Francia 2016 visti da Francesco Ratti

IL RITORNO DELLA SCUOLA DANUBIANA

Danubio. Un corso d'acqua ricco di fascino, storia e cultura. Il secondo fiume più lungo d'Europa, che bagna la parte centro-orientale del continente, accomuna le sorti dei paesi confinanti. Anche lo sport più democratico al mondo è legato in maniera indissolubile al Duna. Dopo anni di oblio, infatti, sulle sponde del fiume si torna a masticare il calcio che conta. Merito delle nazionali di Austria e Ungheria, capaci di tornare nella fase finale di un campionato europeo. Per il futbol europeo, sarà un ritorno alle origini?

La rivoluzione danubiana prende piede nel periodo tra le due Guerre. L'innovatore in questione è Hugo Meisl, allenatore della nazionale austriaca, che per sfruttare al meglio le caratteristiche dei propri giocatori inventa un nuovo modulo di gioco. Una sintesi tra il “sistema” inglese e il “metodo” italiano, un gioco fatto di possesso palla e interscambio di posizioni, esaltato dalla tecnica raffinata degli interpreti.

Hugo Meisl

Hugo Meisl

Il Wunderteam è una squadra stellare. Prima vince la seconda edizione della Coppa Internazionale, antesignana dei Campionati europei, poi viene sconfitta dall'Italia di Pozzo nella semifinale dei Mondiali 1934, per opera di uno scellerato arbitraggio. E' l'inizio della fine, una conclusione decretata dalla morte di Meisl nel '37 e dall'Anschluss, ovvero l'annessione dell'Austria alla Germania nazista, l'anno successivo.

Non tutti i giocatori austriaci vestiranno la casacca della Grande Germania, a partire dal '38. Tra questi, Matthias Sindelar, il Mozart del pallone, centrocampista elegante e stella della Squadra delle meraviglie. L'avversione di Sindelar al nazismo è nota: la sua scomparsa nel 1939, in circostanze misteriose, lascia pensare a un regolamento di conti. L'Austria non saprà più raggiungere i livelli del Wunderteam, pur esprimendo individualità eccellenti, in primis Hans Krankl.

L'età dell'oro in Ungheria inizia nell'immediato dopoguerra, con la liberazione di Budapest e l'istituzione della Repubblica Popolare. La nazionale viene affidata a Gusztav Sebes, allenatore offensivista e precursore del calcio totale, profeta del “calcio socialista” di condivisione dei compiti. La squadra si fonda sul blocco della Honved e dell'MTK Budapest, ma soprattutto mette insieme campioni del calibro di Bozsik, Kocsis e sua maestà Ferenc Puskas, con un modulo MM che sfrutta il movimento del centravanti arretrato Hidegkuti.

Ungheria 1953 Wembley poster

Ungheria 1953 Wembley poster

Dopo la vittoria delle Olimpiadi del '52, la squadra si rivela al mondo con la doppia, sonante vittoria sugli inglesi tra il '53 e il '54. L'Aranycsapat diventa la logica favorita per il Mondiale svizzero, specialmente dopo le vittorie con i maestri sudamericani di Brasile e Uruguay. La finalissima contro la Germania Ovest sembra una formalità, specialmente dopo il 2-0 iniziale dei magiari, ma il vigore atletico dei tedeschi è sorprendente. Miracolo di Berna diranno i più, doping tedesco si è sempre sospettato: 3-2 Germania, termine di un sogno.

La fine della leggenda, in realtà, avviene in seguito alla Rivoluzione mancata del 1956. I giocatori più rappresentativi fuggono all'estero e l'Ungheria vivrà fasi alterne, con l'esplosione di campioni quali Albert e Detari, ma anche l'estromissione dalla geografia calcistica negli ultimi venti anni.

La scuola danubiana raggiunge l'apice con la vittoria cecoslovacca nei Campionati europei del 1976, grazie allo scavetto di Panenka e alle parate di Ivo Viktor. Poi arrivarono Kubik e Skuhravy, ma furono anni di transizione. La Slovacchia otterrà l'indipendenza dalla Repubblica Ceca nel 1993, senza lasciare al momento una traccia indelebile in questo sport.

Il calcio non poteva smarrire la raffinatezza dei mitteleuropei, i quali sono tornati prepotentemente in questo 2015. Non credo che Alaba e compagni sapranno rendere Francia 2016 dolce quanto una Palla di Mozart. Sarà difficile vedere Kiraly, con la sua ottuagenaria tuta, sollevare la Coppa. Ma i segnali di un ritorno ci sono tutti. Perchè non sperare, per il bene dello sport?

Kiraly 1 Uli Wagner

Kiraly 1 Uli Wagner


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