Tango, Samba e Beat: pagine scelte

PRIMA ANTOLOGIA DEGLI SCRITTORI SPORTIVI a cura di Giovanni Titta Rosa e Franco Ciampitti

Prima antologia degli scrittori sportivi

Prima antologia degli scrittori sportivi

Il titolo è sincero, prima lo è di nome e di fatto: è una raccolta del 1934, edita appena prima che la nazionale conquistasse il Campionato del Mondo di Calcio a Parigi, che comprende prose e poesie di autori italiani, compresi un giovane e all’epoca sconosciuto Umberto Saba e un Italo Balbo, celebrato già da quel tempo, ma del quale si sono adesso completamente perse le tracce come scrittore.

Nella prefazione uno dei due curatori, Giovanni Titta Rosa, giustifica l’edizione di un’antologia di argomento sportivo, sostenendo come in verità non esista una letteratura sportiva, ma solo delle opere che “fanno materia d’arte dei sentimenti sportivi” e che quindi “lo scrittore sportivo non opera diversamente da ogni altro scrittore”.

L’intento della pubblicazione di questo libro è assolutamente conforme al concetto espresso qualche tempo fa nella presentazione di questa rubrica, secondo il quale ogni etichetta può diventare riduttiva e cultura scientifica, cultura classica o cultura sportiva, non sono altro che Cultura.

Ognuno degli autori presenti in quest’antologia ha scritto perché noi, anche a distanza di un secolo, potessimo leggerli: la nostra apertura ci permetterà di non perdere quest’opportunità.

Difficoltoso e poco economico procurarsi una copia originale, potremo soddisfare la nostra curiosità approfittando della ristampa anastatica di pochi anni fa, che reca nella prima di copertina l’immagine di quella del 1934 con gli autografi degli autori.

“A sentire molti, tra lo sport e la letteratura non c’è buon sangue. Credono che leggere un libro e andare ad assistere a una partita di calcio, siano due cose in contrasto, due gusti incompatibili.”

 

“Io non ho ascoltato le parole che diceva in principio, ma ora le sento, le intendo. Egli dice che lo sport è un campo fatto per gli uomini leali. Per incontrarsi su quel campo, bisogna dimenticare i rancori, distruggere ogni ruggine e battersi a viso aperto, serenamente.

Si direbbe che l’arbitro ci abbia letto nell’anima…”

 

“Nel rione dove abito fra la marmaglia di San Lorenzo, bazzico spesso il gioco del pallone e talvolta il tennis, ch’è un gioco di giganti praticato ancora, ahimè, da damerini bellimbusti signorinette e gente di Via Veneto.”


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