Volta la carta

NON E' IL MOMENTO

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Momento

Momento
Approfitto della disponibilità generosamente concessa dal Dott. Michele D'Agnolo, che ancora una volta ringrazio, esperto nella complicata materia dell'organizzazione aziendale e di studio, per maltrattare un suo articolo, ricavandone dai punti principali qualcosa che dovrebbe interessare noi tutti.

La resistenza al cambiamento è particolarmente radicata in modo trasversale all’età, all’estrazione culturale e all’esperienza in chi opera nel mondo del calcio; non salvo le categorie né dei tecnici, né dei dirigenti, ma non colpevolizzo nessuno per questo motivo, ciò nonostante, credo di aver riscontrato spesso questa tendenza conservatrice in fatto di organizzazione e comunicazione.
Negli anni più recenti ho potuto, non senza sforzo, scambiare opinioni e informazioni, trovando a volte rifiuti a priori nei confronti di idee e proposte: mentre mille possono essere le motivazioni che fanno capolino tra le righe e tra i silenzi nello sport professionistico - dalla madre di tutte, il denaro, alle gelosie all'interno di una scala gerarchica, alle ambizioni di una mini carriera - non altrettanto ci si aspetterebbe dal dilettantismo: qui forse la reazione più comune è il considerare la novità come se debba ineluttabilmente rimanere solo una bella, ma irrealizzabile teoria, accolta a volte con distaccato imbarazzo, perché nasconde il rischio di una bella favola, che qualcuno potrebbe anche avere voglia di realizzare.

Anche alcuni soggetti più o meno illuminati, che accettano o addirittura propongono la condivisione di un percorso, spesso invertono la marcia alle prime difficoltà e rinunciano o censurano, magari perché non è ancora il momento.
Non è mai il momento giusto: sembra la pubblicità di un noto whisky scozzese di qualche tempo fa, in cui la bottiglia andava a chiedere alla botte se fosse finalmente arrivato il momento di consumare…
E allora, ad esempio, oggi può non essere il momento di dotarsi di defibrillatore e di iscrivere ai corsi i nostri collaboratori per abilitarli all'utilizzo, domani non sarà il momento per offrire una formazione decente ai nostri dirigenti, alle prime armi o autodidatti che siano, e così via.
Non dovrebbe essere, invece, vero che conviene provvedere a questo ed altro prima di piombare nelle emergenze?
Non voglio neppure pensare ad un’emergenza in tema di defibrillatori!
Certamente penso almeno a quella del genitore di buona volontà che, messo a fare il “dirigente”, si trova in una situazione appena fuori dalla routine: se adeguatamente preparato, forse sarà più probabile che continui a fare il dirigente con passione e soddisfazione e sarà un bel biglietto da visita della nostra società, se messo in imbarazzo, invece, facilmente sarà destinato a diventare un collaboratore occasionale.

Stesso discorso quando si parla di riunioni: riunioni tecniche, riunioni di dirigenti, riunioni per un progetto non rappresentano mai tempo perso, sono anzi momenti per verifiche e programmi, occasioni nelle quali non c’è la pressione dell’allenamento, della gara o di qualsiasi altra incombenza, nelle quali si può privilegiare la comunicazione all’interno della società o tra le società; va da sè che tali occasioni dovrebbero essere sfruttate per evidenziare carenze o per proporre innovazioni e non per mettere in risalto ciò che già c'è e funziona bene.
Anche se le nostre società non sono degli scatoloni di debiti, è opportuno che nelle riunioni ciascuna nostra proposta venga presentata diligentemente accompagnata da un piano di fattibilità a costo zero, redatto secondo la regola delle cinque W dello stile giornalistico anglosassone: who (chi?), what (cosa?), when (quando?), where (dove?) e why (perchè?).
Aggiungerei anche due H: how (come?) e how much (quanto?).
Un pacchetto completo, che sia solo in attesa del via per partire, in modo che sia più facile che incontri il parere favorevole dei colleghi e in modo che rappresenti non un aggravio di incombenze ma, nella sua utilità, una crescita in termini di qualità del lavoro e di immagine della società stessa.

La mancanza di analisi e progettazione fa in maniera che la cosa urgente abbia sempre e comunque il sopravvento su quella importante o semplicemente utile e che la pianificazione venga riconosciuta fondamentale, ma solo a posteriori.
Non è produttivo aspettare il momento giusto per apportare le innovazioni necessarie nelle nostre società, perché quel momento magico non arriverà mai: senza mai garantire i risultati di un'iniziativa come i venditori di pentole, se comunque si crede che qualche cambiamento sia utile, il momento giusto è sempre ora.