A pochi giorni dall’esordio mondiale, come di consueto l’Argentina non trova pace. Questa volta nell’occhio del ciclone è finito il tecnico Sampaoli, accusato da un giornalista locale di un tentativo di abuso sessuale ai danni di una cuoca. Secondo il racconto, la vittima avrebbe espresso il desiderio di denunciare il tutto, salvo cedere alle pressioni dei vertici della federcalcio albiceleste.
Vero o no, l’episodio surriscalda ulteriormente un ambiente di per se non molto tranquillo.
Eppure, qualche giorno fa, sembrava essere scoppiata la pace tra la nazionale e il popolo argentino, deluso dalle cocenti sconfitte negli appuntamenti che contano. Il merito è da attribuire alla Quilmes, nota birra locale proveniente dall’omonima città, che in vista dell’appuntamento mondiale ha confezionato uno spot ai limiti della commozione.
Il protagonista non poteva che essere il monumentale Oscar Ruggeri, icona del calcio sudamericano, che incontra una folla delusa all’interno di uno stadio.
L’ex gloria locale ricorda alle persone assiepate sugli spalti di ottemperare a un vecchio contratto, dove "i giocatori danno tutto sul campo e i tifosi li supportano senza sosta", cercando di spegnere le eccessive richieste nei confronti dei calciatori della Seleccion e le critiche senza sosta. Una mossa di marketing strategico per la cerveza più bevuta in Argentina, che fa leva sulla smisurata passione per il calcio al fine di incrementare le vendite.
L’ultima volta che l’Argentina vinse il Mondiale correva il 1986, la democrazia era stata ristabilita tre anni prima e il presidente Alfonsin faticava ad ottenere la fiducia del popolo. Quella nazionale albiceleste, certamente non la principale candidata alla vittoria finale, vantava però un gruppo unito attorno al miglior giocatore del pianeta.
Nel collettivo predisposto da Bilardo, non certo un profeta dell’estetica, l’infortunio di Passarella regalava spazio e gloria al carneade Cuciuffo.
Ecco, nonostante un calcio molto utilitaristico e la presenza di un solo autentico fuoriclasse, quella squadra era in grado di appassionare un intero popolo.
Un grande argentino, Marcelo Bielsa, afferma di aver letto una frase a Siviglia apparentemente incomprensibile: ti amo anche se vinci. Ovvero il rifiuto alla ricompensaper avvalorare il significato del legame affettivo.
L’hincha (n.d.r. tifoso), la parte sana del calcio, necessita di idoli, ma anche di impegno, fatica e gioco spumeggiante per offrire deliberatamente il proprio sostegno. Sampaoli ha provato a metterci qualcosa di suo, ma l’esito delle amichevoli non è stato confortante.
Il resto sarà il campionato mondiale a dircelo.