IMPRESSIONI PER SETTEMBRE

Esordienti Vighi

Esordienti Vighi

In questa stagione mi è stata affidata la categoria esordienti primo anno (10-12 anni), molti ragazzi in questa fascia d'età non hanno mai giocato collettivamente a 11 e la difficoltà più grande è stata quella di insegnare loro come stare in campo: direi che a questa età ci sono spazi esageratamente grandi per le loro capacità condizionali.
Inizio quindi dando loro la percezione di uno spazio grande, esercitandoli sulla superficie di un campo regolamentare, dando importanza ai gesti come la finta, il dribbling e la conduzione, per vedere a che punto di preparazione fossero i ragazzi.
In base a questi gesti introduco la palla come attrezzo per esercitarci per tutta la durata dell'allenamento.
Ogni ragazzo ha quindi il proprio pallone e con esso si eserciterà per affinare la propria tecnica di base e la propria coordinazione in movimento, da solo e con l' avversario.
La mia prima impressione è che questa squadra non abbia dalla sua una struttura fisica adeguata e quindi non possegga la necessaria forza, sia nel trasmettere la palla sia, nella corsa.
Ho constatato che la maggior parte dei ragazzi ha un bagaglio non indifferente di tecnica e la peculiarità specifica risiede nell'agilità e nella reattività, nonché la scaltrezza nel fraseggiare nel corto, dimostrando così il buon lavoro svolto in passato.
Va aggiunto che un buon lavoro in un settore giovanile, partendo dalla scuola calcio e arrivando ai giovanissimi, deve essere fatto in maniera proporzionata e progressiva: in base all'età del bambino le distanze e gli spazi devono aumentare gradatamente.
Riguardo al gruppo che si è formato in questa stagione, oltre ai ragazzi di Asola, che giocano insieme da 3-4 anni, sono stati inseriti nuovi giocatori di due comuni limitrofi (Acquanegra e Casalmoro): un gruppo disomogeneo, dove non tutti i ragazzi hanno seguito il percorso dalla scuola calcio; addirittura alcuni ragazzi sono giunti per la prima volta in una società di calcio.
Oltre agli spazi cambiati e al gruppo che non si conosce, un'altra difficoltà da non sottovalutare è la scelta la società di iscrivere la squadra (tutta 2002 con due soli 2001) al campionato CSI, dove potevano partecipare squadre con 2 giocatori fuori quota in  campo (2000, quindi giovanissimi primo anno) e ragazzi in categoria più grandi di noi di un anno (2001).
Prima esperienza per i ragazzi ma anche prima esperienza per me, come allenatore nel CSI.
Ogni campionato, qalunque esso sia, presenta sempre enormi difficoltà e mette a dura prova i partecipanti, sotto tanti punti di vista.
Il modo di affrontare queste partite è un incognita per diversi aspetti, soprattutto perchè la differenza di corporatura e l'età superiore degli avversari fa si che il più delle volte durante la gara ti trovi ad impegnarti al massimo e a correre come un forsennato senza trarne, apparentemente, risultati apprezzabili.
Certo il ”fare risultato“ in genere ti conforta, ti fa sembrare di svolgere il tuo lavoro in maniera positiva e consente ai ragazzi di lavorare in maniera più tranquilla e serena sul piano mentale. Ma, con opportuni cambiamenti sul programma di inizio stagione, pur cercando di mantenere inalterata la mia mentalità di gioco, abbiamo potuto vedere dei progressi tecnici e tattici nel complesso della squadra e possiamo ritenerci soddisfatti della crescita dei singoli e del gruppo, in linea coi programmi prefissati ad inizio stagione e con gli obiettivi finali.
E' chiaro che in un settore giovanile è difficilissimo portare avanti per filo e per segno le proprie idee, senza che queste vengano mai modificate o, talvolta, addirittura stravolte. Soprattutto per questo bisogna saper rimodellare gli allenamenti in base alle esigenze contingenti, al numero dei ragazzi, agli spazi disponibili talvolta limitati.
Quando ci si trova in alcune sere, come è più volte successo, in 2 o 3 categorie ed avere a disposizione gli stessi spazi, avendo pochi metri di campo con anche 20-21 elementi, materiale tecnico da condividere con altri allenatori, non è sempre possibile svolgere il programma prefissato a tavolino: quello che si voleva fare scritto su di un bel fogliettino, con tutti i buoni propositi pensati della giornata che vanno a farsi benedire.
Comunque sia, nonostante gli inevitabili inconvenienti di coabitazione, il supporto della società, dei dirigenti e collaboratori che la costituiscono mi hanno sempre messo a mio agio nell'affrontare qualsiasi allenamento: si sono dimostrati sempre organizzati e per lo più sempre PRESENTI.
In conclusione ritengo che il gruppo che ho seguito in questa stagione stia migliorando moltissimo in tutto e per tutto. Il lavoro svolto dai ragazzi e gli allenamenti fatti con impegno hanno portato a fine stagione un grande miglioramento nella squadra ed in particolare nelle capacità coordinative dei singoli.
Ad esempio, nella mia programmazione annuale, ho dato molta importanza all'utilizzo dell'interno piede, sia in fase di trasmissione della palla che in fase di stop della stessa: in ogni esercitazione che richiamava questo gesto, i ragazzi erano costretti a ”pensare per fare“, rompendo la solita monotonia delle file lunghe e gesti noiosi ripetitivi.
Con questi esercizi ho voluto dare a loro una sollecitazione coordinativa, cambiando sempre forma e direzione e avendo sempre e ripetutamente il contatto con la palla.
Andando avanti su questa strada le esercitazioni si sviluppavano in maniera da introdurre la pressione sull'avversario e trovare le soluzioni ideali per scartarlo, tutto questo sempre in movimento e facendo partecipare altri giocatori.
Fortunatamente col mio secondo ci siamo potuti dividere in gruppi negli allenamenti da svolgere, visto, che i ragazzi che hanno composto la rosa sono 21.
I ragazzi durante la prima fase di preparazione trovavano enormi difficoltà nel “digerire” alcuni esercizi apparentemente banali, ma in realtà complessi, perché in prcedenza erano abituati a lavori statici e risultati e prestazioni erano per questo altalenanti.
In quel momento avevano bisogno di molta fiducia e andavano costantemente rassicurati per non farli scoraggiare.
Fortunatamente il periodo più difficile, quello di transizione, è stato breve e presto le cose sono andate nel verso giusto: ho potuto verificare enormi passi avanti fatti in pochissimo tempo e che ad ogni stimolo dato la squadra rispondeva egregiamente, senza vuoti di apprendimento.
Nonostante il bel gioco proposto dai ragazzi, i risultati tardavano ad arrivare: continuavamo a far fatica e ci può stare, incontrando squadre con ragazzi più grandi e forti fisicamente, ma il persistere dell'impegno, della determinazione e la voglia di imparare e mettersi a disposizione ha fatto sì che i ragazzi comprendessero che, giocando palla a terra, a portata di tutti e facendola viaggiare sempre più veloce, anche con avversari con leve più lunghe  si sarebbe ridimensionato il divario naturale.
Alla fine, le soddisfazioni e le partite vinte sono arrivate, anche se quello che più conta, a parer mio, è la continuità di lavoro che bisogna fare su questi ragazzi e spero nella prossima stagione che la società sportiva di Asola mi dia questa possibili.


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