Tango, Samba e Beat: pagine scelte

LA PARTITA DI PALLONE - STORIE DI CALCIO Autori Vari

Categoria: Tango, Samba e Beat
Visite: 1646

La partita di pallone

Un libro che dovrebbe convertire alla lettura anche il più refrattario degli appassionati di calcio, sempre rimanendo nell’ambito delle persone che riconoscono e ricercano cultura in ogni attività dell’uomo.

Si tratti di costruire un muro, di accatastare dei materiali in un magazzino o di arare dei campi, non può esistere qualsivoglia azione umana che non sia frutto di tradizione, evoluzione e motivazione: la parola cultura riassume tutto questo e il calcio non può fare eccezione.

Chi vede tutto ciò con diffidenza e superiorità, il Buon Selvaggio, rinuncia inconsapevolmente a vivere a pieno il nostro gioco, accontentandosi del suo punto di vista parziale, appannato, che lo priva di tutta la poesia e della conoscenza.

La partita di pallone è una delle rare antologie di argomento sportivo, in questo caso solo di calcio; Laura Grandi e Stefano Tettamanti hanno curato l’opera per la raffinata casa editrice Sellerio, scegliendo autori, racconti brevi e brani nel panorama della letteratura sportiva mondiale moderna o ormai classica: ventisette scritti di ventisette autori diversi e per tutti scelgo Soriano, Galeano, Pastorin, Pratolini, Soldati, Brera e Mura, ma la scelta è assolutamente personale e ciascuno di noi potrà trovare la propria eccellenza nell’eccellenza.

Pagina dopo pagina si succedono affabulatori, cronisti, divulgatori, umoristi, che rendono la lettura leggera e coinvolgente; sempre accattivante la confezione con la quale l’Editore Sellerio ci offre l’oggetto, dalle dimensioni di estrema maneggevolezza, all'eleganza della carta vergata della sovracopertina, con un'immagine che riproduce il particolare di un’opera esposta alla Galleria Statale Tret’jakov di Mosca.

E’ un’antologia e quindi, come è nello spirito di questa rubrica, è Tango, Samba e Beat.

Buona lettura.

 

 

“L’embargo che l’intellettualità italiana aveva decretato verso lo sport e il suo racconto (con le sporadiche eccezioni novecentesche capitanate da Umberto Saba) è stato da tempo ritirato… Il superiority complex della cultura, e in particolare della scrittura, nei confronti dello sport è cessato quando anche da noi ci si è resi conto che sullo sport si potevano scrivere pagine di alto livello letterario, a volte veri capolavori: bastava essere capaci di farlo…”

 

“Incontrai Cruyff dopo la partita. Aveva la stessa espressione vuota mentre si asciugava il sudore. I suoi compagni erano sotto la doccia. Il suo asciugamano era grande quanto un fazzoletto. All’epoca i giocatori dovevano lavarsi le proprie divise e portarsi da casa shampoo e asciugamani.”

 

“Non ho mai capito perché uno dovrebbe giocare una partita, in cui perde quattro chili del suo peso corporeo, per niente. Quando indossi la maglia e ti allacci gli scarpini, l’obiettivo è vincere.

Altrimenti puoi anche restare a casa a guardare la televisione.”

 

“C’è un filo che scende in quella foto e percorre questa storia, ed è un misero filo elettrico che un poco si contorce e quasi si avvita l’anima al pomello del letto, come faceva Gigi Meroni con il pallone.”

 

“Tu (vent’anni fa, venticinque?) t’indignavi, tu che nello sport esaltavi il vir, il combattente leale, fosse Rombo di tuono o Pinna d’oro, non so come ti ritroveresti a cantare le gesta di fighettoni montati che comunicano via internet, che guadagnano quello che Di Stefano non s’è mai nemmeno sognato, che il sabato dicono che siamo una bella grande famiglia e com’è giusto il turn over (credo che tu avresti coniato qualcosa al posto di turn over) e la domenica vaffanculano l’allenatore che li sostituisce a cinque minuti dalla fine.”