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LE REGOLE DEL GIOCO di Marco Malvaldi

Le regole del gioco

Le regole del gioco
Non lasciamoci ingannare dal titolo, non è certo il testo da consultare per dissipare qualche dubbio sulle ultime interpretazioni arbitrali e non è una lista delle cose che in campo e fuori si possono o non si possono fare, o meglio, che si devono o non si devono fare.

Marco Malvaldi è scrittore per vocazione, chimico per formazione ed ex ricercatore all’Università di Pavia: in campo letterario è più conosciuto per aver scritto romanzi gialli.
Il sottotitolo del libro ”Storie di sport e altre scienze inesatte” già da solo suggerisce l’intento e il risultato di sfatare o avvalorare le tante tesi di chi di calcio ne capisce, o dice di capirne, ma che comunque non perde occasione per spiegarcelo.

Gesti entrati nella memoria storica di ogni appassionato e proverbialmente abbinati ad un nome, vengono analizzati con il supporto della geometria e della fisiologia, dell’ottica e della dinamica, della psicologia e della statistica, con la semplicità e la chiarezza, e qui sta il pregio di autore e opera, necessarie a permettere a chiunque di assimilare i concetti.

La bibliografia che troviamo in fondo al libro ci dà l’idea del grado di approfondimento e attendibilità delle analisi, che spaziano dalle punizioni di Recoba ai contestati fuorigioco, dai rigori sbagliati alle sostituzioni vincenti, sempre in un sorprendente equilibrio tra ciò che uno spettatore ha la possibilità di vedere e ciò che uno scienziato è in grado di spiegare.

Traducendo le ragioni della scienza, Marco Malvaldi utilizza tutti quei passaggi logici, quei ragionamenti per assurdo e quegli esempi che ci portano a concludere che buona parte delle “meraviglie”che abbiamo la fortuna di vedere sui campi, sono per lo più inevitabili e prevedibili conclusioni, dovute a una somma di fattori conosciuti e misurabili.
Niente paura, Le regole del gioco non sminuisce la bellezza e il valore del colpo del fuoriclasse che, a differenza dei suoi compagni di squadra o avversari, di quei fattori se ne serve consciamente o li ha istintivi: esserne consapevoli ci farà vedere con maggiore definizione e il risultato sarà sempre da applausi.

“…l’unica cosa a cambiare era il colore della maglia del portiere: nera, rossa, verde o blu.

Alla fine del test, il risultato: con il portiere vestito di rosso, il numero dei rigori segnati calava sensibilmente, attestandosi su un insoddisfacente 54 %, ben peggiore del 72 % ottenuto contro le altre tre tenute.”

 

“Il fatto che una palla che gira su se stessa cambi direzione rispetto alla traiettoria rettilinea che uno si aspetterebbe era stato notato da Isaac Newton, nel1671, guardando gli studenti di Cambridge che giocavano a tennis, ma venne spiegato con completezza solo un centinaio di anni dopo dal fisico tedesco Heinrich Gustav Magnus, grazie alle leggi dell’aerodinamica.”

 

“Planck, che era un buontempone, accettò volentieri, e i due decisero di scambiarsi i ruoli; l’autista avrebbe tenuto la conferenza, mentre il Nobel si sarebbe accomodato in platea con il berretto da chauffeur e l’aria austera.

Purtroppo, dopo la conferenza, accadde una cosa mai successa prima. Un tizio del pubblico, nella fattispecie un professore di fisica, si alzò in piedi e fece una domanda.

Senza perdere un grammo del suo aplomb, l’autista replicò: Mi sorprende davvero che l’abitante di una città così avanzata possa fare una domanda così semplice. Guardi, le può rispondere direttamente il mio autista.”

 

“Non importa sapere quanto è grande la sfera della nostra competenza, ma è fondamentale conoscerne i confini. Il che significa essere in grado di riconoscere la propria ignoranza in merito agli argomenti di cui siamo effettivamente inesperti.”

 

“Probabilmente la mossa giusta di marketing sarebbe quella di inviare a giornali e a riviste delle fotografie in cui i geni della matematica e della fisica, teneramente abbracciati a stragnocche da urlo, salgono sulla loro Ferrari. Purtroppo tali foto sono difficilmente reperibili. A volte manca la gnocca, a volte manca la Ferrari. In un numero imbarazzante di casi mancano entrambe, e l’unico soggetto inquadrato è un tizio che, apparentemente, parla da solo.”


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