Scorro le pagine di un numero del giugno 1976 del Guerin Sportivo - il direttore responsabile all’epoca era Italo Cucci, allievo di Enzo Biagi e Gianni Brera e a sua volta docente di giornalismo e collaboratore nelle più prestigiose università italiane - e mi imbatto nel dossier dal titolo Lo Sport e le Elezioni, riferito alle elezioni politiche di quell’anno.
Tra i candidati per un seggio in una Camera dal mondo dello sport si propongono personaggi come Umberto Agnelli (ex presidente della F.I.G.C. e della Juventus), Concetto Lo Bello (l’unico arbitro di calcio tuttora più famoso di Collina), Gaetano Anzalone (presidente della Roma), Maurizio Barendson (responsabile dello sport al TG2), Lea Pericoli (all’epoca la tennista italiana più affermata in campo internazionale) e Eddy Ottoz (ostacolista finalista olimpico e due volte campione europeo) e molti altri.
La notizia, anche se molto datata, non è tanto che qualche dirigente o giornalista potesse partecipare alla vita politica nazionale, ma è data piuttosto dal sondaggio fatto dal Guerin Sportivo tra ben 293 giocatori di serie A e B che, con tanto di nomi, cognomi e partito, dichiaravano le proprie intenzioni di voto.
Il risultato è anche plausibile e ricalca nelle percentuali l’esito di qualche giorno dopo, con l’approssimazione delle attuali agenzie demoscopiche.
Questo mi suggerisce due cose.
La prima: che i giocatori di calcio professionisti avessero un tempo parte attiva nella società.
La seconda: che fossero in possesso di criteri per effettuare una scelta e di esprimerla pubblicamente, confermandola con un voto.
Continuo a scorrere il servizio sul settimanale e mi sorprendo a trovarlo ora di un’ingenuità disarmante; e sì che non è di un secolo fa: nel 1976 avevo votato anch’io! Era l’altro ieri.
Adesso non si potrebbero fare nomi e domande.
Nel 1976 sì, adesso costerebbe un bel po’ di querele, ma tra una pagina e l’altra non posso non vedere come inconsistenti ologrammi i visi dei calciatori professionisti di 45 anni dopo, quelli iscritti alle liste elettorali, perché cittadini italiani, quelli delle interviste su Sky e DAZN, quelli che come letture principali hanno le scritte dei nuovi tatuaggi dei colleghi, e credo che sarebbe considerato scorretto proporre a loro lo stesso sondaggio, non per questioni di riservatezza, ma per la manifesta difficoltà che incontrerebbero.
Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa e forse per avere un dato utile al sondaggio, bisognerebbe chiedere al procuratore o alla loro “influencer” di riferimento.
Certo che nel 1976 c’erano segretari di partito come Enrico Berlinguer, Benigno Zaccagnini e Mario Capanna, i Presidenti del Consiglio erano Aldo Moro e Giulio Andreotti, la passione politica andava a braccetto con lo stile, la preparazione e il rispetto reciproco e l’affluenza ai seggi era del 93%.
Conosciamo i nomi dei segretari di partito attuali, alle ultime elezioni politiche l’affluenza è stata del 73%, con tendenza in calo; i nostri calciatori professionisti non fanno più il contropiede, ma le ripartenze, e mediamente ognuno è retribuito quanto cento insegnanti di liceo messi insieme.
Dove abbiamo sbagliato?