Il calcio muore ancora una volta ma, disponendo di una serie infinita di vite, siamo certi che risorgerà ancora una volta. Il “merito” questa volta è di Fernando Santos e del suo Portogallo, capace di superare il girone più semplice dell’europeo per il rotto della cuffia, snaturando il bel gioco lusitano e collezionando una serie di pareggi, per poi concludere con la rete decisiva del carneade Eder. Nel solco della tradizione catenacciara del maestro Rehhagel, l’anziano Santos si fregia del fatto di aver riscattato la triste sconfitta casalinga di dodici anni fa. Ma, essendo inclassificabile il gioco del suo Portogallo, ci limitiamo a non esprimere ulteriori valutazioni.
Per il resto, procediamo con le pagelle di France 2016, edizione certamente non entusiasmante del campionato continentale per nazioni
Voto 10 – Islanda. Valutazione attribuibile già di per se alla folta schiera di tifose al seguito, la squadra di Lagerback mostra un gioco scolastico ma efficace. La sua corsa si ferma contro i padroni di casa ma, in fondo, questa esordiente aveva già raggiunto il proprio traguardo.
Voto 9 – Antonio Conte. Il voto è attribuibile non tanto all’uomo, ma all’allenatore (dimissionario) della nazionale italiana. L’ex juventino, capace di portare una squadra derelitta a un passo dalla semifinale, evidenzia come il ruolo dell’allenatore sia ancora fondamentale nel calcio moderno
Voto 8 – Galles. Un’altra esordiente capace di sorprendere. Merito di un collettivo amalgamato e di un’ottima organizzazione tattica. Un calcio alla Brexit.
Voto 7 – Francia. Ci hanno creduto i padroni di casa, fino a pochi minuti dal termine. Non fosse stato per un Rui Patricio in formato fenomeno e per un pizzico di sfortuna, la coppa Delaunay sarebbe rimasta a Parigi. Pur senza incantare, talvolta salvati da Griezmann in versione “Pallone d’Oro”, i galletti sono tornati ai livelli che più gli competono.
Voto 6 – Ungheria. Un piacere rivedere la maglia che fu di Puskas nelle fasi finali di un europeo. Il gioco, a tratti divertente, non è bastato per superare gli ottavi di finale. Ci piace però pensare al ritorno della scuola danubiana nel calcio che conta.
Voto 5 – Germania. Deludenti all’esordio, i tedeschi sembravano essersi ritrovati dagli ottavi di finale. I gravi errori sottoporta e le amnesie difensive della semifinale hanno impedito ai ragazzi di Loew, contro ogni pronostico, di conquistare un titolo ormai certo. Notevoli passi indietro rispetto al titolo mondiale.
Voto 4 – Belgio. Altra favoritissima della vigilia, la squadra di Wilmots ha brillato solo a sprazzi, finendo nella morsa di un Galles indemoniato. I figli di Ceulemans saranno chiamati alla riprova al prossimo mondiale, anche se l’età sta dalla loro parte.
Voto 3 - Croazia. Poteva sorprendere l’Europa e invece, nell’anonimato di un ottavo di finale, ha aperto le ali al sogno dei portoghesi. Come sempre capaci di sorprendere e di deprimere, ai croati attribuiamo un’insufficienza piena utile per la propria crescita.
Voto 2 – Ucraina. La squadra, nel complesso di medio livello, annovera alcune buone individualità. Eppure, la squadra di Fomenko è stata in grado di arrivare alle spalle della Nord Irlanda, la vera cenerentola di questo Europeo. Si auspica un ritorno al calcio della coppia Shevchenko-Rebrov.
Voto 1 – Inghilterra e la propria tifoseria. Poteva sorprendere con i propri giovani, è fallita miseramente come il proprio tecnico. Gli hooligans hanno fatto il resto.
Voto 0 – Russia e la propria tifoseria. Non crediamo vi siano ulteriori commenti da spendere, in merito alla penuria di gioco espressa sul campo e alla violenza per le strade di Francia.