Spinti sempre dal comune intento di far bene, a causa anche del poco tempo a disposizione e della frenesia della quotidianità, spesso non ci accorgiamo dei “segnali” che gli atleti ci mandano, i loro disagi, persino la loro infelicità.
Non si presta, ancora, adeguata attenzione alle loro richieste e ci si dimentica, troppo spesso, anche di ringraziarli semplicemente per quello che hanno realizzato, come se fosse comunque sempre dovuto. Il desiderio di ottenere immediati risultati o correttivi agli errori, per ottimizzarne la prestazione, può far passare in secondo piano o non farci accorgere di certi stati o situazioni che potrebbero, se ignorati o non affrontati adeguatamente, originare in seguito autentici problemi.
E’ proprio il rapporto con gli atleti, che si manifesta nella qualità del tempo da dedicare loro, a essere invece basilare: in fin dei conti, non è certamente un “imperativo assoluto” che la seduta di allenamento debba protrarsi effettivamente per novanta minuti di esercitazioni tecniche o tattiche attinenti esclusivamente al campo!
Ecco alcuni suggerimenti:
• Verificare se l’attività che si intende proporre sia carente sotto il profilo qualitativo, poiché tanto in fase di preparazione quanto in quella d’esecuzione durante l’allenamento: è preferibile ricorrere a pochi, semplici ed efficaci esercizi da assimilare per poi, gradualmente, introdurne di nuovi o alzare il livello di difficoltà nella stessa o nelle successive sedute.
• Insistere proprio sulla qualità del tempo da dedicare agli atleti durante l’allenamento, a discapito della quantità e a costo di rinunciare a qualche esercitazione magari già programmata: i nostri ragazzi, anche quelli delle prime squadre, rappresentano sempre il “fine” del nostro intervento educativo e calcistico, non certamente il “mezzo”.
• Evitare di ostinarsi nella correzione immediata dell’errore, subito e a tutti costi: certe situazioni, a volte, vanno lasciate decantare e assorbire, per poi ritornarci sopra in un secondo momento.
• Trascurare il “calendario” del risultato e della prestazione a tutti i costi e nel breve termine, in particolare con gli adolescenti: solo un lavoro paziente, a volte non evidente, potrà consentire il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
• Soffermarsi nel lodare, anche davanti al gruppo, il comportamento del singolo o del gruppo stesso: ringraziare i ragazzi per quello che stanno cercando di fare o hanno già fatto (per loro stessi o a volte proprio per l’allenatore), senza dare mai nulla per scontato o dovuto, contribuirà a tenere sempre alta la qualità del rapporto allenatore-giocatori.
• Interrogare e interrogarsi, senza sostituirsi ai genitori o agli insegnanti, anche sui fattori extra sportivi che possono condizionare la serenità dell’allievo inficiandone la prestazione: in tal senso, lo sport è solo uno degli strumenti formativi e di crescita dell’individuo nella società, quest’ultima intesa non in senso sportivo.
• Non sottovalutare le richieste e i messaggi che gli atleti trasmettono, anche attraverso un comportamento, i silenzi, la trascuratezza nell’abbigliamento, la manifesta ostilità, ecc.: un’attenta osservazione permette di prevenire il concretizzarsi o il fossilizzarsi dei problemi
• Richiedere il parere e il confronto con chi ha più esperienza, a beneficio della sicurezza e della crescita dei giocatori: in tal senso, nessuno nasce imparato
• Concedersi pure il tempo di sbagliare, per poter crescere come persone e istruttori: alla fine della stagione, avremo imparato non solo dai nostri errori ma soprattutto anche dai nostri allievi.