Volta la carta

COVID-19: UNA SFIDA CHE VINCEREMO IN CASA. IN OGNI CASA.

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Per pubblicare qualche considerazione sul periodo, ho voluto cercare una penna speciale e credo di aver trovato la migliore: Andrea Cinelli.
Cinelli non è nuovo sul nostro sito, ma vi ricordo che è docente di lettere, allenatore UEFA B e Coordinatore Tecnico degli Allenatori dell'A.D.C. Mario Rigamonti.
Poche parole per presentarlo, ma vi esorto a leggere il suo intervento, preparato per www.asolacalcio.it , che sarà pubblicato anche "a reti unificate" nel sito web della Rigamonti.
Buona lettura! ...lo è davvero...                                                            Paolo Balbi


Nel momento in cui ho provato a raccogliere le idee per mettere insieme qualche consiglio da rivolgere agli amanti del calcio, e in particolare agli atleti costretti in questo periodo a una forzosa inattività, non ho potuto evitare che davanti a me si manifestassero le facce dei miei ragazzi.

Uno a uno i loro volti si sono concretizzati come dei pop-up (per dirla alla millennial), o come delle entità di una seduta spiritica (se vogliamo essere più gothic-retrò). I loro volti a volte vispi, a volte stanchi, a volte distratti da un turbine di pensieri adolescenziali, a volte interroganti, a volte sfidanti; i loro volti sorridenti e un secondo dopo incazzati, offesi e poi di nuovo affettuosi; chiusi e spaventati nel loro lento trasformarsi e poi aperti ed entusiasti ad agguantare ogni leggerezza e facezia, il bello dei loro anni. I loro volti seri quando il tono si fa serio, a volte dissacranti e fuori registro, perché a 15 anni ce lo si può concedere. I loro volti accesi ad “ardere d’inconsapevolezza”.
E poi i loro volti sudati, tesi, concentrati nello sforzo, perché, ci insegnano ogni volta, il gioco è una delle cose più serie che ci sia.

Ma ora che ci hanno tolto questo serissimo gioco, cosa dire a quei volti? Come far sentire la propria voce, la propria presenza, come continuare ad assolvere al nostro ruolo? Come superare la voglia di rivedere dal vivo quei volti e di tornare a essere il direttore d’orchestra della loro potente musica?

Quanti rivoli di consigli, d’indicazioni, di rimproveri, quante urla normalmente sul campo che ora resta silente. Così, improvvisamente, ogni raccomandazione, ogni suggerimento che siano legati al calcio paiono futili, o stonati. Cosa dovrei dire, di “tenersi in forma”, di “andare a correre”, oppure di “palleggiare” e “fare muretto in cortile”, purché da soli? No, proprio non me la sento.

Però, non voglio neppure restare zitto a rimuginare o a provare a calcolare, secondo l’andamento della curva e le previsioni sanitarie, quanto ancora potrà durare questo silenzio sul campo.

No, voglio invece provare a comunicare, sperando di evitare la retorica, che dobbiamo mostrare quello spirito combattivo e tenace che è l’anima dello sport. Voglio, come qualcuno ha già fatto, trasmettere il senso di sfida di ciò che stiamo vivendo. E vorrei anche dire che da questa sfida usciremo più forti.

Come affrontarla dunque? Con coraggio, con intelligenza, con senso di responsabilità e con fiducia. Appositamente non ho detto “ottimismo”, perché mi sa di concetto che abbonda tra gli sciocchi. Preferisco “fiducia”. Fiducia nella scienza che ci spiega cosa fare per tutelare noi e gli altri; fiducia nella matematica che ci spiega gli scenari possibili affinché siamo in grado di realizzare quello migliore; fiducia nella possibilità che gli uomini possano ogni tanto mostrare anche il loro lato migliore, nonostante in questi giorni abbiamo dovuto assistere spesso a un’umanità indegna. Fiducia in noi stessi e nella nostra capacità di recuperare risorse che avevamo trascurato o escluso.

Quindi, da questa prospettiva, dall’unica reale e importante prospettiva, il problema non è “mantenersi in forma” atleticamente, ma mantenersi attenti e lucidi mentalmente, accettare la sfida ed essere pronti a fare la cosa giusta. E la cosa giusta non è uscire ad allenarsi.

Stavolta l’avversario ci richiede una tattica più accorta.

Stavolta ragazzi non si va a cercare di rubare palla, stavolta non s’impone il nostro gioco.

Stavolta si sta dietro, anzi, non si mette piede in campo.

Stavolta combattiamo in modo diverso, ma comunque coraggioso e con spirito di squadra ancora maggiore.

E chissenefrega se perderemo la nostra brillantezza atletica, chissenefrega se la nostra potenza aerobica se ne andrà a Remengo, chissenefrega se perderemo un po’ di tocco di palla.

Una volta vinta questa partita così speciale e diversa, quanto saremo più forti? Quanto saremo più uniti? Quanto andremo più veloci dopo, quanto troveremo più fiato? Quanto sarà più bello abbracciarci dopo un goal?

Quanto sarà bello il momento dell’ultimo gradino per tornare in campo?

Quanto varrà rivedere i vostri volti?