Porzano di Leno (BS), XXV edizione del torneo notturno di calcio organizzato dall’oratorio locale, con i Patrocini del Comune di Leno e della Provincia di Brescia, la notizia è di questa settimana: poco dopo l’inizio della finale della categoria esordienti, Real Leno-Bassa Bresciana, Paolo, 13 anni, del Real Leno, si accascia a terra, perdendo conoscenza.
Secondo la stampa locale, mentre qualcuno chiede inutilmente dove sia il defibrillatore, un medico dell’ospedale di Manerbio, volontario in quel momento alle prese con le mansioni di cassiere della manifestazione, aiutato da due infermieri accorre, constata l’arresto cardiaco e pratica il massaggio cardiaco fino all’arrivo dell’autoambulanza con il defibrillatore, dieci minuti più tardi; successivamente l’elisoccorso provvede al trasporto del ragazzo al Civile di Brescia.
Tiriamo un sospiro di sollievo, è una storia a lieto fine.
Risvegliato dopo il coma farmacologico, Paolo ora sta bene e presto sarà dimesso dall’ospedale: da parte della Dirigenza dell’A.C. Asola e mia personale un abbraccio alla sua famiglia, un gran sorriso a lui e un applauso al medico.
Due premesse.
- Forse qualche istituzione religiosa di stampo poco attuale – stampo ante Papa Francesco, per intenderci – potrebbe essere più incline per “vocazione” a curarsi della vita prima della nascita e dopo la morte, piuttosto che di quella, piena e certa, che ci stiamo invece godendo ora e qui; ma non sono esperto di oratori, quando ne avevo l’età a Trieste, frequentavo i ricreatori, benemerite istituzioni comunali, laiche, risalenti al 1908.
- Gli oratori, salvo quelli che gestiscono un’associazione sportiva, sono APS, brutto acronimo che significa Associazione di Promozione Sociale, e quindi hanno una natura giuridica non compresa tra quelle soggette all’obbligo di legge riguardante la presenza di defibrillatore e personale formato durante l’attività sportiva.
In ogni caso, pur nella mia scarsa pratica delle strutture, anche tenendo conto della specificità della natura giuridica, mi sarei aspettato che un oratorio che da venticinque anni organizza un importante torneo notturno di calcio, il defibrillatore l’avesse già da un bel po’, a prescindere dagli obblighi e che avesse anche più di un operatore abilitato tra i volontari a disposizione: mi sbagliavo.
A parziale discolpa l’organizzazione afferma che precedentemente alle partite c’era già l’accordo per avere un’autoambulanza a disposizione: questo non alleggerisce la posizione, non quella legale – che sembra non essere in discussione – ma etica; quando sarebbe servita per Paolo, non è stata disponibile.
La diligenza del Buon Padre di Famiglia vorrebbe che si iniziasse la partita solo in presenza delle squadre, di almeno un pallone e del defibrillatore con personale formato: è necessario avere ufficialmente dei figli propri per praticare quella diligenza?
In assenza di quella, basta avere fede: se durante gli allenamenti dei Pulcini le nostre società sportive fanno così, un motivo ci sarà.
Poco importa che le società sportive dilettantistiche prive di defibrillatore siano fuori legge e qualche oratorio no: sembra che esistano leggi anche al di fuori (o al di sopra?) rispetto ai codici dello Stato.
Un defibrillatore costa? Certo, l’abbiamo acquistato in tanti e lo sappiamo, ma se abbiamo trovato la soluzione noi, figurarsi chi ha conoscenze così in alto, che più in alto non si può!
A dirla tutta, a mio avviso l’assenza del defibrillatore e di operatori abilitati stona anche un pochino con i premi in palio al torneo per un valore di oltre 16.000 euro.
Vi volete fare una risata? Anche un po’ amara? Un defibrillatore ha circa lo stesso prezzo del paio di pantofoline di velluto viola che ho visto nella vetrina di un negozio di paramenti e divise per religiosi a Brescia!
Sarà utile continuare ad esortare tutte le strutture, obbligate o no, nelle quali si svolge attività sportiva a provvedere?
Nel frattempo si possono non iscrivere le squadre ai tornei dove non sono garantite le condizioni minime di salvaguardia della vita dei nostri figli: ci sono tanti altri tornei.
I genitori stessi possono non affidare i bambini alle società ancora fuori legge: ci sono tante altre società.