Mondiale 2022 visto da Francesco Ratti

CRONACHE MONDIALI: INFANTINO E LA CERIMONIA CON I CAMMELLI

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Meno male che Blatter, Infantino e gli ideatori di questo mondiale almeno si discostano dalla nostra stampa nazionale!

Mentre questa denuncia con sdegnoso sussiego adesso come scoop niente di più di quello che era stato già  scritto su www.asolacalcio.it più di otto anni fa, Blatter e Infantino ricorrono al colpo di scena con mea culpa.

Blatter, che come un provetto funambolo ha evitato le incriminazioni in seguito al meticoloso lavoro della CIA, ammettendo come un possibile errore l’assegnazione del mondiale al Qatar, e Infantino, confidando di sentirsi contemporaneamente: qatarino, arabo, africano, gay, disabile e lavoratore migrante - l’invenzione oratoria era riuscita meglio a John Kennedy, a Berlino, nel 1963.

In effetti migrante lo è, continuando a svolgere le mansioni di presidente della FIFA, dopo essersi trasferito da Zurigo nell’emirato con famiglia, armi e bagagli da più di un anno, qatarino lo è per residenza; sul gay bisognerebbe chiedere a chi può verificare di persona.

Sembra anche ciecamente arabo e africano, quando afferma con coinvolgimento emotivo come l’Europa non possa dare lezioni al Qatar.

A tal proposito qualcuno mi dovrebbe spiegare come mai, quando in Italia veniva dipinta la Cappella Sistina, lì c’erano solo tende di nomadi, sabbia, cammelli da carne, lana, latte e da corsa e scorribande di tribù…

Fino a tre generazioni fa, tranne che per qualche privilegiato, per secoli non era cambiato un gran che, poi qualcosa trovata scavando la terra o sotto il fondo del mare ha compiuto il miracolo; abbiamo provato anche qui, trovando però solo i Bronzi di Riace, dei mosaici e robetta simile, ma niente gas o petrolio.

Sarà che gli scavi li hanno fattii nostri ricercatori, e non qualche compagnia britannica?

Anche in fatto di democrazie, in Europa purtroppo conserviamo quelle più antiche della storia dell’umanità, mentre quella qatarina, come quelle dei paesi limitrofi, saranno certamente le più moderne, anzi, proprio quelle del futuro, ma solo da quando nasceranno.

Esaurite tutte le proprie risorse con questi sbotti, Infantino nella cerimonia di apertura del torneo si è limitato a stringere mani, abbracciare, applaudire e sorridere, ma forse è stato meglio che la FIFA in questo modo non sia stata rappresentata.

Chi ha esternato alla cerimonia, preceduto dall’esposizione di qualche cammello imbambolato, è stato invece Morgan Freeman, quello che, dopo aver prestato il volto a Nelson Mandela nel film Invictus, è passato dalle stelle alle stalle, facendo eco all’emiro Tamim bin Hamad Al Thani sull’importanza della condivisione di ciò che unisce (il pallone), a scapito di ciò che divide (tutto il resto); toccanti le riprese di un emiro-ragazzo che dà dei calci ad un pallone nel deserto.

Tecnicamente pregevole la regia dell’italiano Marco Balich, da vent’anni specializzato in manifestazioni olimpiche, ma avremmo fatto anche a meno dell’ostentazione di un ragazzo disabile, accanto al quale si è accovacciato Freeman, con citazione finale della creazione michelangiolesca, con le due dita che sono vicine, ma non si toccano; i due hanno lanciato lo slogan “Con il rispetto reciproco possiamo vivere insieme”. …ma anche in Qatar?

Con il crescendo dello spettacolo forse c’è stato un eccesso di spade, qatariote e laser, nella danza tradizionale, accompagnate dai tamburi che si utilizzavano negli annunci della guerra; stridente la presenza delle lucide mantelle di plastica rossa, accanto al candido cotone dei thobe, le tuniche maschili.

Avete notato che l’espressione della mascotte La’eeb, la razza fluttuante, ricorda quella del pupazzo di Profondo Rosso? profondorosso

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