Tango, Samba e Beat: pagine scelte

STUPIDARIO DEL CALCIO E DI ALTRI SPORT di Marco Travaglio

Stupidario

Una lettura più che leggera, da vacanza, anzi, proprio da spiaggia; uno di quei libri che si possono leggere tutti d’un fiato, oppure a spizzichi, senza mai perdere il filo di una storia, che non c’è.

A mettere alla gogna un paio di centinaia di figure che operano nello sport nazionale - e la parte del leone la fa il calcio - o che gli ruotano intorno, è niente meno che l’asettico snob Marco Travaglio, il giornalista che da anni è la spina nel fianco di ogni politico italiano, una macchina della logica e un archivio sconfinato di dati e date con i quali demolire e aggirare qualunque tentativo di difesa, senza mai rischiare un contropiede.

Ne sanno qualcosa tutti coloro che hanno provato temerariamente a querelarlo, senza successo, per poi in genere ritirarsi, scornati, in un silenzio a volte anche dignitoso.

Se leggera è la lettura, più leggero è certamente stato il lavoro dell’autore, appassionato di calcio, ma abituato a colpire ben altri bersagli che pallonari, allenatori, presidenti di società e tanti, tantissimi colleghi giornalisti: ognuno viene ringraziato in rigoroso ordine alfabetico nelle ultime pagine.

La firma d’eccellenza con accanto una presentazione di lusso, come quella di Sua Maestà del Giornalismo Indro Montanelli, fanno sì che il volume possa essere di casa nello scaffale di qualunque libreria, dal quella del candidato al premio Nobel, a quella dell’animale da Bar Sport - ammesso che questo ne abbia una.
Completa l’opera Marco Scalia, con i suoi disegni, tracciati con inchiostro corrosivo a scandire i capitoli del libro.

È Beat per il ritmo, Samba per la leggerezza, Tango per la tragica povertà culturale nello sport. 

“Se Flaubert, poco più di un secolo fa, aveva impiegato anni di ricerche per mettere assieme il suo Dizionario dei luoghi comuni, oggi ai raccoglitori di castronerie basta allungare una bacchiata ai giornali o alla tivù per vedersi sommergere dal raccolto.”

“Eppoi ci sono loro, i protagonisti del campionato più bello del mondo: i calciatori, che si sentono importanti e vogliono parlar difficile, senza peraltro distinguere il congiuntivo dalla congiuntivite; i presidenti e i manager, sempre più impegnati sul fronte dell’analfabetizzazione del Paese.”

 “Quando mi ci avvicinai, da ragazzino, il mondo del pallone non era ancora quel poderoso esercito di parolai, logorroici e sputasentenze che è poi diventato negli ultimi anni. I protagonisti parlavano poco, quasi con timore e pudore.”

 “Certo, non ho un fisico da bronzo di Rialto.”


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