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SOCRATES. L'IRREGOLARE DEL PALLONE di Pippo Russo

Socrates. Lirregolare del pallone

Socrates. Lirregolare del pallone

Poca tecnica e poca statistica in questo che è uno dei più recenti libri pubblicati su Socrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, per tutti solo Socrates.

Il volume fa parte di Sorbonne, una collana dedicata, secondo l’editore Clichy, alle “grandi idee del Novecento in piccoli libri che concentrano l’essenza del pensiero di persone che hanno immaginato altri mondi e prospettive diverse. Ampliando, innovando spesso ribaltando le conoscenze o i punti di vista dei contemporanei e delle generazioni successive.”

Riesce  un po’ altisonante e dubito che si possa leggere di un calciatore, sia pure di grande qualità, come di Pier Paolo Pasolini, tanto per non allontanarci troppo dal gioco, ma realmente il campione brasiliano ha inciso sulla società e sulla politica del Brasile dei primi anni ’80 e, fatto più plausibile, sui diritti sindacali dei giocatori di calcio e i rapporti interni alle società sportive.

Tanto per inquadrare la persona nel suo ambiente familiare, Socrates era il primo dei sei figli; il padre Raimundo era un autodidatta che alla nascita del primogenito stava leggendo La Repubblica di Platone, da qui il nome di Socrates.

Raimundo si trovò costretto a distruggere buona parte della biblioteca personale, eliminando tutti quei titoli che avrebbero potuto causargli grossi problemi nei confronti del regime militare al potere: certamente questo fu un episodio che influirà sulla formazione politica di Socrates, che crescendo sarà un convinto sostenitore dei principi della democrazia.

Calciatore del tutto anomalo, Socrates si laureò in medicina a 23 anni e per tutta la vita subordinò la sua attività sportiva agli studi prima e alla professione di medico dopo: un medico che per passione giocò nel Corinthians e nella favolosa nazionale verdeoro.

In quella squadra di club diede vita a quell’utopico esperimento che fu la Democracia Corinthiana, il cui fallimento sarà uno dei motivi che lo spingeranno a lasciare il Brasile, per iniziare una breve e sfortunata avventura nella Fiorentina; in Italia non è più il campione di qualche anno prima e ha già subito la cocente eliminazione dal campionato del mondo, ad opera degli azzurri, nel 1982.

Il ritorno in Brasile gli permetterà di dedicarsi maggiormente alla professione e alla fondazione del Medicine Socrates Center, struttura medica che fornirà assistenza non soltanto ad atleti.

Quello che si narra essere stato il suo ultimo desiderio, di morire di domenica il giorno dello scudetto del suo Corinthians, si avverò il 4 dicembre del 2011.

“Un personaggio che spiazzava e per questo suscitava reazioni contrastanti. Per alcuni quel disorientamento era uno stimolo a conoscere meglio il personaggio, ma soprattutto a rivedere i propri pregiudizi. Per altri invece la perdita momentanea dei punti fermi era motivo di reazioni difensive.”

“Quello in cui Socrates inizia a giocare da professionista è anche un periodo in cui il mondo del calcio è la quintessenza della privazione di libertà, in un paese che da dieci anni vive schiacciato da una dittatura militare fra le più sanguinarie del ventesimo secolo.”

“Viene così inaugurato l’esperimento denominato Democrazia Corinthiana, un processo di auto-responsabilizzazione da parte di giocatori consapevoli di non essere soltanto gli attori di uno spettacolo sportivo, ma anche e soprattutto gli avanguardisti di un Paese che reclama diritti e libertà.”

“Il calcio per me è come camminare: da solo, svincolato da un contesto sociale, non è nulla. Quando vai a piedi, non fai niente di speciale: se però vai a piedi in Parlamento a far valere le tue idee, cambia tutto. Così il calcio: se diventa un veicolo per educare la gente, allora è un mezzo formidabile.”


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