Dopo un lungo periodo durante il quale le abilitazioni all’utilizzo dei DAE (defibrillatori semiautomatici portatili) avevano avuto validità illimitata, quello che probabilmente sarà l’ultimo atto di questo governo in materia, ha reintrodotto l’obbligatorietà della verifica biennale per gli operatori delle nostre società sportive dilettantistiche.
L’abilitazione a durata illimitata era stata sancita dall’Accordo Stato-Regioni il 30 luglio 2015; a conti fatti, chi l’aveva conseguita tra la metà del 2013 e la fine del 2015, qualora non l’avesse fatto nel frattempo, è chiamato ora a sostenere una prova nel corso di aggiornamento per non decadere.
La nota esplicativa del Ministero della Salute del 01 febbraio 2018 pone fuori legge la gran parte delle società che non avevano provveduto agli aggiornamenti, anche se non obbligatori.
Viene chiarito che in costanza di conflitto tra le norme, il D.M. del 24 aprile 2013 ha valenza superiore al citato Accordo Stato-Regioni e che il soggetto laico (non sanitario professionale), per essere in grado di impiegare il DAE in tutta sicurezza ed efficacia, ha bisogno di un aggiornamento periodico; per tale finalità si conferma congrua la scadenza temporale di due anni.
C’è un indubbio aggravio di costi e adempimenti, ma la posta in gioco non ha prezzo e tutto il resto passa in secondo ordine.
Mi auguro che ormai le società sportive dilettantistiche ancora sprovviste di DAE e di un numero sufficiente di operatori abilitati siano solo un ricordo del passato; e dovrebbero davvero esserlo, o perché adeguate nel frattempo, o perché destinate a scomparire per l’abbandono da parte di atleti e famiglie a beneficio di società più affidabili e non improvvisate.