Brasile 2014 visto da Francesco Ratti

LA COLOMBIA E GLI SPETTRI DEL PASSATO

José Néstor Pékerman KrimenIl 5 settembre 1993, al Monumental di Buenos Aires, una nazionale scrive la storia. E’ la Colombia di Francisco “Pacho” Maturana, rivoluzionario calcistico devoto alla zona, che stordisce l’Argentina di Basile con un rotondo 5-0. Doppietta di Rincon e Asprilla, sigillo finale del Tren Valencia: i cafeteros volano al Mondiale Usa ’94, offrendo alla popolazione una piccola occasione di riscatto, in un paese strozzato dai cartelli del narcotraffico. Dirà Gabriel Garcia Marquez: “Una volta mi hanno detto che in questo secolo ci sono stati tre soli grandi avvenimenti, in Colombia. Lo scoppio de La Violencia nel 1948, la pubblicazione di Cent'anni di solitudine nel 1967 e la sconfitta per 5-0 dell'Argentina per mano della nazionale colombiana nel 1993. E sapete qual è la cosa peggiore? Che è tutto vero”.

Tragico, però, sarà l’epilogo. Eliminata al primo turno del girone mondiale, la Colombia verrà umiliata prima da Sua Maestà Gheorghe Hagi, poi dai trafficanti interni di droga, con l’uccisione del difensore Andres Escobar, reo di aver siglato un’autorete contro i mediocri statunitensi. La squadra capitanata da Valderrama, noto per la capigliatura riccioluta e per la spiccata abilità nei passaggi filtranti, non raccoglierà più le soddisfazioni sperate, sparendo lentamente dai vertici mondiali. Sarà il ritorno di Maturana, con il canto del cigno di Aristizabal, a regalare ai colombiani l’ultima gioia continentale in un’edizione controversa della Copa America, anno 2001.

La valorizzazione dei giovani locali ha portato, negli ultimi anni, alla prepotente ascesa della scala gerarchica da parte dei cafeteros. Una risalita che parte dalle nazionali under, con tanto talento e una buona organizzazione tattica come filo conduttore che conduce alla squadra di Pekerman, tecnico argentino qualche anno fa alla guida dell’Albiceleste. La Colombia può diventare la sorpresa del mondiale, sempre se riuscirà a sbarazzarsi di ingombranti paragoni col passato e se non verrà caricata di responsabilità. Anche se, a onor del vero, a giocarsi un posto tra i pali rivedremo El Turco Mondragon, già presente nelle spedizioni di Usa ’94 e Francia ’98.

Nonostante la pesante defezione di Radamel Falcao, la rosa è di tutto rispetto. La difesa è di chiara matrice italica e vive sulla spinta propulsiva degli esterni Zuniga e Armero. A centrocampo, il talento di Guarin, Quintero, James e Cuadrado è ben bilanciato dal senso della posizione di Abel Aguilar, mentre l’ex-stella del Cucuta Macnelly Torres non volerà in Brasile. In attacco, Jackson Martinez, Carlos Bacca e Teo Gutierrez costituiscono un mix esplosivo di forza fisica, tecnica e fiuto del goal, e sono convinto che non faranno rimpiangere El Tigre. Qualche dubbio lo ripongo sul reparto centrale della difesa, dove Zapata, Valdes e l’anziano Yepes si giocheranno i due posti disponibili con l’emergente Balanta, fresco di titolo con la maglia del River Plate. Il resto lo farà Pekerman con le sue scelte tattiche, che sembrano orientate verso un 4-4-2 di chiara matrice offensiva.

Con Argentina e Brasile molto vicine ai canoni europei, la Colombia è la squadra più sudamericana dell’edizione 2014 dei Mondiali di calcio. Decisamente quella per cui simpatizzerò.

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