Tango, Samba e Beat: pagine scelte

RETI E PARABOLE di Darwin Pastorin e Giorgio Simonelli

Reti e parabole 2 Il nostro amico Darwin Pastorin in questa rubrica da tempo non ha bisogno di presentazioni, chi frequenta questa pagine lo conosce bene; è, invece, un nuovo ingresso il Prof. Giorgio Simonelli, che ha un curriculum da far impallidire: docente di Teoria e tecniche del linguaggio giornalistico presso il Corso di Laurea in Linguaggi dei Media della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Cattolica, docente di Cinematografia didattica ginnico-sportiva presso l'ISEF dell'Università Cattolica, consulente della RAI e ricercatore presso la Fondazione Agnelli.

Si occupa dei rapporti tra sport e mezzi di comunicazione, in particolare la televisione, e ha pubblicato diversi libri sulla materia.

A rendercelo più vicino e a fargli parlare la nostra stessa lingua è la carica di presidente di una società dilettantistica di calcio.

Reti e Parabole, scritto a quattro mani e dal titolo eloquente, è descritto in copertina nel suo lungo sottotitolo dagli autori stessi come “Storia affettuosa dello sport visto dalla televisione italiana, da Leni Riefenstahl a Gene Gnocchi, da Jesse Owens a Valentino Rossi…”.
Celebra il saldo connubio tra televisione e sport, sempre più indispensabile all'una e all'altro da ormai 70 anni in Italia.

Da quando esiste, lo sport è sempre stato strettamente legato ai mezzi di comunicazione; dapprima solo sulla carta stampata, poi, in Italia, dagli anni ’20 alla radio e dagli anni ’50 alla televisione, per ogni tramite è stato progressivamente riservato sempre più spazio a notizie e commenti e immagini di argomento sportivo, fino ad avere quotidiani, periodici, trasmissioni radiofoniche e televisive e siti internet interamente dedicate allo sport, con i più alti livelli di popolarità, ma non si tratta solamente di un fenomeno commerciale, anche se rimane una passione evoluta in un matrimonio di interesse.

Lo sport, più che una bandiera, più che una religione, emoziona, crea empatia, accomuna e divide per la sua doppia natura di ludus (gioco) e agon (lotta).

 

“Ci sono due cose attraverso le quali gl’italiani riescono a narcotizzare le illusioni e riaccendere le passioni: lo sport e la televisione (in un ordine ancora tutto da stabilire). Lo sport in televisione, poi, è per loro, dal punto di vista epistemologico, qualcosa di assai vicino a un orgasmo (Francesco Specchia - giornalista e critico televisivo).”

“I quattro moschettieri - Barazzutti, Bertolucci, Zugarelli e Panatta - portavano in Italia per la prima e unica voltala grande insalatiera della Coppa Davis e il più bravo (e bello) dei quattro vinceva, giocando un tennis assai spettacolare, i grandi tornei internazionali, da quello romano del Foro Italico al Roland Garros parigino.”

“Ho sempre pensato nella mia carriera televisiva, cominciata nell’agosto del 1998 a Tele+, a una televisione capace di far pensare, di rappresentare uno strumento culturale.”

“D’altra parte, a intuire la decadenza del football fu addirittura Jorge Luis Borges: Il calcio comincia a essere una menzogna ben raccontata da parte dei mezzi di comunicazione.”


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