anche se il gap in questi ultimi vent'anni si è ridotto quasi del 30%.

Per quanto riguarda le fasce d'età la popolazione più attiva risulta quella compresa tra i 6 e i 24 anni, dove solo 2 persone su 10 risultano sedentarie. Nel 2021 i praticanti dichiarano in maggioranza di prendere parte all'attività fisica 1 o 2 volte a settimana (per il 49,2%), dato seguito da tre o più volte (al 34,0%) e infine chiude meno di 1 volta a settimana con il 16,8% del totale.

Ad incidere sul regolare esercizio ginnico troviamo anche altri fattori (immagine B3): In primis la collocazione geografica, dove al nord e al centro Italia si pratica più sport rispetto al sud.

Inoltre si osservano delle differenze anche a seconda del titolo di studio: i laureati risultano i più attivi con il 51,2% dei praticanti, seguiti dai diplomati (al 38,6%), concludono le persone in possesso della licenza media (solo al 15,6%).

Infine, guardando al mondo relativo a bambini e ragazzi (fascia compresa dai 3 ai 17 anni), si nota come siano diversi fattori familiari ad incidere sull'avvio alla disciplina sportiva. Chi possiede entrambi i genitori praticanti uno sport nella stragrande maggioranza dei casi (per il 75,2%) si allena di conseguenza.

Incide anche lo status economico dove il 49% dei bambini con una condizione adeguata svolge un'attività rispetto al 39% di chi si trova più in difficoltà.

Per ultimo, secondo il sondaggio, anche il contesto culturale aiuterebbe, i genitori con un titolo di studio più alto sono più inclini ad iscrivere i propri figli ad uno sport.

Il 2022, secondo i dati Istat, ha registrato un anno di flessione rispetto al periodo precedente. Si sono incrementati solamente i risultati relativi allo sport continuativo, saliti dal 23,6 al 26,3%. Si abbassano invece sia lo sport svolto in modo saltuario (da 10,9 a 8,3%) che il dato relativo a solo qualche attività fisica (da 31,7 a 28,2%).

La piattaforma Sportclubby (utilizzata da circa 1 milione di utenti e da 1.000 strutture in tutta Italia) ha realizzato per l'Osservatorio Valore Sport un report23 intitolato "Sport trend 2023", attraverso anche la collaborazione del CONI, riguardante le tendenze relative all'anno in corso intervistando oltre 2.000 sportivi.

Risultano in aumento la voglia di fare movimento, che si attesta al 61% degli utenti, e la possibilità di gestire il proprio abbonamento o le lezioni tramite app (per il 43%), dato registrato soprattutto nella fascia degli under 35. Tra i servizi più richiesti troviamo: schemi nutrizionali personalizzati (qui il parere di un esperto è necessario); programmi di lavoro per allenarsi in proprio e trovare nuovi compagni di allenamento.

Un utente su tre inoltre mostra interesse per provare nuovi tipi di sport all'interno dell'anno. Il calo registrato dei praticanti nel 2022 viene attribuito dagli intervistati ad una ridotta quantità di tempo, anche se le previsioni sembrerebbero suggerire un'inversione di tendenza nel prossimo periodo con una riduzione della sedentarietà pari al 10%.

Le ragioni di un ritrovato interesse per lo sport sono contenute per il 48% del campione nella volontà di ritrovare uno stile di vita più sano per il benessere fisico e psicologico. Tra i motivi per allenarsi le risposte più selezionate sono state: per il 62% avere meno problemi di salute derivanti dalla sedentarietà, al 54% contrastare ansia, depressione e stress e al 26% per favorire le occasioni di socialità.

Le tendenze relative al modo di tenersi in forma nel prossimo futuro sono indirizzate verso una personalizzazione del servizio, l'utente vuole sentirsi al centro dell'allenamento. La pratica sportiva deve risultare accessibile per il destinatario, che essa sia svolta a casa (per mancanza di tempo) o in un luogo dedicato (per stimolare la socialità).

Attraverso il supporto del mondo digitale il servizio deve dimostrarsi agile, smart, trasversale ed in grado di rispondere alle diverse esigenze. Queste possono risultare anche molto differenti tra loro come, ad esempio, la prenotazione di un campo di Padel o il consiglio di un nutrizionista specificato sulla persona.

2.2 Accessibilità, impegno adeguato all'individuo

La chiave che ha condotto a buoni risultati in qualche ramo del mondo sportivo nel recente periodo è stata senza dubbio l'accessibilità. Attività divertenti, da fare in compagnia, facilmente assimilabili, con uno scopo o contornate da una cornice paesaggistica impeccabile hanno riscosso molto successo in questi anni.

Facciamo qualche esempio; guardando nello specifico al tennis, da sempre uno degli sport più praticati in Italia e nel mondo, esso presenta diverse criticità se lo si vuole assimilare in modo efficace in età adulta. Innanzitutto il campo da coprire risulta molto ampio. Il primo colpo per mettere la palla in gioco, ovvero la battuta, richiede concentrazione e manualità, in primis per risultare valido ed in seguito per essere efficace ai termini di una partita. Aggiungiamo la lontananza dalla rete, la ricerca delle palline, la dimensione della racchetta (la distanza tra la mano e il punto di collisione con la pallina è abbastanza ampia), la difficoltà nel capire se la sfera ha colpito la linea o se è sfuggita appena fuori dal rettangolo di gioco. Tutti ingredienti che fanno desistere diversi adulti dal praticare questo sport che rimane per molti aspetti magnifico.

Forte e deciso come un treno, in questi anni, spopola una sua variante che esclude diverse delle criticità sopra elencate, mantenendo però tutti i lati legati al divertimento, ossia il Padel.

Il padel porta con sé numeri da capogiro riguardanti gli ultimi periodi e il trend non sembra fermarsi nella sua continua crescita. Gli attuali praticanti nel paese ammontano a 1,2 milioni rispetto agli 800.000 del 2022,i tesserati alla federazione FIPT rispetto al 2019 sono aumentati del 489%, precisamente da quasi 9.000 a più di 50.00024. A questo si aggiunge che più persone vogliono giocare più aumenta la richiesta di strutture per usufruire del servizio. Ad oggi i campi dedicati superano le 7.000 unità (figura B6) con una crescita anche qui costante e a tre cifre rispetto al 2020 (+278%).

La visibilità sui social network data da tanti ex sportivi professionisti di altri sport, la possibilità di seguire le partite sul televisore e l'organizzazione di tornei importanti non fanno altro che aumentarne l'attrattiva. Quest'estate si è svolto a Roma il BNL Italy Major, evento che ha coinvolto i migliori giocatori del circuito e ha visto l'esordio ufficiale del movimento femminile.

L'esplosione del padel non riguarda solo il nostro paese, nel mondo si contano 25 milioni di praticanti, dove l'epicentro è racchiuso in Spagna (con 6 milioni di iscritti) e in Argentina (2 milioni di giocatori).

Nel precedente capitolo dedicato all'alimentazione si è vista una maggiore attenzione da parte dei cittadini rivolta al benessere e ad un buono stato di salute. Sono molteplici le storie degli ultimi anni riguardanti persone che hanno deciso di approcciarsi allo sport per rimettersi in gioco. Ad esempio per recuperare dopo una brutta malattia, stati di obesità, anoressia o semplicemente che non si sentivano a proprio agio con il loro aspetto.

Da qui parte il percorso di numerosi praticanti in diverse discipline del fitness, come CrossFit, Functional Training, Calisthenics o qualche variante della Boxe. Questi cammini spesso hanno come punto d'arrivo una manifestazione dove attestare il cambiamento intrapreso. Tra i più in voga in questi anni troviamo la Spartan Race.

Diffusa ormai in tutto il mondo, si tratta di gare svolte su percorsi ad ostacoli divise per difficoltà dove l'obiettivo è riuscire a completare tutto il tracciato. Sul sito ufficiale della federazione (www.spartan.com) si trova un'ampia sezione dove vengono racchiuse le storie dei partecipanti. Alla domanda "Why you race?" troviamo motivazioni molto forti come sconfiggere la depressione, l'alcolismo, l'obesità, ecc.

Quello che sembra essere un punto d'incontro tra tutti i partecipanti è possedere una ragione per allenarsi, per provare a superare i propri limiti e per misurare la propria forza di volontà.

In Italia tra le principali corse organizzate troviamo quella di Gubbio che quest'anno ha coinvolto quasi 5.000 atleti25 e altrettanti spettatori.

Le competizioni organizzate sono dislocate su tutto il territorio nazionale e dal 2014 (prima data italiana) ad oggi non hanno mai smesso di coinvolgere persone in cerca di riscatto.

Un ultimo trend, utile a mantenersi attivi, riguarda il percorrere itinerari naturalistici immersi in paesaggi mozzafiato (il nostro paese ne è ricco), in particolar modo in mete montane.

Eseguendo una semplice ricerca su internet appaiono numerosi sentieri e relative indicazioni su come intraprenderli, si possono trovare tragitti brevi ma anche percorsi riguardanti più giornate. Tra le mete più gettonate di questi anni troviamo le Dolomiti, autentico paradiso naturale, dove spopolano trekking, vie ferrate, cicloturismo e canyoning.

Un esempio di passaggio molto frequentato lo si trova nella ciclabile della Drava che porta da San Candido a Lienz. Lunga 44 chilometri attraversa il confine tra Trentino ed Austria e complice un percorso quasi privo di salite risulta indicata per tutti i tipi di sportivi.Restando nelle Dolomiti ma parlando di impegni motori più consistenti, riscuote grande successo la Cortina Dobbiaco Run26, corsa di 30 km immersa nella natura con vista sulle famose tre cime di Lavaredo. Quest'anno la manifestazione è giunta alla sua 23° edizione ed ha visto parteciparvi 2.000 atleti (numero massimo consentito). Da registrare un significativo aumento nelle iscrizioni da parte delle donne (600 le registrate). L'organizzazione visto il successo e la grande richiesta di pettorali negli anni ha organizzato anche diverse varianti della gara. Tra le più suggestive troviamo la spring night run (aperta sempre a 2.000 persone) e la winter night run, gara notturna che si svolge a temperature vicine agli 0°.

L'attrattiva dello svolgere attività in ambienti montani dura tutto l'anno. Nei mesi invernali, quando il meteo è più rigido, tra gli allenamenti più in voga si è riscoperto l'uso delle ciaspole, usate per percorrere itinerari immersi nella natura muovendosi sulla neve incolta. Le camminate sulle racchette vengono organizzate in tutta Italia. Le più frequenti si trovano al nord e attraversano diversi paesaggi Alpini, anche se non mancano al centro (ad esempio nel Parco d'Abruzzo) e al sud (nel Parco regionale del Partenio in Irpinia).

Guardando ai numeri degli sport svolti su neve quest'anno27 si registra un +1,7% dei praticanti complessivi (che si attestano ad oltre 4 milioni di persone). In incremento lo sci, lo sci alpinismo (quello praticato fuoripista), lo sci di fondo e le ciaspole. In netto calo invece troviamo le altre discipline e lo snowboard (figura B7).

A conferma della crescente affluenza la SkiArea Campiglio, Pinzolo e Folgarida Marilleva ha recentemente raggiunto un nuovo record28 in termini di visitatori giornalieri annotando circa 25.000 primi ingressi in data 8 Dicembre 2022.

2.3 Effetti sulla salute

Mantenere uno stile di vita attivo è il miglior modo per prevenire diverse patologie. Praticare sport è un ottimo alleato alla salute e sono molti i benefici derivanti di cui siamo a conoscenza oggi (immagine B8).

Il principale guadagno derivante dal fare attività motoria è senza dubbio in termini di longevità. A dirlo è la scienza, sono numerosi infatti gli studi che affermano che praticare sport allunghi la vita. L'allenamento è un grande alleato nel rallentare i segni dell'invecchiamento e non è necessario fare attività in stile ironman per beneficiare di effetti positivi.

Una combinazione ideale è rappresentata dal combinare esercizi aerobici con quelli di forza (utili in età avanzata a non perdere eccessiva massa muscolare) entrambi per una manciata di ore a settimana.

Qualche esempio? Per trarre benefici attraverso un allenamento cardio basta svolgere attività moderatamente intense come una camminata veloce o praticare nuoto o bicicletta. Per gli esercizi di resistenza invece sarebbe utile vincere una forza esterna utilizzando ad esempio manubri, kettlebell, fasce elastiche, ecc.

Un obiettivo importante è riuscire a mantenere nel lungo periodo l'allenamento settimanale. Per farlo sarebbe d'aiuto riuscire a trovare un'attività stimolante, divertente preferibilmente da fare in compagnia. Anche allenarsi alla luce del sole è un buon accorgimento in termini di salute, i raggi favoriscono la produzione di vitamina D che è correlata ad un minor rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.

Infine praticare uno sport deve sempre rimanere un piacere, è riconosciuto che svolgere attività fisica aiuti a scaricare i livelli di stress accumulati durante la giornata. La necessità di allenarsi non deve mai arrivare ad essere una fonte di ulteriore stress per il nostro organismo.

Lo sport è un elemento chiave alla lotta contro la sedentarietà, fattore che non rappresenta un modo naturale di utilizzare il corpo umano. Il nostro sistema è progettato al movimento e se è conclamato che allenarsi porti con sé dei benefici è altrettanto vero che condurre una vita sedentaria aumenta i fattori di rischio, arrivando anche a percentuali simili a quelle relative ai fumatori moderati, o chi è affetto da ipercolesterolemia o ipertensione29. Per intenderci, è sbagliato pensare che non muovendosi non si ottengono né benefici né peggioramenti e ci si mantiene ad un livello normale.

Fare sport fa bene a tutte le età e non è mai tardi per iniziare. C'è sempre una buona ragione per restare attivi che a praticarlo sia un neonato, un bambino, un adolescente, un adulto o un anziano.

Nelle donne, allenarsi può essere un valido alleato anche durante il periodo di gravidanza (a meno di motivazioni specifiche), sia per la salute del feto che per quella della futura mamma, riducendo dolori e stress.

Particolarmente importante per la salute delle donne (e spesso sottovalutato in termini di informazione) è la correlazione esistente tra attività fisica e il rischio di osteoporosi. Si tratta di una patologia che colpisce per l'80% il sesso femminile30 e consiste nella perdita di massa ossea con una conseguente demineralizzazione del tessuto.

Il corpo umano raggiunge il picco di densità ossea tra i 20 e i 30 anni per poi iniziare a perderne progressivamente contenuto. Questo porta con il proseguimento dell'età, soprattutto dopo la menopausa, ad una fragilità evidente e ad un conseguente aumento di rischio di fratture e limitazioni nel movimento.

L'attività fisica contribuisce in maniera significativa ad aumentare e accumulare la massa ossea presente nel nostro corpo, in particolare durante lo sviluppo, rafforzando il nostro apparato e prevenendo eventuali carenze future, riducendo così il rischio di sviluppare l'osteoporosi. E' molto importante quindi fare informazione e prevenire questa patologia sviluppando l'attività motoria in periodi d'età chiave.Analizziamo infine qualche dato: secondo quanto riportato dall'AIRC31, svolgere attività fisica in modo regolare e seguendo le indicazioni dell'OMS (150-300 minuti di attività settimanale moderata) ridurrebbe, fra gli altri, del 30-40% la possibilità di sviluppare il cancro al colon, del 20-40% quello dell'endometrio e del 20% quello al polmone.

Secondo un recente studio americano32, che ha coinvolto più di 100.000 persone, associare esercizi aerobici a quelli di forza in modo continuativo riduce il rischio di morte prematura dal 41 al 47% dei casi.

In un'altra ricerca33 si è notato come la sedentarietà possa incidere sulle aspettative di vita. Le donne di mezza età inattive hanno mostrato un tasso di mortalità superiore del 52% su tutte le cause (in particolar modo quelle correlate al sistema cardiovascolare) e le persone che negli ultimi 5 anni sono passate da essere sedentarie ad attive hanno visto ridurre del 44% il rischio di morte prematura rispetto a chi è restato inattivo.

L'effetto dell'attività fisica svolta in periodi prolungati può portare ad una riduzione dell'incidenza degli effetti del diabete fino al 40-60% sui sintomi in tre/quattro anni.

In conclusione, appare evidente che se si vuole inseguire la via della longevità l'attività fisica rimane un percorso obbligatorio.

 

3. ALTRI FATTORI

Nei primi due capitoli della ricerca si è constatato come un'alimentazione sana e un discreto impegno fisico costante possano aiutare il nostro organismo a mantenersi in un buono stato di salute. Se questi due rami sono ben presenti nell'immaginario comune come fattori incisivi per intraprendere la via della longevità esistono anche altre vie che sollecitano il corpo a mantenersi giovane.

Per combattere l'invecchiamento, secondo i più recenti studi della medicina anti-age, un fattore incisivo consisterebbe nello stimolare l'organismo al di fuori della sua zona di comfort, spingendolo anche in una zona limite, in modo da far innescare la sua capacità riparatrice.

Entrando nel dettaglio vengono affrontati ora diversi argomenti, come la capacità di convivere con lo stress, lo shock termico, il digiuno e la stimolazione della memoria.

3.1 Stress

Lo stress rappresenta un argomento delicato. L'OMS lo ha definito come "il male del XXI secolo" e la situazione legata alla pandemia di certo non ha aiutato. I suoi effetti si ripercuotono nella vita di tutti i giorni, esso infatti può influire sulla qualità del sonno, nelle decisioni quotidiane, nei rapporti lavorativi e in quelli familiari.

Gli studi dimostrano che lo stress non è solo sentirsi a disagio in un determinato momento, nel tempo può diventare un killer che contribuisce a serie patologie come il cancro, il diabete e malattie cardiache.Cosa avviene all'interno del corpo umano? Quando il cervello avverte qualcosa di stressante è come se scattasse un interruttore. I nervi mandano tutto il sistema in sovraccarico innescando una marea di ormoni nel flusso sanguigno. Il respiro accelera, il cuore batte veloce e ci si sente nervosi. Nei momenti di pericolo questa scarica di energia aiuterebbe il corpo a combattere o a fuggire, spegnendo il circuito una volta passato la minaccia, senza lasciare alcun danno.

I problemi si manifestano quando lo stress rimane attivo e in particolare uno di quegli ormoni (il cortisolo) continua a scorrere, influenzando il circuito attacco fuga che non riesce a spegnersi del tutto. Questo col tempo porta ad un esaurimento, che può condurre l'organismo ad avere un sistema immunitario difettoso, pressione alta ed una glicemia elevata.35

Cosa fare per ridurre tutto ciò? Un approccio rivoluzionario per proteggerci dai danni correlati allo stress sarebbe quello di imparare a conviverci instaurando con esso una relazione quanto più sana possibile. Secondo la dottoressa Modupe Akinola36, psicologa sociale della Columbia Business School ed esperta nel campo dello stress, esso fa parte della vita quotidiana ed è inevitabile. Trovare la forza per affrontarlo di petto può aiutarci a gestirlo e a farci stare meglio. È infatti molto facile per la mente riempirsi di paura e di stress. Se ci sente sotto pressione e si crede di non farcela il cervello preme il pulsante antipanico informando il circuito attacco fuga di cambiare marcia e prepararsi al peggio.

A nostro vantaggio però la mente riesce ad influire sugli effetti del corpo. Essere in grado di controllare la risposta allo stress riduce i rischi per la salute. Spesso viviamo situazioni per le quali non siamo preparati, affrontare i problemi della vita reale con calma usando, ad esempio, il dialogo interiore positivo può aiutarci a non sovraccaricare il sistema. Si tratta di riformulare il modo di pensare quando abbiamo un pensiero negativo. Se ci troviamo in difficoltà possiamo chiederci: come posso farlo positivamente e cosa posso ottenere da questa esperienza?

Il dialogo positivo se fatto in maniera consona aiuta a comprendere che il sistema attacco fuga non risponde esclusivamente agli stimoli del mondo esterno ma che anche i nostri pensieri e le emozioni possono influenzare quel circuito.

 

Consigli per aiutarci a gestire i pensieri nel quotidiano si possono utilizzare due tecniche:

La respirazione quadratica: consiste nella sequenza: inspira, trattieni, espira, trattieni. Quattro lati di un quadrato tutti da affrontare per 4 secondi ciascuno.

Più sono stressato più respiro velocemente, più respiro velocemente più sono stressato. È un circolo vizioso. Ma se si riesce a fare respiri lenti e profondi le fibre nervose del petto notano il cambio di movimento e mandano al cervello dei segnali per rilassarlo. Ogni valore nel corpo diminuisce. Dalla frequenza cardiaca, agli ormoni dello stress, fino all'ansia. In ogni circostanza della vita quando si sente il battito cardiaco in aumento si può ricorrere a questa tecnica.

Essa dimostra ancora una volta che i segnali di stress che collegano il cervello al corpo non hanno una sola direzione. Il corpo può restituire tali segnali.

La meditazione consapevole: consiste nel prendersi qualche minuto concentrandosi esclusivamente su tutto quello che si percepisce e si sente in quel preciso momento. Ci si concentra su se stessi, sul proprio corpo, dalla testa ai piedi. E' una tecnica estremamente potente perché non solo ci fa sentire meno stressati nel periodo ma se praticata regolarmente può alterare la reazione allo stress.

Nel cervello la rete che aziona il circuito attacco fuga ha bisogno di essere ipersensibile per tenerci in salvo; il problema è che tutte le pressioni quotidiane possono mandarla in tilt. Gli scienziati ritengono che bastano 8 settimane di meditazione consapevole regolare per ristabilire le connessioni nelle parti chiave del cervello che ci limitano nel reagire eccessivamente a ciò che potrebbe stressarci.

Recentemente si è notato che diverse esperienze adrenaliniche in cui ci si mette in una situazione estrema (come lo Slackline,il bungee-jumping, canyoning) aiutino ad affrontare in seguito quella che è la risposta allo stress quotidiano.

Ovviamente portare il proprio corpo al limite non è un'esperienza che tutti sono disposti a fare ma utilizzare le tecniche sopracitate, non solo in momenti di stress acuto ma anche nella vita quotidiana ha uno stretto rapporto con la longevità a lungo termine.

Ritornare ai valori minimi in modo naturale porta ad essere meno a rischio di malattie cardiovascolari e di essere ricoverato in ospedale quando ci si ammala.

In poche parole siamo noi ad influenzare la nostra longevità attraverso i pensieri perché la storia che raccontiamo a noi stessi diventa la nostra realtà.

3.2 Shock termico

Sottoporre il corpo a temperature estreme potrebbe condurre l'organismo a vivere più a lungo.

Si pensa che restare ad una temperatura confortevole sia l'ideale per mantenersi in salute nel lungo periodo. Una nuova scienza ritiene che adeguarsi al freddo estremo e al caldo estremo potrebbe costringere il corpo ad aumentare le sue difese e a potenziare i suoi microscopici sistemi di riparazione.

L'acqua fredda innesca meccanismi di sopravvivenza molto potenti e con il giusto allenamento l'organismo può imparare a controllarli.

Invecchiando il sistema immunitario è sempre più sensibile. Nei vasi sanguigni la presenza di troppe cellule immunitarie può provocare danni collaterali al corpo, causando più problemi che benefici. Uno di questi può essere la conseguente rottura di tessuti e organi detta "infiammazione". Essa alimenta due dei più grandi assassini nel mondo moderno: malattie cardiovascolari e diabete. C'è una teoria secondo cui controllare le reazioni al freddo potrebbe anche aiutare a ripristinare quel sistema immunitario ribelle riducendo il rischio di malattie mortali che si potrebbero incontrare in età avanzata.

Restando in tema, un'altro modo per aumentare la longevità, lo troviamo all'altro estremo delle temperature. E' stato dimostrato che saune regolari migliorano la salute a lungo termine.

Il nostro corpo durante una sauna cerca di raffreddarsi. Di conseguenza pompa più forte in modo che il cuore possa rapidamente portare il sangue alle estremità. Questo meccanismo porta con sé una serie di benefici, contrastando le malattie cardiovascolari, in un modo simile a quello che avviene durante l'esercizio fisico.

Inoltre sottoposto a shock termici, nel processo di adattamento, il nostro corpo ci protegge aumentando la produzione di speciali molecole chiamate "proteine dello shock termico (HSP)" che sono estremamente efficaci nella lotta contro le malattie.

Anche se nel nostro aspetto possiamo sembrare in forma, all'interno nel profondo delle cellule mucchi di spazzatura molecolare si accumulano con l'avanzare dell'età. Accumulare quei rifiuti potrebbe creare demenza senile, malattie cardiovascolari, cancro. Il caldo secco della sauna segnala al corpo di inviare una squadra di pulizia: le proteine dello shock termico. Questi piccoli elementi lavorano per sistemare la spazzatura, per dare alle cellule la pulizia necessaria.Ricapitolando: aumentando la frequenza cardiaca e liberando proteine dello shock termico, il caldo può fare miracoli.43

I due ambiti in cui la sauna sta avendo i maggiori benefici sono: le malattie cardiovascolari, dove riduce di circa il 50% il rischio di morte; e il morbo di Alzheimer, dove vi è una riduzione di circa il 65/66%.

Questo supera praticamente qualsiasi farmaco che possiamo immaginare e si ottiene solamente grazie alla sauna con una temperatura di circa 76°c.

 

Consigli

Per quanto riguarda i benefici derivanti dal freddo non è necessario spingersi fino ad esperienze estreme, come immergersi in acque gelide. Secondo uno studio45 le persone che ogni giorno terminano la doccia con 30 secondi di acqua fredda si assentano il 30% in meno per malattia dal lavoro.

Per inserire lo shock termico nella routine si può ricorrere a: bagni di ghiaccio la mattina presto fino a tre volte alla settimana; saune regolari di 20 minuti a circa 80° e per l'appunto acqua fredda negli ultimi 30 secondi di ogni doccia.

3.3 Digiuno

Di tutte le cose che allungano la vita il digiuno periodico potrebbe essere la cosa più efficace.

Oggi si è circondati da un accesso illimitato al cibo, è normale fare ad esempio 3 pasti + 2 spuntini durante l'arco della giornata. Questo rappresenta una novità relativamente recente per la nostra specie. I nostri antenati passavano giorni senza mangiare e nonostante ciò avevano la forza di andare a caccia durante i periodi a stomaco vuoto.

Ci sono molti modi per affrontare un digiuno, esistono diversi protocolli anche se tutti hanno una cosa in comune: la riduzione della quantità di calorie da consumare. Se si vuole affrontare questo impegno è bene partire gradualmente e farsi consigliare inizialmente da un esperto. Una volta raggiunta una certa stabilità si può programmare un percorso ideale.

Secondo il dottor Peter Attia, noto per la sua esperienza nella ricerca sull'estensione della vita e sul miglioramento della salute generale delle persone46, dai tre ai quattro giorni di digiuno rappresenta un arco di tempo nel quale si fa abbastanza per cambiare il modo in cui il corpo interagisce con l'assenza di nutrimento. Facendo in sostanza una specie di riavvio del nostro organismo.

All'inizio ci si sente bene, si consuma l'energia dell'ultimo pasto. Una volta finita però si comincia a sentirsi peggio.

Il cibo contiene glucosio, il carburante che alimenta trilioni di cellule sane nel corpo. Esso però nutre anche qualcos'altro: le cosiddette cellule zombie. Queste sono cellule vecchie e danneggiate che purtroppo non sono state eliminate. Con il rilascio di fanghi tossici possono infettare quelle sane, accelerando il processo di invecchiamento. Questo genera fenomeni come la perdita di capelli, le rughe, la comparsa di artrite, il cancro e la demenza.

Ciò che gli scienziati hanno scoperto è che quando digiuniamo e interrompiamo l'apporto di glucosio, le cellule zombie perdono l'energia privandole del loro potere. 

Il secondo giorno a base di acqua è molto difficile, la causa di ciò è che le riserve primarie di glucosio del corpo trattenute nel fegato e nei muscoli iniziano a esaurirsi rapidamente. Il risultato è che ci si sente stanchi e debilitati.

Come facevano i nostri antenati anche dopo giorni senza cibo a trovare l'energia per cacciare? Quando una persona smette di mangiare si attiva una nuova risorsa all'interno dell'organismo.

Nel momento in cui c'è abbondanza di cibo, il corpo immagazzina energia in eccesso sotto forma di grasso sottocutaneo e grasso viscerale. Quando il cibo scarseggia quel grasso viene inviato al fegato che lo trasforma in una fonte di energia alternativa chiamata chetoni. Questi chetoni forniscono la fonte di energia d'emergenza non solo per il corpo ma anche per il cervello.

Durante la spinta di energia sembra anche che i chetoni favoriscano la concentrazione mentale, rafforzano la capacità di vedere, sentire e percepire cose nell'ambiente che normalmente non saremmo in grado di fare.

La produzione di chetoni si intensifica proprio quando una persona (o un cacciatore) ne ha più bisogno.

L'eliminazione di cellule zombie va di pari passo con la produzione di chetoni e il corpo inizia ad adattarsi a ciò che succede.

Una volta che un essere umano passa tre giorni senza cibo, si ritiene che si verifichino alcuni cambiamenti biochimici sorprendenti con benefici significativi sulla longevità.

Le cellule zombie tossiche che invecchiano il corpo non rappresentano l'unico problema. Anche all'interno delle cellule sane si trova dell'usura. Gli scienziati ritengono che in assenza di cibo quelle cellule possano autoripararsi, correggendo il danno, rimuovendo gli scarti ed eliminando eventuali problemi sul nascere.

Durante il quarto giorno a livello microscopico all'interno del corpo c'è una guerra in corso. Digiunando si combattono le cellule zombie e si riparano quelle sane e questo vuol dire una vita più sana e più lunga.

Se svolto nei giusti termini il digiuno consiste in una breve sofferenza per un beneficio a lungo termine.

La scienza ha appena iniziato a capire i benefici del digiuno in termini di longevità anche se nel mondo esistono culture e religioni che hanno messo per millenni il digiuno al centro delle loro pratiche (al giorno d'oggi troviamo ad esempio il popolo Amhara in Etiopia).

 

Consigli

Durante i periodi di digiuno intermittente un segreto è quello di tenersi impegnati, cercando di distrarsi dalla fame. Buona chiave per affrontare il digiuno è concentrarsi e capire perché lo si fa, trovando la motivazione per sopportare il tutto.

Idratarsi correttamente è fondamentale, consumare almeno 2-2,5 litri di acqua al giorno per favorire l'eliminazione dei residui azotati.

Per inserire il digiuno nella routine quotidiana possiamo gradualmente: evitare di mangiare prima di mezzogiorno qualche volta a settimana; digiunare per 24 ore una volta al mese e infine digiunare per quattro giorni una volta all'anno.

3.4 Memoria

I nostri ricordi dovrebbero durare per sempre, sono ciò che ci plasma e ci rende chi siamo, l'idea di dimenticare la vita vissuta o gli affetti familiari rappresenta un'alternativa sgradevole.

Spesso non si pensa a quello che sarà il nostro stato in futuro, soprattutto da giovani. Il focus è rivolto in gran parte alla salute fisica, all'apparenza di sembrare in forma e si pensa poco alla salute del cervello. Patologie come il morbo di Alzheimer si sviluppano fino a 15/20 anni prima che insorga la sua sintomatologia,49 prendersene cura con il giusto anticipo è fondamentale per prevenire i rischi legati alla malattia.

In altri termini, se si vuole inseguire la via della longevità dovremmo dedicare tanto tempo ad allenare il corpo quanto ad allenare il cervello.

In che modo? Nuove sfide possono stimolare le connessioni neuronali ed estendere la cosiddetta "plasticità cerebrale" migliorando così le funzioni cognitive. Un esempio per aiutare a preservare la memoria è ricorrere a pratiche come l'orienteering. Lo scopo è quello di addentrarsi nell'ambiente circostante ed esplorare l'entroterra sfruttando solo la forza del cervello. Per farlo meglio farsi accompagnare da qualcuno, il contatto sociale è fondamentale per sollecitare la mente. Il processo utile a capire la giusta direzione da percorrere è uno dei compiti più complessi che il nostro cervello può svolgere. Ha sede in una regione che è fondamentale nel modo in cui elaboriamo l'ambiente. Essa si chiama "ippocampo" e rappresenta il centro della memoria del cervello.

L'ippocampo è una piccola struttura a forma di cavalluccio marino. Si trova sia nell'emisfero cerebrale destro che in quello sinistro. È una sorta di mappa che contiene i nostri ricordi e le chiavi per accedervi.

Quando invecchiamo l'ippocampo si restringe ed è una delle prime aree colpite da malattie come il morbo di Alzheimer. Se riusciamo a stimolarlo con attività come l'orientamento esso diventa più grande e più sano. Si creano inoltre nuove connessioni e nascono nuove cellule cerebrali. Secondo gli scienziati, più l'ippocampo è in salute, più aumenta la possibilità di prevenire il declino cognitivo legato all'età.Il nostro cervello si è evoluto in spazi aperti, esistono studi che dimostrano come il contatto con la natura è rigenerante per le nostre capacità cognitive.

La ricerca rivela che quando siamo in contesti urbani i modelli visivi creati dall'uomo, gli innumerevoli rumori e le distrazioni, richiedono grande quantità di energia mentale per svolgere le funzioni chiave del cervello. Di conseguenza la memoria, il problem solving e la concentrazione peggiorano. E non finisce qui stare a contatto con la natura diminuisce i livelli di stress riducendo i fattori di rischio e promuovendo la longevità.

È stato dimostrato che anche solo una passeggiata al parco di 20 minuti senza controllare il cellulare, abbassi significativamente i livelli di cortisolo (l'ormone dello stress). Trascorrere del tempo con altre persone fa bene al nostro cervello. L'uomo è infatti un animale sociale: interagire con gli altri incoraggia a imparare, ispira, apre in nuove prospettive sul mondo. Se si resta isolati il rischio di sviluppare la demenza aumenta.

Un altro aspetto molto importante è quello legato al sonno, momento in cui il cervello si rigenera.

Anche una sola notte in cui non si dorme causa un accumulo di tossine che predispone gli individui a sviluppare l'Alzheimer.

Il sonno non solo ha un'importante funzione guaritrice a breve termine ma è anche in grado di proteggerci da malattie croniche. Mentre dormiamo le informazioni superflue che si accumulano durante il giorno vengono spazzate via da un dispositivo di smaltimento chiamato "sistema glinfatico". Invecchiando (soprattutto quando non si dorme bene) questa operazione di pulizia si indebolisce. Come conseguenza i rifiuti tossici si accumulano più velocemente di quanto vengano smaltiti. Il risultato è che i lavori si inceppano causando infiammazione e potenzialmente portando al morbo.

Anche svolgere un buon training fisico si rivela utile in termini di esercizio mentale. Quando ci alleniamo l'organismo rilascia una sostanza che nutre il cervello promuovendo la crescita e il benessere dei neuroni. Molti studi54 dimostrano che un regolare esercizio fisico dopo i 40 anni può ridurre le probabilità di sviluppare l'Alzheimer di quasi il 50%. L'esercizio unito a sfide cognitive si sta dimostrando uno strumento estremamente potente nella lotta contro la demenza anche in età avanzata.

Perfino il tipo di allenamento influirebbe sull'attività cerebrale. A proposito di questo è significativo un recente studio scientifico55 condotto in Germania dal professore Notger Müller (direttore del german center for neurodegenerative disease).

L'obiettivo della ricerca è scoprire se una disciplina come la danza può portare più benefici ad un cervello in invecchiamento rispetto alla classica attività fisica. Ballare comporta imparare in sequenza movimenti complessi, non rappresenta un'attività ripetitiva come ad esempio una pedalata. La ricerca sostiene che la danza sia un modo migliore per promuovere le funzioni cerebrali perché implica un ardua combinazione di energie mentali e fisiche.

La scienza ha scoperto che il cervello umano è in grado di crescere e sviluppare nuove connessioni anche in tarda età. Lo studio vuole determinare quanto sia efficace il programma di danza nello stimolare questa crescita, cercando riscontri positivi osservando i cambiamenti nella regione del cervello essenziale per la memoria: l'ippocampo.

La ricerca ha avuto esiti sorprendenti, tutto il gruppo di danza ha registrato un incremento di volume maggiore nell'ippocampo rispetto a quelli che hanno svolto un classico allenamento "convenzionale". Secondo i risultati la danza ha un grande potenziale nel migliorare le funzioni e le strutture cognitive, prevenendo i casi di demenza in futuro.

 

Consigli

Il cervello è stato usato dall'uomo per millenni per orientarsi sulla terra ed esplorare il mondo. Per stimolare il sistema cognitivo possiamo: sfidare la mente e il corpo con nuove esperienze e immergerci nella natura lontano dalle distrazioni e dallo stress della vita moderna, condividendo l'esperienza con le persone care. Non avere il GPS e orientarsi da soli è un modo semplice e efficace per mantenere attivo il cervello preservandone forza e resilienza.

Per migliorare la durata e la qualità del sonno si possono intraprendere semplici abitudini, come andare a letto e svegliarsi ad orari regolari. Inoltre si dovrebbe ridurre lo stress prima di dormire, controllando meno e-mail e social media.

Avere un regime di sonno regolare non è l'unica cosa su cui lavorare. Molte delle abitudini che abbiamo già analizzato nei precedenti paragrafi possono aiutare a prevenire patologie cerebrali future. Attraverso l'esercizio fisico, digiunando periodicamente e avendo una dieta sana si combatte l'invecchiamento cellulare che può contribuire alla malattia di Alzheimer. Anche cercare di ridurre i livelli di stress può aiutarci a proteggere la nostra memoria. Inoltre è stato dimostrato che un calo o un aumento drastico della temperatura corporea riduce il rischio di sviluppare il morbo in età avanzata.

Nessuna di queste azioni è una medicina amara e difficile, si tratta di abitudini che tutti possiamo intraprendere più spesso.

 

CONCLUSIONI

Lifelong è un termine inglese usato per indicare qualcosa che ci accompagna per tutta la vita e la salute (health) è una sorta di convivente inseparabile dalla quale abbiamo sempre una lezione da imparare. In questa ricerca si è voluto analizzare la realtà quotidiana dove sembra essere sempre più presente nel pensiero comune un'attenzione alla salute e una ricerca meticolosa a favorire i fattori della longevità.

Nei primi due capitoli lo studio si è focalizzato su quelle che sono le nuove abitudini da parte dei consumatori. Nel primo, dopo aver introdotto i differenti principi nutritivi, si è esaminato attraverso diverse indagini quelle che sono le nuove tendenze alimentari in atto. Appare abbastanza evidente che, in particolare dopo il periodo pandemico, le persone abbiano più interesse a comprendere gli alimenti che acquistano e le conseguenze che questi possono avere sulla salute. Informarci su ciò che compriamo, fare attenzione alla provenienza e freschezza del prodotto è un elemento importante se si vuole vivere in modo più consapevole. Da registrare inoltre un aumento nel mercato legato alle proteine vegetali a discapito di quelle animali, condizionate sia da problemi ambientali che di salute (se consumate in eccesso).

Nel secondo capitolo l'attenzione è stata rivolta alla partecipazione all'attività fisica. Durante il periodo pandemico molte persone avendo più tempo libero hanno deciso di allenarsi, utilizzando lo spazio disponibile, anche all'interno delle proprie abitazioni. Dispositivi indossabili, piccoli attrezzi, applicazioni dedicate hanno raggiunto numeri record e il loro mercato non sembra destinato a fermarsi. La parola chiave nello sport odierno è accessibilità: ci si allena ai propri orari, sperimentando nuove discipline, meglio se alla portata di tutti e in compagnia. Tra gli attuali trend troviamo sicuramente il paddle, sport che incanala alla perfezione tutte le esigenze moderne; risulta in crescita anche l'attività motoria all'aria aperta. Tenerci in movimento, spronare il nostro corpo non porta altro che vantaggi e questo lo si percepisce a tutte le età.

Continuando nella fotografia attuale, nel terzo capitolo ci si è spinti fino a quelli che sono i limiti per perseguire la longevità. Attraverso l'analisi di diversi recenti studi si è analizzato come possiamo rallentare i segni del tempo. Per farlo dovremmo: imparare a gestire lo stress, stimolare l'attivazione di particolari sistemi riparatrici del corpo (le proteine dello shock termico e l'autofagia nel digiuno) ed esercitare la nostra memoria.

Disponiamo quindi di diversi strumenti sui quali fare affidamento per prenderci cura della nostra salute, esistono però dei fattori su cui possiamo incidere meno, tra questi:

- La genetica, dove si possiede ciò che si è ereditato in origine. Certe caratteristiche sono definite all'interno del nostro codice. Conoscerle e agire di conseguenza, facendo un piano mirato sull'individuo può essere una buona soluzione per prevenire eventuali patologie e migliorare piccole mancanze individuali.

- L'ambiente, troviamo aree geografiche dove la qualità di aria, agenti inquinanti, polveri sottili, cibo, socialità sono migliori rispetto ad altre. Esistono dei territori classificati come zone blu dove si incontrano tutti questi fattori ed è dimostrato che la vita sia tendenzialmente più longeva in confronto al resto del pianeta. Attualmente ne abbiamo 5: la regione dell'Ogliastra in Sardegna, l'isola di Okinawa in Giappone, la penisola di Nicoya in Costa Rica, l'isola di Ikaria in Grecia e la città di Loma Linda in California. I fattori comuni che condividono i conviventi in questi luoghi sono: una grande esposizione al sole e all'aria aperta, la vita legata alla natura e alla comunità rurale dove spesso si mangia ciò che si è coltivato sul posto. Un'identità sociale che si mantiene forte e intatta in tutte le età ed un forte attaccamento ad amicizie e famigliari.

- Il tempo. Sperimentando la scienza della longevità abbiamo analizzato molti aspetti per rallentarlo. Ma qualsiasi cosa si provi prima o poi la vecchiaia arriverà. Quindi che cosa si può fare? Gli scienziati della longevità credono che un'ulteriore chiave per avere una vita più lunga e sana non sia combattere l'invecchiamento, ma accoglierlo.

La fase di invecchiamento è un momento delicato, in molti lo contrastano e lo rinnegano. Tutto ciò ha un effetto diretto e forte sul nostro corpo tramutandosi in una forma di stress che fa male alla pressione sanguigna, alla vita ormonale e al sistema neurochimico. Sempre più pubblicazioni scientifiche sostengono che, accettando la realtà, trovando un modo per adeguarsi all'invecchiamento saremo più felici, meno depressi e forse davvero vivremo più a lungo.

Accettazione significa lasciare che il cambiamento avvenga. Ci sono certe battaglie che non si possono vincere. Aprirsi è un passaggio fondamentale nel percorso.

Di solito le persone hanno un rapporto strano con l'invecchiamento, ne sono spaventate. In verità invecchiare è un grande privilegio. Esistono diversi pazienti affetti da gravi patologie che non vorrebbero far altro che vedere avanzare i propri anni.

La vita può prendere una piega sbagliata in un qualsiasi momento. A tal proposito è significativa una recente storia riguardante la nuotatrice giapponese Ikee Rikako.

Dopo aver stabilito diversi record a livello giovanile, l'atleta nipponica specialista nello stile a farfalla si stava preparando a quella che probabilmente sarebbe stata la più grande manifestazione della vita, ovvero i Giochi Olimpici del 2020 organizzati nel suo paese natale, Tokyo.

Nel febbraio del 2019 è però costretta a fare i conti con una diagnosi di leucemia contratta a soli 19 anni. Costretta ad uno stop forzato la giovane atleta non ha mai smesso di lottare, rendendo ogni giorno utile ad ottenere un piccolo miglioramento. Inizialmente in lei ha prevalso la paura di non poter più tornare in vasca perché essere un'atleta è stata l'unica cosa che aveva fatto durante la vita. In seguito, raggiunto qualche progresso, la gioia di allenarsi ha prevalso. Ikee è riuscita a sconfiggere la malattia in soli 19 mesi. La ragazza non ha la certezza che non si ammalerà più, tecnicamente sarà fuori pericolo se non avrà ricadute nei prossimi 5 anni, ma ha capito che questa non è una situazione che può controllare. L'unica cosa su cui può agire è "pensare a cosa fare per poter cambiare il proprio futuro", e in particolare "concentrarsi su quanto voglia vivere in questo momento focalizzandosi su cosa può fare a questo riguardo". L'arrivo della pandemia e il conseguente ritardo nell'organizzazione dei giochi gli hanno permesso di provare un ultimo tentativo per ottenere il pass per le Olimpiadi. Attraverso tutta la forza di volontà mostrata in precedenza la nuotatrice è riuscita a qualificarsi per la gara di staffetta mista. Anche se non ha avuto i riconoscimenti ed il palcoscenico che avrebbe conquistato se non si fosse ammalata, il solo fatto di essere riuscita a partecipare all'evento ne hanno fatto un esempio di tenacia e resilienza. Dimostrandosi una fonte di grande ispirazione per tutti quelli che sono messi di fronte ad un periodo difficile.

La storia dell'atleta nipponica ci ispira a non dare nulla per scontato, ad immergerci in ogni istante. Il tempo di ognuno è prezioso.

Si dovrebbe imparare, per quanto difficile, a vivere il momento, lasciando andare gli avvenimenti negativi accaduti nella vita e godendosi il viaggio. Vivendo ogni giorno a pieno.

Siamo in possesso di diverse teorie e studi che possono aiutarci a vivere la vita in modo più salutare e questo in qualsiasi fase di essa ci troviamo. Prendersi cura di sé, in particolare dopo aver visto tanti problemi durante il periodo pandemico, sembra un aspetto fondamentale nelle persone al giorno d'oggi. Avere dei comportamenti virtuosi e consapevoli non deve mai tramutarsi in una battaglia ossessiva all'invecchiamento perché non è altro che un processo che fa parte della vita. Invecchiare non deve essere visto come un fallimento.

Decidere come affrontare il presente, prendendo consapevolezza dei propri mezzi, è il primo passo da intraprendere per vivere una vita più lunga e più sana.


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