Per parlare di Europei dobbiamo necessariamente fare un passo indietro, esattamente al 1927. Il calcio, ancora nella fase pionieristica, sta prendendo forma nella parte centrale del continente, grazie alla spinta della scuola danubiana e al difensivismo italico. Hugo Meisl, padre del Wunderteam austriaco, fonda una competizione denominata “Coppa Internazionale”, che negli anni porterà a misurarsi Italia, Ungheria, Cecoslovacchia, Svizzera, Jugoslavia e, appunto, Austria. Gli inglesi ancora snobbano le competizioni ufficiali: torneranno con i piedi per terra solo nel 1953, dopo la bruciante sconfitta con i magiari di Puskas.
La Coppa Internazionale annovera solo sei edizioni, dal 1927 al gennaio 1960, di cui una interrotta nel periodo bellico, a seguito dell'Anschluss dell'Austria alla Germania nazista. L'ultima, organizzata dalla UEFA e durata addirittura cinque anni, viene vinta dalla Cecoslovacchia di Masopust, prima di lasciare campo a una formula più strutturata.
L'idea di Delaunay si traduce nella pratica proprio nel 1960. Sovrapponendosi alle battute finali dell'ultima Coppa Internazionale, nasce così il primo Europeo di Calcio, che annovera 17 pretendenti e alcune defezioni eccellenti, tra cui Italia e Germania Ovest. Nella formula in voga fino al 1976, dove la fase finale veniva ospitata da una delle quattro semifinaliste, trionfa l'URSS della leggenda Jashin sulla Jugoslavia, al Parco dei Principi di Parigi.
Dal 1980, edizione svolta in Italia, il paese ospitante viene votato a monte e la fase finale viene allargata a 8 squadre, poi 16, infine 24. Si moltiplicano le partite inutili e soporifere. Per il 2020, la UEFA ha previsto un'organizzazione itinerante affidata a 13 diverse città europee, con semifinali e finali in un'unica sede, al fine di incentivare il cosiddetto “turismo sportivo”.
L'Europeo ha spesso regalato sorprese. Una di queste, la Grecia del 2004, ha riportato il calcio all'età della pietra. France 2016 saprà offrirci qualche novità in termine di spettacolo?