Tango, Samba e Beat: pagine scelte

LE GRANDI OLIMPIADI. Cinque storie indimenticabili. di Darwin Pastorin

Le Grandi Olimpiadi foto

Una quarantina di pagine da leggere tutto d’un fiato e l’elenco di più di un secolo delle medaglie olimpiche italiane: è una pubblicazione poco nota nella quale Pastorin ci racconta di 5 atleti che rimarranno per sempre nella storia dello sport.
È mia ferma convinzione che per poter praticare, dirigere, allenare al meglio lo sport e anche soltanto per goderne a pieno dello spettacolo, siano indispensabili delle buone letture che ci parlino delle origini di una pratica sportiva e ci facciano incontrare personaggi che sarebbe impossibile conoscere di persona e quando leggiamo un autore come Pastorin, il nostro arricchimento è proporzionale alla qualità della sua penna.

Questa volta non è calcio, ma ve lo consiglio: per la passione del racconto è tango!

“Ma almeno per un mese ci riempiremo gli occhi e il cuore di qualcosa di diverso, dell’agonismo che ci riporterà ai tempi antichi, alla Grecia dell’ottavo secolo a.C. quando vennero istituite le prime Olimpiadi, che assicuravano all’atleta vincitore l’onore di avvicinarsi alle divinità, a Zeus stesso.”

“Sì: Jesse Owens, conquistando quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi di Berlino, dimostrò che si potevano piegare i ferrigni muscoli di un impero destinato, di lì a poco, a coprire di sangue e di orrore l’Europa.”

“Livio Berruti continua ad essere una bella persona. Uno che, in ogni occasione, soprattutto negli incontri con gli studenti, parla dello sport come di un momento di libertà, dove devono vincere, soprattutto, la lealtà e il coraggio, e la sconfitta non deve suonare come un disonore.”

“…le Olimpiadi pazzesche di Città del Messico segnate dalla strage, il 3 ottobre, di decine di giovani contestatori nella piazza delle Tre Culture della capitale da parte dei granaderos su ordine del presidente Gustavo Diaz Ortaz.”

“Il fatto è che non riesco a ricordare, in tutto lo sport che ho visto e ho cercato di raccontare, un’immagine più teneramente bella di quella di Sara che ha appena vinto la medaglia d’oro olimpica a Mosca 1980.”

  

 


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