Francia 2016 visti da Francesco Ratti

UN PICCOLO COLOSSO DI GHIACCIO

Come può un paese di 300.000 abitanti, per giunta senza alcuna tradizione calcistica, approdare alla fase finale di un Europeo? E' possibile che un piccolo campionato, che si disputa esclusivamente nei mesi più caldi, possa produrre campioncini da esportare in tutto il continente? Queste sono solamente alcune delle domande che mi sono posto, davanti al televisore, assistendo alla storica qualificazione dell'Islanda a Euro 2016. Per rispondervi, mi sono affidato alla consulenza di un gruppo di compaesani, approdati la scorsa estate sulla “Terra dei Ghiacci” per scopi turistici.

merluzzo

Nonostante i secoli di dominio danese, la Repubblica d'Islanda ha sempre vissuto il calcio in maniera distaccata, complice il clima che rende difficile perfino lo sviluppo di un'economia agricola. Eppure, a pochi chilometri di distanza si trovano i maestri del football, con i quali non corre però buon sangue. Risalgono infatti agli anni Cinquanta e Settanta le tensioni relative alla “Guerra del Merluzzo”, una serie di scaramucce fra i due paesi per lo sviluppo della propria economia ittica. Mai la fase finale di un europeo, figuriamoci di un mondiale. E poi?

La riscossa islandese parte da un progetto finanziato dallo Stato, per combattere i problemi di alcolismo e tabagismo assai frequenti fra i ragazzi. Sport aperto a tutti, anche d'inverno. Su iniziativa della Federazione Calcistica targata 2002, infatti, vengono aperti sei campi indoor, oltre ai campetti edificati in ogni struttura scolastica. A guidare la nazionale maggiore viene chiamato l'esperto svedese Lars Lagerback, mentre i tecnici locali si moltiplicano, complice il programma di aggiornamento professionale a basso costo. I risultati iniziano ad arrivare, ma non da subito. Bisognerà aspettare il 2013 per vedere l'Islanda lottare per un posto ai mondiali: a spuntarla sarà la più esperta Croazia. Due anni più tardi, ecco la doppia vittoria sull'Olanda e la storica qualificazione a France 2016.

gudjonsen

gudjonsen

Il 24 aprile 1996 rappresenta una data storica per il calcio islandese. Nel corso dell'amichevole contro l'Estonia, l'esperto Arnor Gudjohnsen lascia il campo a favore del figlio Eidur: è l'esordio di quello che diventerà il calciatore più rappresentativo dell'isola. Insieme all'ex Barcellona, le stelle della Strákarnir okkar sono il centrocampista Sigurdsson e l'attaccante Sigtorsson, mentre dalle nostre parti conosciamo bene l'esperto Halfredsson. Non di secondo livello sono l'ex Pescara Bjarnason e il centravanti Finnbogason, un'autentica macchina da goal due stagioni fa con la maglia dell'Heerenveen. Fra tre mesi, il Portogallo di Ronaldo non avrà vita facile, e non solo per il ritorno della scuola danubiana.

Nella capitale Reykjavik risiede quasi il 40% dell'intera popolazione nazionale. Attorno a questa, altre piccole città distanti fra loro, per una superficie totale di 100 chilometri quadrati. Il 10% dell'Islanda è ricoperto da ghiacci perenni, sui quali è impossibile calciare un pallone anche con scarpe chiodate. Il clima è temperato ma variabile; gli inverni sono miti sulla costa ma, nella parte settentrionale, si registrano picchi da -30 gradi. A giugno, al primo appuntamento con la storia, il pallone potrebbe invece scottare.

I giovani nordici saranno in grado di domarlo?


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