Finito. Archivio subito questo mondiale, da molti inspiegabilmente definito “il miglior mondiale di sempre”.
Io che non sono un tecnico e non mi faccio nemmeno passare per tale, non vedevo proprio l’ora che finisse; l’ho seguito, a dire il vero senza guardare troppe partite, con tante aspettative all’inizio e con sempre maggiore distacco man mano che ci si avvicinava alla finale.
Sarò un romantico, ma ogni 4 anni io spero di vedere dei quarti di finale con Brasile, Argentina, Germania, Spagna, Inghilterra, Uruguay, Olanda e – perché no? – Italia: ogni volta è gradita una sorpresa, ma non vorrei mai discostarmi troppo da quella lista.
Preciso come un orologino svizzero, in quasi ogni partita sono riuscito a tifare per la squadra che ha perso, fino alla finale: bel menagramo, ma almeno, visti gli arrivi di nuovi giocatori, ho approfittato per pronosticare che il prossimo scudetto della serie A è già assegnato!
Non so a voi, ma a me questo torneo lascia tutte immagini delle quali avrei fatto a meno.
Su tutte l’ombra di Messi nell’ultima frazione di Argentina-Francia, e gli interminabili minuti della premiazione, con Putin il Terribile premurosamente protetto da uno scudiero con l’ombrello, e i capi di stato di Francia e Croazia, Emmanuel Macron e perfino una signora, Kolinda Grabar-Kitarović, a lungo imperdonabilmente ignorati sotto la pioggia battente del violento temporale.
Peccato. Di solito, quando succede qualcosa di simile, si può cominciare a contare su un’altra occasione, aspettando solo quattro anni, ma il mondiale del 2022 sarà quello del Qatar, quello delle migliaia di operai morti per la costruzione degli stadi, dopo essere stati ridotti in stato di schiavitù, con il colpevole silenzio della stampa, delle federazioni, delle imprese - anche italiane - che sono entrate nell’affare e degli sponsor.
Sono convinto che non sia un mondiale dove inviare delle squadre di calcio e non me la sento di onorare una manifestazione sportiva che gronda letteralmente sangue.
Il mio appuntamento mondiale è per il 2026, nell’edizione già assegnata congiuntamente a Canada, Messico e Stati Uniti, il primo con la partecipazione di 48 nazionali e il primo esente da Blatter: promette bene.
Nel frattempo magari avremo un bel campionato d’Europa diffuso, ospitato da ben 12 stati nel 2020 e uno nel 2024, per il quale sono ancora in lizza Germania e Turchia.