Volta la carta

SCUSA IL RITARDO, EGIDIO…

Egidio Fara

Ma, un po’ perché per tanto tempo non ci è stato permesso farlo, un po’ perché ti sentiamo ancora qui, con noi, solo questa sera ci siamo trovati a giocare per te: abbiamo dato un brutto nome alla serata (Memorial Egidio Fara, perché non avevamo un'altra idea), sono arrivati gli arbitri ufficiali della Federazione, abbiamo invitato due belle squadre, per l’occasione è tornata anche Marina al bar, c’erano le coppe, i fiori…

Comunque nel frattempo tante cose sono successe; siamo vissuti per due anni con le mascherine addosso, distanti l’uno dall’altro, ci siamo vaccinati e stravaccinati, io sono diventato nonno, a Milano sono arrivati due scudetti consecutivi e la tua juniores ha continuato a salvarsi…

Questa sera c’eravamo tutti: la tua famiglia di casa, quelle (tante) del calcio, un bel gruppetto di tuoi ex compagni di squadra e qualche tuo ex giocatore; c’erano anche tanti che non avevano avuto la fortuna di condividere con te parte del loro tempo e ancora non sanno cosa si sono persi, ma erano comunque qui per te.
Ah, ho conosciuto tuo nipote, che ti assomiglia tanto, maneggiava un paio di guanti come un portiere ormai navigato e mi ha promesso che tra un paio d’anni sarà da noi, nei Primi Calci, vestito di biancorosso… l’aspettiamo…

Affetto, nostalgia, commozione, poche parole e tante sensazioni: non era un torneo qualunque e credo che pochi abbiano badato al fatto che l’Asola abbia conquistato il podio, terza di tre, ma il risultato proprio non era nel nostro fascio di luce.

Piuttosto sentivamo, anzi riascoltavamo le tue parole, rivivendo momenti intensi: ti eri guadagnato sul campo il privilegio di poter dire ciò che pensavi a chiunque avessi davanti, la tua era una schiettezza della quale fidarsi a pelle o dalla quale stare alla larga per convenienza.

Una bestia rara in mezzo al grigiore del politicamente corretto e del vendersi bene, per apparire meglio e scavalcare il prossimo.
Ma in tribuna o sul parterre capitava di incrociare sguardi di persone mai viste, nei quali però si riconoscevano i segni lasciati dall’incontro con la tua ruvida dolcezza.

Eri così: prendere o lasciare.
Per fortuna noi avevamo scelto di prenderti, solo che poi ci hai lasciati tu, ma ricordati che mi devi sempre una birra…


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