Volta la carta

85 ANNI DI ARBITRI A MANTOVA

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La sezione dell’AIA - Associazione Italiana Arbitri - di Mantova compie 85 anni: tanti auguri e cento di questi giorni!AIA Mantova

Per sottolineare l’evento, nella splendida Sala degli Stemmi di Palazzo Soardi a Mantova, è stato organizzato un incontro con tutti gli arbitri della provincia e l’invito è stato esteso tramite comunicato della LND ai dirigenti delle società di calcio mantovane.

Troppo poche le presenze di questi ultimi: le società più organizzate e attente a ciò che riguarda le nostre squadre e i nostri ragazzi hanno partecipato, forse è stato eccessivo aspettarsi un cenno di presenza anche dalle altre e, si sa, gli assenti hanno sempre torto.

Come capita spesso, tutto si è svolto con il sistema del mezzo bicchiere, sta a ognuno di noi vederlo mezzo pieno o mezzo vuoto; la valutazione in questa rubrica è il punto di vista delle società e dei dirigenti in particolare.

Relatori dell’incontro, alla presenza dei rappresentanti provinciali e regionali della FIGC e del CONI, sono stati Antonio Martino, Presidente della sezione AIA di Mantova, Sergio Bovi, direttore di ARCA Formazione, Giovanni Pieretti, professore di sociologia all’Università di Bologna e Marcello Nicchi, Presidente nazionale dell’AIA.

Gli unici interventi, rigorosamente programmati, che hanno completato l’incontro, sono stati da parte di un giovane arbitro, che ha accennato al ruolo svolto da donne e da due dirigenti di società sportive, ma non era previsto spazio per commenti e domande. Peccato.

Come consuetudine, brillante e positivo, Antonio Martino ha fatto sentire società, dirigenti e arbitri giustamente vicini e collaborativi, confermando la sua attitudine alla comunicazione e al coinvolgimento.

Meritevole di nota Sergio Bovi, che ha saputo sviluppare ARCA Formazione da un’associazione nata per operare esclusivamente in situazioni di disagio sociale, a elemento di consulenza specializzata e sostegno di società sportive.

Giovanni Pieretti, docente del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Bologna, certamente il gioiello dell’incontro: non so se sia un segnale positivo che gli argomenti più interessanti in un contesto sportivo giungano da un sociologo, ma forse, considerato il numero di persone che direttamente o indirettamente si interessano di calcio e considerati i mali della nostra società, che si riflettono amplificati nell’ambiente, era inevitabile.

Premesso il proprio amore per il suo paese, per il calcio e per il Bologna, il Prof. Pieretti ha indirizzato l’attenzione su come progressivamente in Italia le regole siano accolte con insofferenza e su quanta diffidenza di principio ci sia nei confronti di chi le regole ha il compito di applicarle; ecco allora il diffuso sospetto di malafede verso insegnanti, giudici e arbitri.
Spesso viene invocata la necessità di più regole, anche da parte di coloro che si impegnano a scovare i modi per aggirare o infrangere quelle che già ci sono, e ci si scorda come difficilmente una regola, una legge, possano essere inique, quando e se applicate con uniformità.

Credo di interpretare l’opinione per lo meno dei dirigenti convenuti e di qualche giovane arbitro con il quale ho avuto modo di scambiare poche parole, ringraziando il Prof. Pieretti; personalmente gli auguro di poter avere quanto prima la soddisfazione di un altro scudetto del suo Bologna.

85 AIA MN 1

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Non ci si scappa, comunque la si racconti, si arriva anche alla metà vuota del bicchiere: non c’è dubbio che la relazione più attesa fosse quella di Marcello Nicchi, al vertice dell’AIA dal 2009 e al suo terzo mandato consecutivo, in scadenza nel 2020.

Dal Presidente ci saremmo attesi qualcosa di più e di meglio, mi sforzo di pensare che per lui non fosse una giornata particolarmente fortunata e credo che non gli mancheranno occasioni per dimostrarlo.

Contro corrente rispetto alla tendenza dell’incontro, dalle sue parole non trasparivano i concetti di inclusione e collaborazione tra arbitri e tutte le altre componenti attive nel mondo del calcio e ritengo a che, forse involontariamente, abbia dato un’immagine ottocentesca ed elitaria dei ragazzi che si accostano ai corsi istituiti dall’AIA: un’occasione persa.

Da dirigente sportivo e da genitore, confortato anche dalla sensazione del dirigente mio collega che, a differenza di me, è anche docente, non posso condividere alcuni passaggi della relazione del Presidente, secondo i quali l’AIA e gli arbitri si sostituiscono a famiglia e scuola nel ruolo di educatori, dando a un ragazzino di 15 anni la capacità di decidere, a differenza dei suoi genitori: l’esempio dell’acquisto di una casa proprio non calza, se paragonato alla concessione di una rimessa laterale o di un calcio di rigore.

C’è di più: a noi genitori, dirigenti, docenti, non risulta che i nostri ragazzi per definizione passino il loro tempo libero nei bar o sulla strada a drogarsi, per il solo fatto di non essere stati indirizzati ad un corso AIA.

Per loro fortuna e con nostra somma soddisfazione i nostri ragazzi non sono delle mosche bianche e praticano sport, allenano, conseguono diplomi di istituti superiori, diplomi di laurea, non trascurano le possibilità di formazione, si distinguono nel lavoro e scelgono il momento di costituire un nuovo nucleo familiare, il tutto sempre senza frequentare una lezione di un corso per arbitri: questa è la realtà, fatta da innumerevoli esempi di alternative ad AIA e droga.

C’è un’altra cosa, più grave, perché offensiva nei confronti di tutti quei genitori, troppi, che si trovano in condizioni di ristrettezze economiche: non accetto che si dica che a causa della “bolletta del telefono che scade il giorno dopo”, possa venir meno il dialogo tra genitori e figli o la capacità di educare dei genitori stessi; ovviamente non c'è alcun nesso di causalità e ciascuno di noi, calandosi nella quotidiana realtà, trova facilmente la smentita di quanto ipotizzato.

Voglio comunque sperare in una scelta solo maldestra degli esempi e dell’esposizione dei concetti, se tra gli intenti c’era anche quello di demolire il luogo comune di casta arbitrale.

Detto questo, ritengo che la frequenza di un corso AIA contribuisca senza dubbio alla formazione culturale, civica e caratteriale di un ragazzo e che sia un bagaglio, uno dei tanti, che possono utilmente accompagnarlo per tutta la vita; il fatto che alcuni dei nostri giocatori abbia scelto di provare quell’esperienza è di soddisfazione e di orgoglio per la nostra società.

85 AIA MN 2

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Da parte della Dirigenza dell'A.C. Asola un ringraziamento all’AIA di Mantova, alla quale rinnovo gli auguri iniziali, che esce meritatamente a testa alta dall’incontro, per averci resi partecipi dell’iniziativa: abbiamo imparato qualcosa e risponderemo con entusiasmo ad ogni occasione futura.