Non si può dare un’unica risposta al quesito se sia giusto o meno punire un giocatore che ha sbagliato.
Ad esempio, se non puniamo il giocatore al quale abbiamo prescritto di tenere un certo comportamento, questi potrebbe pensare che ci siamo arresi o rassegnati alla sua incapacità di rispettare le direttive dell’allenatore e contestualmente, all’interno del gruppo, si creerebbero delle disparità di trattamento.
In casi estremi, chi l’ha “fatta franca” potrebbe addirittura pensare di non essere tenuto in considerazione dall’allenatore quanto gli altri compagni di squadra: «Non mi ha punito perché non gli importa di me!». Né va trascurato che un’eventuale disparità di trattamento può contribuire a minare la compattezza del gruppo e la leadership dell’allenatore, specie nei casi in cui, come a volte succede, a non essere punito è il giocatore più “bravo” al quale, a torto, comunemente si concede tutto.
La punizione, inoltre, può essere vissuta o “sopportata” in modo assai diverso dal gruppo o da uno stesso atleta, a seconda della condizione o del momento “storico” e di crescita che sta vivendo.
Da quanto precede, si può concludere che non esiste una sanzione “standard” o efficace per tutti, ma in ogni caso si può parlare di punizione come reazione a un comportamento difforme, a una violazione alle regole di comportamento che il gruppo si è dato.
Gli stessi bambini, hanno bisogno di regole per vivere insieme e per regolare la propria vita e le proprie azioni. Sono essi stessi a stabilirle, anche quando non ci sono gli adulti a farlo: nel caso di regole imposte dagli adulti, l’importante è che siano ragionevoli, comprensibili, a favore e nell’interesse del bambino, cioè che non rispecchino solo il bisogno o le attese degli adulti.
A questo punto, in quali ipotesi va inflitta una punizione?
È evidente che l’errore tecnico o tattico non dovrà essere mai punito, ma semplicemente corretto: l’allievo non sbaglia tanto per sbagliare e, assai difficilmente, ha voluto commettere l’errore. Al contrario, il comportamento maleducato, offensivo o violento deve essere punito, a volte anche severamente. Prima di sanzionare il comportamento e quindi il giocatore che l’ha posto in essere, sarà tuttavia indispensabile che il mister si interroghi sui reali motivi della condotta difforme da quella prescritta o dell’errore passibile di punizione da parte dell’atleta. Utile, quindi, domandarsi in particolare:
- perché, quando e in che cosa il giocatore ha sbagliato?
- ho concorso pure io in qualche modo a causare il comportamento tenuto dall’atleta?
- c’erano chiarezza e condivisione sul comportamento richiesto o possibili alternative al comportamento e alla reazione dell’atleta?
- c’erano delle cause di giustificazione in suo favore?
- c’erano dei precedenti o delle avvisaglie del comportamento negativo?
- l’atleta aveva consapevolezza dei motivi del suo comportamento e delle conseguenze?
La risposta ai suddetti interrogativi, unitamente a una buona dose di esperienza e ai consigli di chi ha già vissuto analoghe situazioni, si rivelerà utile nella decisione di comminare l’eventuale sanzione e nel determinarne l’entità.