Dopo i drammatici play-off dei giorni scorsi, che hanno visto l'esclusione eccellente della nazionale azzurra, si è chiuso il cerchio delle qualificate a Russia 2018. Questa è la suddivisione delle finaliste nelle quattro fasce, in base al ranking FIFA.
Prima fascia: Russia, Germania, Brasile, Portogallo, Argentina, Belgio, Polonia, Francia
Seconda fascia: Spagna, Svizzera, Inghilterra, Colombia, Messico, Uruguay, Croazia, Perù
Terza fascia: Danimarca, Islanda, Costa Rica, Svezia, Tunisia, Egitto, Senegal, Iran
Quarta fascia: Serbia, Nigeria, Australia, Giappone, Marocco, Panama, Sud Corea, Arabia Saudita
Innanzitutto ricordiamo che, per regolamento, nessuna squadra della stessa Confederazione, ad eccezione della UEFA che potrebbe avere fino a un massimo di due squadre nello stesso gruppo, sarà sorteggiata nello stesso girone.
I padroni di casa, una delle potenziali “cenerentole” del torneo, albergano tra le teste di serie. In seconda fascia, tutti i fari sono puntati sulla rinfrancata Spagna di Lopetegui, che potrebbe dire la sua pur non partendo tra le favorite. Batte forte il cuore assaporando il ritorno del Perù in un mondiale, esattamente dopo 35 anni.
Nel 1982, l'anziano Cubillas chiudeva la carriera in nazionale, passando idealmente il testimone a Barbadillo e Uribe. La Blanquirroja, che ai tempi era riconosciuta come una delle “grandi” del Sudamerica, abbandonava il mondiale spagnolo sotto i colpi della Polonia di Boniek, prima di iniziare una lunga e inesorabile discesa agli inferi.
I giustizieri dell'Italia, in terza fascia, non sembra possano avere grosse possibilità di emergere.
Qualche chance in più vorrei concederla all'Egitto di Cuper, che ritorna nella massima competizione per nazionali dopo 27 anni, illuminato dalla stella di Salah anche se privo dell'idolo Aboutreika. Nell'ultima fascia, attenzione alla sempre insidiosa Serbia e al Marocco, quest'ultimo guidato da Hervè Renard, tecnico europeo che ha grandissima confidenza col calcio africano.
A un secolo di distanza dalla rivoluzione bolscevica, che portò la speranza di un mondo più equo e giusto, la Russia capitalista si appresta a ospitare, con tutte le sue contraddizioni, un'edizione mondiale che vede nel Brasile la mia personale favorita.
Il tecnico Tite, in questi mesi, ha saputo lavorare sul concetto di squadra e ha affrontato con agilità il girone di qualificazione, sbarazzandosi in tutta fretta della solita concorrenza. L'Argentina, giunta al Mondiale per il rotto della cuffia, rimane un'incognita: riuscirà Sampaoli a fornire la giusta mentalità?
La Germania, pur tra le favoritissime, non mi pare al livello di quattro anni fa.
L'esito finale sarà lo Stadio Lužniki, ex Stadio Lenin, a fornircelo.
Ristrutturato per l'occasione, quello che fu uno stadio sportivo popolare oggi è un impianto polifunzionale dalle dimensioni più ridotte, segno di un capitalismo che vuole orientare ostinatamente le scelte dei consumatori.
Noi, popolo dell'Asola, cercheremo di raccontarvi il mondiale con tutta la passione possibile, seppur con la nostalgia di un calcio più romantico.
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