Lo ammetto: sono nostalgico di Ceausescu.
Ai tempi del Conducador, nonostante il suo autoritarismo, la Romania godeva di buona salute economica: trent'anni fa la Steaua Bucarest, grazie al leggendario portiere Helmuth Duckadam, vinceva un'insperata Coppa Campioni ai danni del blasonato Barcellona e sulla panchina dei Militarii sedeva Emerich Jenei, un'autentica icona del calcio tricolore, mentre il suo assistente era il giovane Iordanescu.
Ormai vicino ai settanta, Iordanescu si trova a gestire ora una fase molto difficile per il calcio romeno, specchio di un paese in grande difficoltà. Richiamato sulla panchina della nazionale dopo i fasti dei primi anni 90, si ritrova a convivere con una povertà di talento e imprevedibilità, componenti che hanno reso grande la squadra di Hagi e Belodedici.
Grinta, spirito di sacrificio e dedizione tattica: armi che oggi hanno imbrigliato una Francia con poche idee, che non avrebbe meritato la vittoria; la partita d'esordio di questo Europeo è stata decisa dal maggior talento dei Galletti, troppo poco però per ambire alla vittoria finale, i romeni hanno la colpa di non aver sfruttato la migliore condizione atletica. Per affondare il colpo sarebbe servito il miglior Stanciu, stasera in ombra.
Queste poche righe sono la sintesi di una partita certamente non entusiasmante ma, sono convinto, France 2016 saprà regalarci di meglio.