Tango, Samba e Beat: pagine scelte

DANTE E LO SPORT NELLA DIVINA COMMEDIA di Alfonso Vigorita

Dante copertina

In occasione del settimo centenario della morte, nel nostro piccolo anche noi dell’A.C. Asola scegliamo di dare un sentito contributo e rendere omaggio a Dante, Padre universale, e al suo capolavoro; lo facciamo presentando un libricino del 1990.
L’autore, Alfonso Vigorita, scomparso nel 1995, è stato magistrato, giurista e per lunghi anni Presidente della CAF, il tribunale sportivo di grado più alto, e Presidente del Panathlon Club di Napoli negli anni’70.
La mia ricerca del libro di Vigorita “Dante e lo Sport nella Divina Commedia” era stata a lungo infruttuosa, finché ho avuto la fortuna di entrare in contatto con Siro Pasquini, Presidente del Panathlon Club Valdarno Superiore, che, interessatosi al libro e alla mia proposta di rispolverarlo, mi ha presto dato la gradita notizia dell’iniziativa di una ristampa anastatica, arricchita da alcune note storiche.

Ricevo l’omaggio del volume ancora fresco di stampa dall’amico Pasquini e non esito a segnalarlo.
Mai come in quest’occasione è stato così stretto l’accostamento di sport e cultura, attività istituzionale del Panathlon International in tutto il mondo, ed è un’occasione insospettata, che arriva da lontano nel tempo, ben sette secoli fa, ma la sorpresa non dovrebbe coglierci del tutto impreparati: la Divina Commedia è al tempo stesso uno specchio e una lente senza filtri di ogni aspetto sociale del 1300 e da appassionati possiamo intuire che lo sport, inteso sia come puro piacere fine a se stesso, sia come rappresentazione di molti frangenti della vita, è sempre stato insito nella natura dell’uomo.
Nel dettaglio in questa singolare, specifica, piccola critica letteraria di Vigorita troviamo precisi riferimenti alla lotta, all’alpinismo, alla scherma, al tiro con l’arco, alla caccia con le mute di segugi, alla falconeria, alla corsa, ai lanci, al nuoto e all’equitazione: non poco per sdoganare la Divina Commedia in ambito sportivo.

Da amante di Dante e uomo di mare, mi sarebbe piaciuto ricordare all’autore il XXVI canto dell’Inferno, noto come il canto di Ulisse, che racchiude in sé un avvincente diario di bordo di una traversata a vela e remi di tutto il Mediterraneo e oltre, avendo come unica bussola tre vertiginosi endecasillabi, che potrebbero a pieno titolo essere il motto del Panathlon International:

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza

Il mio riferimento manca e non mi sorprenderebbe se ad un’attenta ricerca, se ne potessero trovare degli altri, ma della Divina Commedia si leggerà, si studierà e si scriverà per altri sette secoli e non mancheranno altre occasioni.
Questo libro non è in vendita, ma quanti fossero interessati, lo possono richiedere alla propria sede del Panathlon International o direttamente alla sede nazionale del Distretto Italia.

 

“Dante - è appena il caso di ricordarlo - fu spirito e genio universale: universale perché nella sua opera Egli svolge davanti al nostro stupito intelletto tutti i sentimenti e le passioni dell’animo umano, tutti i problemi, tutti i sogni e le speranze che agitano l’intera umanità, senza distinzione di tempi e di luoghi, in una dimensione vasta ed eterna che è solo degli abissi del mare e del cielo.”

“Mi è caro ritenere che Dante abbia voluto ricordare, piuttosto che gli atleti prezzolati dei giudizi di Dio, gli atleti che lottavano per un puro ideale di reciproco superamento, schiettamente sportivo: i dilettanti, diremmo oggi, e non i professionisti, la cui prestazione, intesa prevalentemente dai moderni come mera attività lavorativa subordinata e remunerata.”

 “Credo che non si potesse più icasticamente descrivere una impresa alpinistica moderna, dal suo momento preliminare della scelta del metodo di salita, attraverso le cautele suggerite dalle asperità del percorso, fino all’attingimento, esausti, ma felici, della meta ambita.” 

 “Gli storici assicurano che Dante assisté personalmente al Palio di Verona durante una delle sue numerose visite alla città Scaligera: visite che furono piuttosto fugaci nella prima decade del ‘300, benché il poeta vi avesse trasferito la propria famiglia.”

 “E Dante dice che Gerione avanzava e volava per l’aria densa e buia come se nuotasse, con lo stesso movimento ritmico e a scatti con cui risale alla superficie il nuotatore subacqueo (oggi diremmo, appunto, il sub), che talora discende sott’acqua per liberare l’ancora impigliata in uno scoglio o altra asperità del fondo marino, e che poi risale a galla, distendendo e raccogliendo le gambe per darsi lo slancio, con il movimento tipico della nuotata per riemergere.”

“….le espressioni di questi versi (particolarmente “falca” e “cavalca”) contengono una assai chiara immagine tratta dalle corse dei cavalli, quando nel galoppo piegano e distendono le gambe e il corpo in quella che tecnicamente ancora oggi si chiama falcata.”

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