Tango, Samba e Beat: pagine scelte

ULTIMO STADIO – DIARIO DI DUE MALATI DI CALCIO di Sergio Colabona e Matteo Maffucci

Ultimo stadio2

Ultimo stadio2

Vittorio Gassman con gli occhi fuori dalle orbite che urla, ammantato di una bandiera giallorossa, mentre agita un campanaccio, urlando Forza Lupi; davanti uno scorcio della tifoseria dello Stadio Olimpico di Roma, in un derby che conclude l’episodio Che vitaccia del capolavoro del 1963, I Mostri, di Dino Risi.
Questa è la copertina e quello è il gioco di parole del titolo.

Ultimo stadio: ci sono già motivi sufficienti per acquistare il libro; quando poi salta agli occhi che la prefazione è di Massimo Gramellini, una garanzia, la lettura è già decisa.

Poco conosciuti gli autori, ma questo non deve mai diventare un ostacolo, caso mai suscitare curiosità: Sergio Colabona, regista televisivo e laziale, e Matteo Maffucci, musicista e romanista, a quattro mani ci offrono uno spaccato di quello che rappresenta il derby nella capitale e di come i Romani vivano questo almeno duplice appuntamento annuale.

Le sfide stracittadine di Genova, Milano, Torino e Verona sembrano svolgersi in una cornice quasi compassata a confronto del derby romano, che coinvolge non solo i tifosi e gli appassionati, ma l’intera popolazione, come uno spettacolo messo in scena per la città.

I passaggi a tratti ironici, a tratti impietosi, mettono a nudo la spinta naturale che rende alcuni di noi animali da gradinata, al di là delle convenzioni sociali, così simili alla figura del Buon Selvaggio.
Non è un luogo comune che nel corso degli anni si possano cambiare moglie, partito, religione, ma non squadra, il tifo è un sentimento troppo primitivo: nasce, cresce e muore con noi, non permette dubbi e non evolve. 

La musica? Stornelli romani, naturalmente!  

“Sono un tifoso di calcio. Non ho mai tirato un razzo né bruciato un seggiolino, eppure sono un tifoso di calcio.
Uno di quelli che vedete camminare per la strada con lo sguardo nebbioso e vi chiedete: Poveraccio, starà pensando alla rata del mutuo da pagare. Sbagliato. Sto ripassando mentalmente l’intera rosa della mia squadra del cuore, 31 giocatori in ordine alfabetico, divisi in incedibili, cedibili e da cedere assolutamente.”

“E’ l’onda più alta che ti travolge, un fiume in piena che scavalca gli argini, un tornado che spazza via tutto. Il gol è veloce e lento, eccitante e ipnotico.”

“Per esempio se la Roma perde anche una partita d’allenamento, io godo. Anche questo è derby, per me. Se la Roma vince lo scudetto, io non compro il giornale per due mesi. Anche questo è derby, per me.”

“A volte perdi minuti di gioco, stai fisso con gli occhi sulla massa che scoppia e ondeggia, vedi bene e capisci che l’amore verso la maglia è mischiato a un desiderio di sfogo ambiguo, un desiderio di primeggiare, di cancellare l’anonimato di tutti i giorni.”

“Ricevo le telefonate di qualche romanista che, affettando freddo distacco, si congratula, ma io so che sta soffrendo, so quanto gli rode… E godo. Tanto.” 


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