Volta la carta

IL FREDDO INVERNO DEL 1981

banconote dei dollari del pallone da calcio della rappresentazione d 77361754

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Era ancora troppo giovane per sapere che la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, e che grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato (Gabriel García Márquez)

L’inverno 1980-1981 viene ricordato come uno dei più freddi degli ultimi quarant’anni, con temperature rigide perfino al centro-sud. L’Italia cercava di lasciarsi alle spalle un anno tremendo, uno di quelli che difficilmente si possono dimenticare. Il terrorismo neofascista, quello delle stragi spesso senza colpevoli, continuava a mietere vittime. Il 22 febbraio un giovane attivista di Autonomia Operaia, il romano Valerio Verbano, veniva ucciso da tre uomini armati presso la propria abitazione. Tre mesi più tardi, la stessa sorte toccava al sostituto procuratore della Repubblica di Roma Mario Amato, che da qualche tempo indagava sul “terrorismo nero” senza alcun sostegno. Il 2 agosto era giunto il momento dell’esplosivo: la strage alla stazione di Bologna produce alcuni arresti, ma ancora tante responsabilità non accertate. Nel mistero rimangono anche i fatti del 27 giugno: un aereo dell’Itavia, partito da Bologna e diretto a Palermo, cadeva nel mar Tirreno dopo essersi disintegrato. Ustica porta in dote una serie di teorie, nessuna delle quali accertata da una verità giudiziaria, e un “muro di gomma” ben rappresentato da Marco Risi nell’omonimo film. Il 1980 è anche l’anno delle tensioni tra la FIAT, da sempre in prima linea per quanto concerne licenziamenti e casse integrazioni, e i sindacati confederali. Lo scontro culminava con la “marcia dei quarantamila”, nella quale quadri e impiegati si schieravano al fianco dell’azienda, obbligando di fatto i sindacati a chiudere la vertenza con un accordo al ribasso. Nell’annus horribilis 1980 non poteva mancare un terremoto, quello dell’Irpinia, che in 90 secondi provoca quasi 3000 vittime accertate e una classe politica arricchitasi alle spalle degli sfollati.

Calcioscommesse e integrazione
Io non mi permetterei mai di giocare, si figuri se mi permetterei di vincere, sire (Rag. Ugo Fantozzi)

Italiani popolo di scommettitori. Sin dai tempi dell’Antica Roma era consuetudine giocare d’azzardo su qualsiasi evento, tradizione che si è tramandata nel tempo. Negli anni d’oro del Totocalcio, in cui il pareggio tra Carrarese e Pro Patria poteva veramente valere 800 milioni, gli allibratori provano a fare la voce grossa. Il 1° marzo 1980 il sig. Massimo Cruciani presenta un esposto alla Procura della Repubblica, in cui dichiara di essere stato truffato per centinaia di milioni da alcuni giocatori professionisti. Col socio Alvaro Trinca aveva organizzato un giro di scommesse clandestine, con l’iniziale sostegno di alcuni calciatori di propria conoscenza, ma non tutto aveva girato per il verso giusto e le partite non erano terminate come previsto. Tempo tre settimane e la Guardia di Finanza entra negli stadi, procede con l’arresto di alcuni tesserati coinvolti ma la magistratura ordinaria chiuderà presto il tutto. Seguono alcune condanne di carattere sportivo, per lo più a giocatori a fine carriera, per giunta in tempi molto celeri perché il nuovo torneo si appresta ad iniziare.

Le necessità di elevare la qualità del gioco e di ravvivare l’interesse degli appassionati, ai minimi storici date le recenti vicissitudini, portano la massima serie a recepire alcune novità regolamentari. La principale è data dalla riapertura delle frontiere, con la possibilità per ogni club di ingaggiare un giocatore non italiano. Arrivano campioni del calibro di Falcão, Krol, Brady, Prohaska, Bertoni, ma anche Luis Silvio, del quale un giorno parlerò più approfonditamente.

Dottrina Monroe e Operazione Condor

L’America agli americani (James Monroe)

Per festeggiare il cinquantenario del primo Campionato Mondiale vinto, in Uruguay germina l’idea di un torneo celebrativo. Washington Cataldi, presidente del Peñarol, e Angelo Vulgaris, imprenditore di origine greca, sono la mente e il braccio del Mundialito 1980, le cui partecipanti sono le nazionali ad aver vinto almeno un’edizione del mondiale. Tutte eccetto l’Inghilterra, che declina gentilmente l’invito in favore dei Paesi Bassi. Le occasioni per lucrare sono sempre ben accette, pertanto giunge presto l’avvallo della FIFA di Havelange e quello della federazione locale. Il governo uruguayano intravede nella competizione un’ottima occasione di propaganda, alla luce del tangibile calo dei consensi. E non parliamo di un governo qualunque.

Circa vent’anni prima, il paese dei Charrua era entrato in una crisi economica e sociale senza alcuna soluzione, contraddistinta da inflazione e disoccupazione senza precedenti. L’alternanza al governo tra Partido Blanco e Partido Colorado, entrambe formazioni di destra, non aveva saputo raccogliere il malcontento della popolazione. L’opposizione sociale era rappresentata dai Tupamaros, organizzazione di estrema sinistra che considerava la lotta armata come essenziale per la realizzazione della rivoluzione. Come spesso accade nel dopoguerra, gli USA non rimangono ad osservare. Attualizzando la “Dottrina Monroe” di inizio Ottocento, gli statunitensi rivendicano la propria supremazia nel continente americano e lo rimarcano con azioni concrete, specialmente qualora i governi locali non fossero particolarmente “sensibili” ai loro interessi economici. Succede così in Cile, Paraguay, Brasile, Argentina. È la celebre “Operazione Condor”, un programma di politica estera con il coinvolgimento diretto della CIA, volto a tutelare gli interessi capitalistici a stelle e strisce con la repressione del dissenso, con tutti gli strumenti possibili.

Con l’elezione del colorado Bordaberry, il legame tra militari e governo è più saldo che mai. A tal punto da trasformare il paese in una dittatura civile-militare, con lo scioglimento delle camere e l’istituzione di un Consiglio di stato. Con l’aiuto di “Zio Sam”, vengono ben presto smantellati i vertici dei Tupamaros e del Frente Amplio, ovvero il “cartello” delle sinistre. I militari si stancano presto di Bordaberry, lo sostituiscono prima con Demicheli e, subito dopo, con Aparicio Mendez. Nel frattempo l’economia peggiora e il referendum costituzionale non passa: con il Mundialito, la dittatura tenta un’operazione “alla Videla”.

La zampata del biscione

Anche lui, Berlusconi intendo, è venuto meno rispetto a quei principi che noi pensavamo lui avesse… E ricordi che l’ho avuto per sette anni nella loggia, quindi credo di conoscerlo… l’ho anche aiutato, quando ho potuto (Licio Gelli)

Il Mundialito segna un punto di svolta nella storia dei diritti televisivi in Italia, che fino a quel momento sono a esclusivo appannaggio della televisione di stato. Nella trattativa tra Vulgaris e l’Eurovisione per la trasmissione delle partite del torneo, si inserisce un rampante imprenditore milanese che risponde al nome di Silvio Berlusconi. Con un’offerta mostruosa di 900.000 dollari, Canale 5 si aggiudica il torneo e, per poter trasmettere le partite, deve ottenere il satellite. Viene presto raggiunto un accordo con la RAI, il primo di una serie di patteggiamenti.

Tutto limpido? Non proprio. A Montevideo è di casa il Maestro venerabile della loggia massonica Propaganda 2, il quale nella capitale dell’Uruguay coltiva interessi economici e amicizie governative. Nella stessa loggia, dal 1978 è iscritto Silvio Berlusconi, con tessera n. 1816. Alla P2 risultano affiliati anche Giampiero Orsello, (vicepresidente RAI), Angelo Rizzoli (noto editore) e Franco Di Bella (direttore Corriere della Sera). La campagna mediatica a favore di Canale 5 è accesa, e il quotidiano più venduto in Italia recita una parte importante. Facile intuire come si possa essere arrivati a un compromesso, che spiana la strada al primo evento sportivo trasmesso da una emittente privata.

Epilogo del torneo

Il calcio è l’unica religione che non conosce atei (Eduardo Galeano)

A distanza di quarant’anni, credo che in pochi possano ricordare le fasi più esaltanti del Mundialito di calcio per nazioni. Eppure, la competizione internazionale doveva rappresentare il Gotha del calcio mondiale. Tra il 30 dicembre 1980 e il 10 gennaio 1981, al Centenario di Montevideo di bel calcio se ne vedrà poco, complici anche diverse defezioni.

Nel girone A, i padroni di casa mettono in mostra un gioco ai limiti del regolamento. Ne fanno le spese l’Olanda post-Arancia Meccanica e l’Italia sperimentale di Bearzot, giunte in Sudamerica con diversi esordienti. Il girone B è più avvincente ed equilibrato: la spunterà il Brasile di Santana, il quale sta costruendo lo splendido collettivo di Spagna 1982, davanti ad Argentina e Germania Ovest.

La finalissima è un monologo verdeoro, interrotto dai soliti interventi ruvidi e dai contropiedi della Celeste. Sul risultato di 1-1, quando mancano dieci minuti dalla fine, arriva la zampata di Waldemar Victorino che sancisce la vittoria uruguayana. Curiosa è la storia del Piscador, autentico carneade che in un anno vincerà campionato nazionale, Copa Libertadores, Mundialito e Coppa Intercontinentale. Nel 1982 è ingaggiato dal Cagliari, ma sarà solo una comparsata.

Capodanno a giugno

Alle dieci e trenta scarse finita la cena, il maestro Canello, che aveva un altro impegno in un altro veglione, barò bassamente annunciando al microfono: Attenzione, mancano tre minuti a mezzanotte, rimettete gli orologi, preparate lo spumante! (Fantozzi)

Con il campionato interrotto fino al 18 gennaio, la FIGC inventa una competizione una tantum al fine di tenere vivo l’interesse dei tifosi. Il Torneo di Capodanno viene accolto con scarso entusiasmo da calciatori, società, ma soprattutto appassionati, i quali abbandonano gli stadi in condizioni desertiche. Nemmeno le novità regolamentari stuzzicano il pubblico, il quale si mostra insensibile all’introduzione del secondo straniero e alle rimesse laterali con i piedi.

Le sedici squadre della massima serie vengono suddivise in quattro raggruppamenti, ma il poco tempo a disposizione non consente di disputare tutti gli incontri possibili. Ogni squadra affronterà solamente due partite, successivamente le prime classificate di ogni girone si scontreranno in semifinale. Con la vittoria della Juventus sul Bologna ai calci di rigore, e quella dell’Ascoli sulla Fiorentina, vengono determinate le finaliste di un torneo che deve però lasciare spazio al ritorno del campionato. La prima data utile per la finalissima del Torneo di Capodanno è il 14 giugno (!) ad Ascoli Piceno. I bianconeri di Mazzone, raggiunta una salvezza insperata, sorprendono i più quotati avversari e li sconfiggono per 2-1. Sarà un rigore di Adelio Moro, il più rappresentativo dei marchigiani, a scrivere l’epilogo di una competizione certamente non memorabile.


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