Riservato ai bibliofili malati in stadio avanzato.
Fin da quando esiste questa rubrica, mi ero ripromesso di non recensire libri “di parte” e da buon lettore, bibliofilo e nerazzurro, con questa scelta ho escluso una fetta importante della mia biblioteca, ma mancava ancora l’eccezione che conferma la regola.
L’ho trovata, è Il fantasma nerazzurro.
Il gioiello che ho tra le mani fa parte della collana “Quaderni di prosa e di invenzione” dell’editore di nicchia Henry Beyle che confeziona oggetti da collezione per veri amatori, a tiratura che chiamar limitata è poco: questa è la copia numero 368 di 375.
Perfino inutile dire che l’obiettivo della casa editrice sia la qualità; per poche che possano essere le librerie nelle quali sappiamo di poter trovare questa collana, è sempre una fortuna possederne un esemplare, averne poi uno di un argomento che rientra nelle proprie passioni è un caso eccezionale.
Il piacere che dà un libro come questo si percepisce prima con la vista - la carta è vergata e filigranata e la legatura è rigorosamente a filo, un filo di lana nera in questo caso; poi con il tatto - le pagine sono ruvide e la carta di cotone ad alta grammatura è porosa; poi con l’olfatto - certi libri sanno di chimico, questo no, questo ha un aroma che ricorda i pregiati volumi dell’Ottocento; poi con l’udito – la sonorità delle pagine, appena sbirciate, dà una sensazione forte.
Intendo proprio sbirciate, perché naturalmente è un libro intonso, che solo il primo possessore potrà sfogliare, tagliando con cura il bordo superiore delle pagine, man mano che procede nella lettura.
Il gusto è l’unico dei cinque sensi che viene soddisfatto in “senso” lato, con la lettura di una romantica e garbata autodenuncia di un tifoso, il poeta Vittorio Sereni, nella quale più di qualcuno potrà riconoscersi.
Libro quindi per certi versi di parte già dal titolo e dai colori della copertina, ma quasi solo tra le righe, essendo capace di abbracciare la passione di ogni colore, e poi siamo a Natale ed è un regalo speciale di una persona speciale, acquistato in una delle più vecchie librerie triestine: tanto basta perché abbia legittimamente il proprio spazio tra queste pagine scelte.
Per la sua sensualità è Tango.
Buona lettura e alla fine andate a confessarvi; tanti e tali piaceri tutti insieme non sono illegali, ma credo che siano peccato.
“La radice del tifo da campionato di calcio è reperibile qui: nel punto in cui avverti il nesso tra il tuo carattere e la sembianza, la cifra che la squadra assume ai tuoi occhi per analogia ma anche per contrasto o semplicemente per complementarietà rispetto all’immagine che hai di te stesso.”
“E’ cosa tua, che ti riguarda incredibilmente da vicino - la vicenda che sta per iniziare; e non vale prendersi idealmente per le spalle, obbligarsi a ragionare, cercare di convincersi che sei a uno spettacolo e che dunque tanto vale goderselo più o meno comodamente seduti sperando che sia buono.”
“La tua squadra vince la Coppa dei Campioni e poi diventa campione del mondo. Che cosa c’è più di questo? Placato l’antico fantasma nerazzurro, mettiamoci calmi anche noi a guardare le cose dall’alto mentre un ragazzo che assomiglia a quello che noi eravamo si beve con gli occhi il suo Suarez o il suo Rivera né più né meno che noi il nostro Meazza trent’anni fa. Macché, tutto è già ricominciato, tutto è da rifare.”